IL PELO

— Come! Voi qui!— esclamò la donna stupita. Le donne si meravigliano sempre quando fanno incontri spiacevoli.

Infatti ella aveva un vecchio debito da saldare con l’uomo che l’aveva avvicinata nel momento preciso in cui, per prendere una boccata d’aria, aveva lasciata la sala da ballo e si era rifugiata in giardino. L’uomo era in frak, a due passi da lei, in piedi, e la guardava con aria beffarda. Ma ogni tanto i suoi occhi lampeggiavano di desiderio. Questo annoiava la donna più di ogni altra cosa, e perciò ella cercava di deviare la conversazione. Passato dunque il primo momento di sorpresa, gli lanciò uno di quegli sguardi obliqui con cui, dagli angoli delle palpebre socchiuse, le donne assumono un’aria di dominio.

— Come mai vi trovate a questa festa? Vi ha invitato la contessa Faustina?

— Voi sapete che nessuno m’invita mai...

— Già, è vero. Ciò non toglie che vi si possa trovare da per tutto. E il più strano si è che nessuno si meraviglia di vedervi... E nessuno vi chiede conto dei fatti vostri...

— Sono io che qualche volta ho qualche conto da aggiustare.

— Eh! Sì! Pur troppo! – esclamò la donna con l’aria un po’ contrita. – Voi siete mio creditore da parecchio tempo...

— Potete lamentarvi che io vi abbia mai dato noia?

— Oh! Voi non annoiate nessuno. Ma non dimenticate mai i vostri crediti. Questo è risaputo: e questo si sente. Anche da lontano esercitate una sorveglianza implacabile. Durante questi due anni, da che ho concluso degli affari con voi...

— Sono tre anni...

— Sia pure tre anni... Ebbene in questi tre anni ho sempre sentito la vostra presenza... Vi ho sempre visto lì, come siete ora, a due passi da me...

— Perchè allora non avete avuto la cortesia di chiamarmi?

La donna fu scossa da un brivido.

— Perchè appena io sarò vostra sarò perduta...

— Ah sì? Eppure, il giorno in cui avete avuto bisogno di me, non avete esitato a concludere un certo patto...

— Lo so, lo so... Ma debbo confessarvi che ho sempre sperato in cuor mio d’ingannarvi in una maniera o l’altra... Che so io... Ho anche sperato che con tutto il vostro da fare poteste obliare ogni cosa.

— Io non ho mai dimenticato una donna... Figuràtevi poi se era possibile dimenticare una creatura come voi!

— Ma che ho io di attraente?

— Avete questo: che siete femmina fino allo spasimo: scaltra come la Malizia, infedele come la Menzogna, seducente come il Peccato...

— Osservo con tristezza che avete imparato a fare della letteratura. Segno è, amico mio, che cominciate a invecchiare.

— Tutto è sempre decrepito, di fronte alla scaltrezza di una donna.

— Infine, siete venuto qui per far valere i vostri diritti?

— Sono venuto per ricordarvi una vecchia promessa.

— E se io non ne volessi più sapere?

— Sapete bene che non è possibile sfuggirmi.

— Poveretta me!

— Perchè tanta paura?

— Ve l’ho detto: perchè sarò perduta per sempre.

— Vi siete perduta tante volte: e vi siete fatta sempre ritrovare!

— Voi non siete come tutti gli altri!

— Ma che pretendete da me? Non avete ottenuto tutto quello che avete voluto? Non mi dovete la vostra ricchezza?

— È vero!

— Non avete voluto essere la più affascinante delle donne?

— È vero.

— Non mi avete ordinato di compiere per voi le imprese più difficili? Non so quante volte ho fatto per voi il giro del mondo...

— Oh! Con i vostri mezzi!

— Che vuol dire? I più potenti della terra sono prigionieri delle loro passioni. Io sono ancóra vostro prigioniero. Ora basta. Ora ho intenzione di riprendere tutta la mia libertà.

— E per questo è necessario che io sia vostra?

— Certo.

— Ma io non vi amo.

— Oh! Sarebbe troppo lusso! A me basta che io vi ami. Vi dirò anzi che sapermi odiato da voi dà alla mia preda un fascino di più: una specie di ribellione, senza di cui la gioia di ghermirvi non sarebbe quella che è.

— Ma il guaio si è, amico mio, che io non vi odio abbastanza...

Egli restò interdetto.

Allora ella s’avvide di quel momento di perplessità e cercò sùbito di approfittarne.

— Affinchè io possa odiarvi con tutta l’anima – soggiunse – voi dovreste sorprendermi quando fossi veramente innamorata di qualcuno...

— Io non vi credo – rispose lui. – Non vi credo perchè capisco benissimo che la vostra è una manovra inventata per guadagnar tempo... Ma mi piace giocare con voi! Mi piace sconfiggervi nel campo delle prodezze, come ho fatto fino ad ora. Voi avete sempre messo a dura prova la mia ingegnosità e la mia forza. E io ho avuto sempre la gioia di offrirvi in dono il premio delle imprese che voi giudicavate impossibili... Voi avete sempre inutilmente sperato che qualche accidente compromettesse una volta o l’altra la mia fama di onnipossente... Ebbene, io oggi acconsento a venirvi in aiuto... Volete ancóra una proroga alla scadenza del nostro patto? Sia pure: io acconsento. Acconsento perchè mi parrà di accrescere il mio desiderio e di dare alla mia gioia una possibilità più crudele...

Si esaltava, pronunziando queste parole, mentre la donna, ormai certa di essere riuscita a procrastinare il suo supplizio, aveva ripresa la sua aria placida; e per fare qualche cosa di cui gli uomini, quando sono infervorati a discorrere, si adontano sempre, cavò dalla borsetta uno specchio preziosissimo, incorniciato di perline nere, e si preparò, con l’aiuto di un minuscolo piumino, a una di quelle minuziosissime ispezioni del viso a cui le signore annettono una grande importanza.

— Ebbene – diceva l’altro, irritato – a quale nuova fatica vi piace assoggettarmi? Io ne ho compiute più di dodici e ho superato Ercole...

— Eppure questa fatica voi non la sapreste compiere! – esclamò la donna sorridendo, e si guardava nello specchio un piccolo angolo del mento dove era un neo: e dal neo spuntava un pelo riccioluto ch’ella con rapido gesto strappò e tenne tra le dita.

In quel gesto era bellissima. Sotto l’oleandro inondato di luce elettrica, seminuda come si trovava per il ballo, pareva la statua della tentazione.

L’uomo, ammirandola, rise beffardo:

— Sentiamo quale fatica non saprei compiere...

— Questa: raddrizzare un piccolo pelo riccioluto!

L’uomo seguitò a ridere:

— Ma è uno scherzo!

— Ritenetelo per uno scherzo, ma io vi apparterrò appena la vostra fine sagacia avrà spianata la volubilità di questo minuscolo pelo del mio neo. Prendete.

L’uomo, senza rispondere, trasse dal taschino del panciotto una piccola scatola d’oro e vi ripose accuratamente il pelo da raddrizzare, mentre la donna gli sorrideva del suo sorriso ambiguo. Poi disse:

— Sta bene.

S’inchinò e disparve.

Per parecchie settimane egli si mise all’opera inutilmente. Pareva una fatalità.

Non avrebbe mai immaginato che l’impresa fosse tanto difficile!

Ebbe la vaga impressione di essere stato tratto in una specie di tranello dalla donna, ma non volle arrendersi. A furia di battere con un prezioso martelletto, finì con lo spezzare il pelo, senza riuscire a domarlo. Dovette chiederne un altro alla donna, e poi un altro. Ella, per non scomodarsi, glie li faceva avere per mezzo della cameriera, non volendo neanche consentire a riceverlo.

Una volta egli si chiese, stupito, in quale parte del corpo la signora tenesse sparsi tutti quei nei...

Infine escogitò un mezzo per vederla almeno passare quando usciva tutti i giorni a fianco dei suoi amanti. E si travestì da selciatore, e si fece chiamare Stanziolà.

Dalla mattina alla sera rimaneva seduto a cavalcioni sopra un mucchio di selci a battere attentamente col martello.

Un giorno la donna passò più allegra del solito, e quella volta non era accompagnata da nessuno.

Riconoscendo col suo fine intuito l’amico camuffato da selciatore, si fermò un istante, presa da una voglia pazza di burlarsi di lui.

— Ebbene? A che punto siamo?

E aveva le mani ai fianchi. Le piaceva, alle volte, apparire sguaiata.

Egli si volse avvilito. Ma subitamente irritato dall’atteggiamento di lei, volle dominarsi e crollò le spalle dicendo:

— Non ancóra. Ma non mi perdo d’animo. Spero di riuscire una volta o l’altra.

La donna scoppiò in una risata così sonora che la fece piegare fino a terra.

— Ah sì? Una volta o l’altra? Ma in quale giorno? O meglio in quale secolo?

E ancóra scoppiò a ridere, mentre l’altro seguitava pazientemente a battere col martelletto.

— Prima che tu possa raddrizzare il pelo di tutti i nei che posseggo, è sperabile che abbia il tempo d’invecchiare! Perchè, oltre quelli che ti ho fornito fino ad oggi, potrai provare con tutti questi altri.

E, con un gesto che non apparve impudico – forse a causa della sua audacia e della sua comicità – la donna gli mostrò tutti i suoi nei...

Fu quella la prima volta da che era al mondo – ossia dalla eternità – che il Diavolo, scoraggiato, si mise le mani tra i capelli...

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