Terra, vale!

Tutto il Cielo precipita nel Mare.

S’intenebrano i liti e si fan cavi,

talami dell’Eumenidi avernali.

Nubi opache sul limite marino

alzano in contro mura di basalte.

Solo tra le due notti il Mar risplende.

presa e constretta negli intorti gorghi,

come una preda pallida, è la luce.

La tempesta ha divelto con furore

i pascoli nettunii dalle salse

valli ove agguatano i ritrosi mostri.

Alghe livide, fuchi ferrugigni,

nere ulve di radici multiformi

fanno grande alla morta foce ingombro,

natante prato cui nessuna greggia

morderà, calcherà nessun pastore.

Virtú si cela forse nelle fibre

sterili, che trasmuta il petto umano?

O mito del mortale fatto nume

cerulo, rinnovèllati nel mio

desiderio del flutto infaticato!

Tutto il Cielo precipita nel Mare.

Preda è la luce dei viventi gorghi,

forse immolata per l’eternità.

(Composta tra la metà di luglio e la metà di agosto 1902)

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