XIX.

Non c'era più scampo. - La figlia di Maria Camastra aveva bevuto il vetriolo ed era morta così, con un bimbo di tre mesi nel ventre. La figlia di Clemenza Jorio s'era precipitata dal ponte, ed era morta così, nella fanga della Pescarina. Bisognava dunque morire.

Quando questo pensiero balenò alla mente di Giuliana, cadeva il pomeriggio. Tutte le campane suonavano a gloria, nella vigilia del Corpus Domini; grandi tribù di rondini schiamazzavano e turbinavano su 'l palazzo di Brina, si assembravano a parlamento su l'Arco. Una magnifica nuvola rossa sovrastava le case, simile forse a quella che versò bitume ardente su l'empietà di Sodoma.

Giuliana al baleno di quel pensiero si smarrì, ebbe paura. Poi a mano a mano che il sentimento della vergogna la persuadeva al passo, in fondo a lei una sorda ribellione di vitalità cominciava a levitare, le viscere fremevano. Ella d'un tratto sentì il rossore e il calore del suo sangue metterle delle chiazze su la fronte, su le guance. Si levò dalla sedia, torcendosi le braccia nell'agitazione della lotta. E, con impeto di forza nervosa, finalmente uscì dalla stanza, entrò nella cucina, cercò su le tavole un bicchiere e il mazzo delli zolfanelli. L'odore forte del carbone le turbava lo stomaco; la vertigine le prendeva il cervello. Ella trovò tutto: mise li zolfanelli a disciogliersi nell'acqua; rientrò nella sua stanza e nascose in un angolo, sotto un mobile il bicchiere.

- Dio mio! Dio mio!

Ella aveva ora paura di trovarsi così, sola dinanzi al suo proponimento. Le tornò subitamente nella fantasia il cadavere di Cristina Jorio intraveduto quel giorno mentre lo portavano su la barella alla casa della madre: un corpo gonfio come un otre, con la melma ne' capelli, nel cavo delli occhi, nella bocca, tra le dita de' piedi violetti...

- Dio mio. Dio mio, morire!

E sussultò come se una mano fredda e rigida le si fosse posata su 'l capo: un brivido le corse tutte le membra, le durò un momento su 'l cranio con l'impressione di una lama che vi penetrasse per distaccarne la pelle; e nella vista le passò il ribrezzo dell'orrore, quel non so che di bianco che dilata le orbite.

- No, no, no! - disse con voce alterata come se volesse scacciare da sé il contatto di qualche cosa orribile. E andò alla finestra, sporse il capo fuori, cercando un rifugio.

Ella rimase là, inchiodata, attònita dinanzi a quella visione d'incendio biblico e a quella tregenda di uccelli neri. Quando si volse un poco dietro la stanza, intravide nell'ombra un bagliore strano, il luccichìo delle mezzelune d'oro su la veste della Madonna di Loreto e il luccichìo delle medaglie. Ebbe ancora paura; si schiacciò su 'l davanzale, si sporse di più; stette là, senza avere il coraggio di muoversi. Allora, in quella immobilità, l'indebolimento serale cominciò a invaderla; ed ella si strinse la testa grave tra le palme, socchiuse le pàlpebre.

- Ah!

D'improvviso le s'era aperto nell'animo uno spiràcolo. - Sì, sì, ella se ne rammentava! Spacone, il mago, quel vecchio con la barba lunga, quello che faceva i miracoli e aveva le medicine per ogni male... Era venuto al paese qualche volta a cavalcioni di una muletta bianca, con due triangoli d'oro alli orecchi, con una fila di bottoni larghi come de' cucchiai d'argento senza mánico. Tante donne uscivano su li usci e lo chiamavano, e lo benedicevano. Egli aveva guarito ogni sorta di malattie con certe erbe e certe acque e certi segni del dito pollice e certe parole magiche. Egli doveva avere i rimedi pure per quella cosa... sì, sì, li doveva avere!

E Giuliana rivisse in un barlume di speranza, mentre il languore saliva saliva. Dinanzi a lei, le cose annegavano nel crepuscolo; il giorno vermiglio, penetrato dalle ceneri della notte vicina, mancava in un lento scoloramento tra roseo e violaceo, si ritirava a poco a poco dal basso, finiva senza contrasti. Una rondine, come un pipistrello, passò radendole il capo. Un fiotto della vitalità ardente dell'estate le batté nella faccia, con la brezza, dandole una specie di soffocazione e di palpitazione.

Ella, con un moto involontario e inconsapevole, mise le mani su 'l ventre e le tenne così un istante. Qualche cosa come un indefinito sentimento di maternità le attraversava l'anima. E dal fondo, chi sa per quale processo interiore, un ricordo della convalescenza lontana si svegliò. - Ah, era di marzo... una gran bianchezza ridente... e sopra di lei le spie, le lanugini molli piovevano.

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