Scena quinta

Mario appare sulla veranda seguito da Ferruccio. Arrighi gli va incontro.

MARIO

Sei proprio tu!

Si salutano affettuosamente

Quando sei arrivato?

ARRIGHI

Da due ore.

MANFREDI esce a sinistra.

MARIO

E ti tratterrai, per lo meno, una settimana.

ARRIGHI

ridendo

Volesse il Cielo!

Guarda l’orologio

Appena ancora venti minuti.

MARIO

Venti minuti! Ma tu vuoi scherzare! Si viene fin qui, da Roma, in Brianza, per trattenersi venti minuti?

ARRIGHI

Ma io ti aspetto da più di un’ora e mezza! Puoi pensare se non resterei con te anche un mese! Ma devo correre a Milano per la mia relazione al Congresso degli agricoltori.

MARIO

Ma allora eravamo a Milano tutti e due, questa mattina! Io poi mi sono trattenuto

a Camilla

– gliel’hai detto? – per un «consulto». A proposito, Camilla, gliel’hai fatto vedere il «Sanatorio»?

CAMILLA

No, perché ti si aspettava da un momento all’altro...

Fa sedere Ferruccio a un tavolino, gli si pone accanto e gli fa scrivere qualche cosa.

ARRIGHI

Ma io tornerò, appena presentata la mia relazione, tra quattro o cinque giorni.

MARIO

Bada che ci contiamo! Vedrai, mio caro...

ARRIGHI

So... so... Hai su di te gli occhi di tutto il mondo!

MARIO

Lascia stare il mondo... Per quanto io sia ancora un ambizioso, incomincio a non curarmi troppo degli occhi del mondo. Sicuro, vecchio amico!... Quando è venuta la passione... quando la vita dell’uomo mi ha appassionato più della sua considerazione? Io ho sentito quasi improvvisamente, di non appartenermi più; e la felicità altrui è diventata la ragione unica del mio sorriso...

ARRIGHI

Bravo Salvani! E dimmi un po’, quando sarà inaugurato il Sanatorio?

MARIO

Tra un anno, mio caro... Ma già il governo ha proposto che ne debba sorgere un altro a Napoli, a Palermo... Tra dieci, tra venti anni ogni città, ogni paese dovrà avere la sua «Casa dei Fanciulli»...

ARRIGHI

La chiamerai così?

MARIO

Sicuro!

ARRIGHI

Mi pare d’aver letto che la tua «linfa» può essere inoculata efficacemente anche agli adulti...

MARIO

Ah no!... o almeno, per il momento, no... la mia linfa è stata riconosciuta di una indiscutibile, di una assoluta efficacia solo quando venga inoculata nei fanciulli, prima dello sviluppo...

ARRIGHI

Ah!

MARIO

Sicuro. E più presto si incomincia è tanto di guadagnato. Su parecchie centinaia di figli nati da individui affetti da tubercolosi, non ha fallito mai al suo scopo di rendere l’organismo refrattario al terribile male. Oggi per me la tubercolosi ereditaria non esiste più: la più terribile, la più ingiusta, la più implacabile delle eredità! Purtroppo la si può acquistare, nell’età adulta, per condizioni organiche che ne favoriscano il germe... e allora non la si può combattere. Non più tardi di questa mattina, al letto di quel malato che m’ha trattenuto a Milano, per un «consulto», ci siamo trovati impotenti dinanzi a un caso di tubercolosi ereditaria, adulta, con tutte le manifestazioni classiche della malattia.

CAMILLA

Ha moglie, quel disgraziato?

MARIO

No, per fortuna. Ti dirò chi è...

CAMILLA

Lo conosco?

MARIO

ad Arrighi

Se avesse un bambino, glielo salverei. Ma chi sa... Io non dispero che un giorno abbia da poter affermare intera la mia vittoria...

ARRIGHI

Ah! Come ti invidio! Tu sei un uomo felice!

MARIO

Felice, sì, di combattere di dare la vita per questa scienza, per questa dolorosa idealità della miseria umana, per questo idolo dinanzi a cui arde una fiamma rinnovata col fiato delle generazioni moriture... E guarda, guarda... su quella parete...

ARRIGHI

Una targa di bronzo...

MARIO

Sì. Leggi qui sotto...

ARRIGHI

«A Mario Salvani...»

MARIO

E ancora qui...

ARRIGHI

«Le madri di tutte le nazioni...»

MARIO

Ah! Non mi si poteva offrire un dono che più di questo fosse capace di intenerirmi... Dietro ci sono le firme di un centinaio di mamme di tutti i paesi...

ARRIGHI

E il Sanatorio quanti bambini potrà accogliere?

MARIO

Ne potrà subito accogliere più di mille... Ma chi sa quanti, tra non molto!... E sarà gaio... Ah, non avrà nulla che faccia pensare a una clinica... Sarà come una scuola... come una grande scuola d’infanzia... un immenso giardino dove le tenere piante malaticce saranno trasformate in floridi arbusti atti alle grandi vegetazioni fruttifere...

Cambiando tono allegramente

E basta! Basta, altrimenti finirò col farti una predica e io non voglio assumere arie da apostolo... Ma che vuoi! Quando si hanno delle idee fisse, alla predica non si sfugge!

ARRIGHI

È così bello quel che fai, che si ascolta volentieri quello che dici.

MARIO

Ti ringrazio. Del resto...

Sorridendo a Camilla

Sai? Quella che tace... quella che sarà veramente la silenziosa creatura della carità – poiché la mia «Casa dei Fanciulli» avrà bisogno di un’anima vigile ed è bene che sia una madre! – eccola là...

CAMILLA sorridendo, si alza, gli si appressa.

MARIO

Camilla ama i bambini con una religione, con una tenerezza raccolta, fatta di soavità e di gioia, fatta forse un po’ anche di misticismo... Essa è per tutti quella... che una madre è per ciascuno... E forse io devo a quel suo fervore, a quella sua ammirazione per l’infanzia la mia scoperta... È vero Camilla? È vero che sarai felice un giorno, quando invece di uno, ne avrai tanti intorno a te?

Ad Arrighi

Che ne dici del mio Ferruccio?

A Camilla

Ma lascia che corra!... Va, va, Ferruccio, va in giardino. Ne avrai del tempo per diventare un sapiente!

FERRUCCIO si alza ed esce saltando.

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