Coppie di maschere attraversano la scena passando da una porta all'altra e indugiando talvolta sul limitare. Dalla stanza attigua una musica cadenzata largamente – musica significativa della commedia – s'inizia qualche istante dopo che si è aperto il velario.
Il Pierrot
grasso, panciuto, è rannicchiato sul divano.
Cameriere.
Siamo comodi, eh?
Il Pierrot.
Comodi, comodi.
Cameriere.
Bene! vediamo se indovini quest'altra.
Il Pierrot.
Sentiamo.
Cameriere.
Chi la fa, la fa per vendere. – Chi la compra non l'adopera. – Chi l'adopera non la vede.
Il Pierrot.
Un momento, un momento. Dunque: chi la fa, la fa per vendere – chi la compra non l'adopera....
Cameriere.
Chi l'adopera non la vede.
Il Pierrot.
È un oggetto di uso comune?
Cameriere.
Comunissimo.
Il Pierrot.
Non indovino.
Cameriere
ridendo.
La cassa da morto!
Il Pierrot.
Imbecille!
Cameriere
sogghigna.
Il Pierrot.
T'ho proibito di parlarmi di cose lugubri perchè mi si ferma la digestione! Non sai trovar nulla di più allegro?
Cameriere.
Carnevale ogni scherzo vale! Aspetta che chiuda la porta perchè questa musica si sente troppo.
Va a chiudere e torna.
In fondo una cassa.... che cos'è una cassa?
Il Pierrot.
Ma finchè è una cassa, lo so anch'io! Ma “da morto” non è più una cassa!
Cameriere.
È un domicilio.
Il Pierrot.
Precisamente.
Cameriere.
Allora ti racconto un'altra cosa.
Il Pierrot.
Breve, però!
Cameriere.
Breve, breve.
Il Pierrot.
E allegra.
Cameriere.
Allegrissima. Sarebbe quella del segretario del Re. Il segretario era geloso, tanto che prese moglie senza dirlo al Re. Ed era una bellissima moglie. Il Re lo seppe e voleva vederla a ogni costo. Allora? Come fare? Comandò al segretario di andare in una città vicina in qualità di ambasciatore. Il Re poi entrò di notte da una porta segreta e vide la signora a letto e disse: “Davvero che è bella!” Poi sollevò il lenzuolo e la rimirò in tutta la persona....
Il Pierrot.
Tutta?
Cameriere.
Tutta, ripetendo: davvero che è bella! Il segretario però, strada facendo, fu colto da un brutto pensiero e tornò indietro e bussò alla porta. Allora il Re si nascose in fretta e dimenticò il bastone sul letto della sposa, che, poverina, non si era nemmeno svegliata. Il segretario vide il bastone, riconobbe di chi era, e si turbò.
Il Pierrot.
Si turbò?
Cameriere.
Si turbò. E da quel giorno non diede più confidenza alla moglie. Il Re lo riseppe e pensò di ristabilire la pace. Fece un invito a tutti gli amici coll'obbligo di condurre ciascuno la propria moglie. Perciò anche il segretario fu obbligato a condurre la sua. Il segretario disse alla moglie: vestiti e vieni con me! E andarono al Palazzo Reale e si fece un gran pranzo e dopo il pranzo ognuno diceva la sua. Insomma, tutti chiacchieravano tranne il segretario e la moglie. Ed ecco il Re si volta verso la moglie del segretario e dice: “Perchè non raccontate qualche cosa anche voi?” – La signora si alza e dice:
“Vigna ero e vigna sono:
Più potata oggi non sono.
Vorrei sapere la ragione
Che non mi pota il mio padrone.”
Allora si alza il marito e dice:
“Vigna eri e vigna sei:
Più potata da me non sei.
Fu il bastone la cagione
Che non ti pota più il padrone!”
Allora si avanza il Re e dice:
“Fatto vero! Alla vigna andai,
La vite splendida trovai.
Alzai la foglia, l'uva guardai,
Dio mi castiga se la toccai!”
Il Pierrot.
Sì, va bene, ma non fu merito suo se non toccò l'uva. Fu merito del marito che strada facendo fu colto dal brutto pensiero. E come andò a finire?
Cameriere.
Andò a finire che il segretario si persuase dell'innocenza di sua moglie e fu fatta la pace. Ma la cameriera fu bruciata viva in piazza.
Il Pierrot.
Che cameriera?
Cameriere.
La cameriera del segretario. O del Re. Non lo so.
Il Pierrot.
Ma se nel racconto non è neanche nominata! E che colpa ne aveva lei?
Cameriere.
Non è nominata ma poi viene fuori in ultimo ed è bruciata viva in piazza.
Il Pierrot.
Ecco, vedi! Tutte le tue storie finiscono male. Potevi far a meno di quella ragazza bruciata viva.
Cameriere.
Mah! Non è colpa mia se tu hai mangiato troppo bene e se hai un ventre suscettibile!
Il Pierrot.
Oh sì! È la mia gioia!
Cameriere.
Quale?
Il Pierrot.
Gonfiarmi sempre più.
Cameriere.
Invece io penso che un giovedì grasso come questo non l'ho mai fatto!
Il Pierrot.
In che senso?
Cameriere.
Nel senso della magrezza.
Il Pierrot.
Mentre vedi che ha fatto di me la vita sedentaria.
Cameriere.
E tu perchè hai cambiato mestiere?
Il Pierrot.
Non sono io che ha cambiato mestiere. È il mestiere che ha cambiato me.
Cameriere.
E non provi mai nessuna nostalgia?
Il Pierrot.
Qualche volta, sì, quando sento di notte piangere un gatto. Allora ho la vaga impressione che una mano brutale stringa per il collo la mia infanzia.
Cameriere.
Ho capito. S'insinua nel grasso tuo cuore il dispiacere di famiglia.
Il Pierrot.
Ma va al diavolo! Sai bene che non mi piace sentirti parlare così con l'aria di somministrarmi un cattivo piatto! È inutile! Sei un cameriere!
Cameriere
improvvisamente adirato.
Io?! Mi fai pietà! Sono un cameriere, sì, e posso anche lavare i piatti. Ma c'è una differenza tra me e te! Che io li lavo.... con delle mani da cardinale!
Il Pierrot
sogghigna.
Cameriere.
Taci. Arrivano tre maschere nuove.
La musica tace. – Entrano i tre Maghi.