SCENA SESTA.

Entrano i Due parenti poveri, marito e moglie. Sono vestiti decentemente ma hanno l'aspetto di due campagnoli.

Dott. Fox.

Osvaldo, ecco i tuoi parenti di Élice.

Osvaldo.

I miei parenti di Élice? Ah!

Stringe loro la mano.

Non avete neanche fatto a tempo a rivederlo, eh? Ma io non vi riconosco affatto. Eppure, stringere la vostra mano callosa mi dà una gioia strana! Che ne dite di questo vostro nipote damerino e senza sangue? Andiamo, vi presento a questi gentiluomini di qualità.

Presentando, con solennità beffarda:

I miei parenti: un vangatore di terra e piantatore di vigne, e sua moglie: brava donna, eccellente massaia. Quanti figli?

La Parente.

Dodici!

Osvaldo.

Dodici figli!

Il Parente.

Partisti che eri piccino....

La Parente.

Noi siamo diventati vecchi....

Osvaldo.

Oh, ma questi signori che vedete qui non li conosco già meglio di voi!

I due vecchi sono circondati dalla comitiva. Osvaldo ne approfitta per avvicinarsi a Palmina che è rientrata.

Palmina.

Ecco, Osvaldo.

Gli consegna in segreto una busta.

Osvaldo

mettendola rapidamente in tasca.

Oh brava! Grazie!

Poi volge gli occhi intorno.

Il Servo

si avvicina rispettoso a Osvaldo e gli dice qualche parola a bassa voce.

Osvaldo.

Amici, sediamoci, in nome del Signore!

Tutti prendono posto intorno alla tavola. – I due Parenti poveri prima di sedersi si fanno il segno di croce. Il Servo e la Contadina recano le vivande, si aggirano, entrano, escono durante tutto l'atto. La porta che accede alla cucina si suppone a sinistra.

Il Parente

a Osvaldo.

Se gli volevi bene, mangia questo pane.

La Parente

a Osvaldo.

Se gli volevi bene, bevi questo vino.

Gaspare

al Marito.

Comincio a credere che quel ragazzo lì sapesse qualche cosa....

Barbara.

Chi?

Gaspare.

Osvaldo. Da molto tempo.

Il Marito.

Comincio a crederlo anch'io.

Barbara

scattando.

No! Impossibile! È una viltà insinuare una simile cosa!

Gaspare.

Ebbene, ne avremo la prova dal modo con cui si servirà della lettera.

Il Marito.

E se mai si rifiutasse di restituirla?

Barbara.

Garantisco per lui!

Gaspare.

Oh! L'obbligheremmo colla forza!

Sulla sedia di mezzo, sorgendo dall'impiantito, s'è seduto il Mago della Giustizia: invisibile, immobile, impassibile.

Dott. Fox.

Più tardi uscirete di qui, Osvaldo.

Indi alla figlia.

Lo accompagneremo nella nostra casa.

Palmina.

Sì! Sì!

Gaspare

al Marito di Barbara.

Obbligarlo, voi dite? Ma si tratta di suo padre! Chi può mettersi contro di lui?

Il Marito.

Noi! noi! È il nostro sacrosanto diritto!

Gaspare.

E io sarò con voi. Ancóra di questo vino....

Il Marito.

Guardate quei due parenti come divorano e tracannano.

Palmina.

Che guardate? Non state così. Mangiate qualche cosa.

Dott. Fox

alla figlia

Gaspare

a Barbara

Lascialo stare. Lascia che faccia quel che crede! Perchè siete così muta?
La Parente al Marito. Barbara.
Di', su! non bere troppo! Che fai? Perchè non sono a un banchetto di nozze.

Osvaldo

quasi a sè stesso.

Eh sì! C'è qualche cosa! Qualche cosa che non riesco bene a capire.

Palmina.

Che cosa?

Osvaldo

gelido

Qualche cosa che saprò prima che ci saremo alzati da questa tavola.

Palmina.

Pace! pace!

I due Parenti

ridono forte. Si fa improvvisamente silenzio e allora il riso è troncato immediatamente. Il Parente, ricondotto alla solennità del suo ministero, si riprende sùbito e dice colla stessa intonazione di prima:

Il Parente.

Dio l'abbia in gloria perchè fu giusto e non fece agli altri il più piccolo male.

Gaspare

al Marito.

È notevole il fatto che i primi ad ubriacarsi sono i parenti.

Il Marito.

Già!

Ridono con circospezione. Il vocìo s'accresce ma è interrotto subitamente dalle parole di Osvaldo.

Osvaldo

a Gaspare e al Marito di Barbara.

A voi pare – non è vero? – che il mio parente esageri.

Tutti

con varie intonazioni.

No! No!

Dott. Fox.

Ma che dici?

Il Marito

rispondendo a Osvaldo ma guardando Gaspare.

Esagererà nel vino....

Vocìo più forte.

Osvaldo.

Ebbene, vi son grato!

Indi a Palmina.

State a vedere come li toccherò nel vivo. Ma vi prego di secondarmi.

Agli altri.

E giacchè è così, voglio offrirvi l'occasione di darmi una prova di fiducia ancóra più ampia e solenne. Tra noi s'era frapposta un'ombra, poco fa, a cagione di quella lettera....

Rapidamente.

Ebbene, in omaggio alla vostra fiducia io prendo la lettera e la distruggo!

Con uno scatto si è alzato e ha gettato nel fuoco la lettera.

Succede un momento di rivolta irresistibile espresso da grida soffocate, minacce, imprecazioni. Solo il Dottore approva il gesto di Osvaldo e si oppone agli altri, gridando:

Dott. Fox.

Ha fatto benissimo!

Ma contro di lui insorgono le voci irate di Gaspare e del Marito di Barbara. I due Parenti poveri soltanto rimangono impassibili.

Gaspare

a Osvaldo senza riguardo alcuno, con odio.

Sei il suo complice!

Barbara

a Osvaldo.

Osvaldo, che hai fatto!

Dott. Fox

a Gaspare.

Se fosse stato il suo complice avrebbe distrutto la lettera senza mostrarla!

Il Marito

a Barbara.

Gaspare

al Dottore.

Tu perchè lo difendi? A lei conviene perchè ha la figlia da collocare!

Tutti ora sono seduti tranne Osvaldo che dice nel silenzio generale:

Osvaldo.

Volevo conoscere come amavate mio padre e come lo rispettavate. Ora posso dirvi questo. Giuro sull'anima mia ch'egli fu il migliore degli uomini. Giuro che io non sono il suo complice perchè non posso esserlo che della sua innocenza! Giuro che se avessi saputo che egli commise il delitto di cui ignobilmente lo sospettate sarei morto di dolore e di vergogna. E poichè nessuno qui sente di poter dire le lodi di lui – che tutti nemici siete, e chi non è nemico è ubriaco – vi dirò ch'egli fu veramente giusto e infelice! Lo stesso male di cui soffriva pareva che lo sospingesse sulla soglia dell'al di là. Egli diceva questo. Forse il male lo ha colto sul ciglio del burrone da cui è precipitato. Ed è sacro per me. Se fosse colpevole, mi ucciderei.

Gaspare.

Ma se tu giuri sulla sua innocenza potevi rispettare la sua volontà che forse era chiarita nella lettera che hai distrutta. Se tu sei innocente, e lo è Barbara, e lo sono io, o qui c'è la menzogna o là c'è il delitto!

Vocìo d'approvazione interrotto dal grido di Osvaldo.

Osvaldo

con un gesto e un grido di trionfo che riesce appena a soffocare.

Oh finalmente! A questo vi volevo! Siete in trappola! La mia scaltrezza vi ha condotti a questo! Ho fatto venire alla superficie tutto il vostro veleno!

Con disgusto, rapidamente.

Ora basta! ora basta! – Sappiate che la lettera che ho distrutta non è la lettera di mio padre!

Mormorìo.

La lettera esiste e sarà letta sùbito.

Con sorda ira.

Ma appena avrò compiuto questo dovere voglio che mi lasciate solo. Ogni legame è spezzato tra noi!

Levando di tasca la lettera.

Pagherete cara la viltà a cui mi spingete, perchè è vile e basso che io vi permetta di dubitare di lui! Ed è umiliante che, avendo voi bisogno della prova della sua innocenza, suo figlio stenda la mano per darvela! Questa viltà la debbo a voi!

Con voce di pianto.

Me l'avete insinuata dentro l'anima!

Mutando, con odio.

Quel che penso di voi lo dirò più tardi.

Indi, con voce ferma.

Barbara Cortes, ecco la lettera che vi appartiene.

Si siede.

Barbara

si alza, livida. Con mani tremanti prende la lettera, ma ella tenta ancóra di sottrarsi.

Osvaldo....

Gaspare e il Marito

a voce bassa, ma imperiosa.

Leggi!

Barbara

aprendo la lettera con grande orgasmo, quasi furiosamente, e scorrendola accecata dall'ansia che la domina, legge:

“Voglio che si sappia.... che la mia morte non fu una disgrazia....”

Osvaldo

con uno scatto si alza e rimane con gli occhi sbarrati, anche lui livido, in angosciosa attesa.

Barbara

scorre rapidamente la lettera e dice queste parole sussultando terrorizzata, parole che sono nello stesso tempo un grido.

È lui che ha affogato il bambino!

Barbara ricade come cosa morta sulla sedia. Tutti sono come annientati. Ma tra il mormorìo generale il Marito di Barbara e Gaspare non riescono a nascondere la gioia di sentirsi liberati da un incubo. Palmina è col capo nascosto tra le braccia piegate sulla tavola e singhiozza.

Osvaldo

si avvicina rapidamente a Barbara, si getta sul foglio, l'afferra chiedendo con voce rauca.

Dov'è? Dov'è? Dov'è?...

Tutto il suo corpo è scosso da un fremito irresistibile. Poi egli volge lo sguardo intorno come smemorato.

Ma perchè?

Sussultando come per un'idea che gli attraversa la mente all'improvviso.

Il suo male! Fu il suo male?

Smarrito si guarda intorno.

Aiutatemi, vi prego, aiutatemi a trovare una ragione! Aiutatemi a capire!

Qualcuno gli si avvicina, gli mette la mano sulla spalla. Egli si ritrae con orrore allontanandoli.

No! Non vi avvicinate! Non voglio pietà!

Mormorìo di pietosa protesta.

Non voglio pietà, vi dico! So che siete liberati, so che in fondo gioite! Foste suoi nemici fino a un momento fa! Ora il debito è pagato, e sta bene. Ma sappiate che io vi odio! Potete andarvene. Ma io domando a lui, a lui, se avendo voluto farsi giustizia da sè aveva diritto di essere così spietato con me impedendomi di amarlo e di venerarlo: ciò che avrei fatto s'egli avesse taciuto! – Padre mio, io ti ho conosciuto un altro: mai così spietato! Sei più spietato di questa gente convenuta al tuo banchetto funebre!

Barbara

rapidamente.

Non è vero, Osvaldo! non è vero! Almeno per me, che pure sono la più colpita. Sì. Quel bambino era più mio che di tutti voialtri. Dato in sorte in mezzo a voialtri uomini, io sola potevo sentirmi legata a lui perchè io sola potevo sentirmi sua madre! Ebbene io non sento contro tuo padre e contro di te nessun odio, perchè qualunque colpa è riscattata da questo tuo dolore.

Osvaldo.

Amaro.

Parole di pietà per me che eredito un delitto!

Dott. Fox

a Palmina, prendendola violentemente per il braccio.

Via, via! Andiamo via! Questo non è luogo per te!

Osvaldo

fuori di sè.

Ah! ah! È vero! È vero! La vostra figliola in quest'aria di cadavere e di delitto? Via via via via! Non siete neanche degno di soffrirlo, questo dramma, voi che avete patteggiato con me qualche cosa di peggio!

Dott. Fox

cercando di spinger fuori la figlia.

Andiamo, dunque!

Osvaldo

sempre dominato dall'orgasmo ossia dall'influenza del Mago della Giustizia che immobilmente sogghigna sul suo seggio e domina la scena.

Ma bisogna che anch'io veda questo delitto! Ho conosciuto un uomo che aveva un altro volto, e io voglio vedere quello che mio padre mi ha sempre nascosto! Lasciate ch'io veda il viso di quest'assassino!

Svincolandosi da quelli che vorrebbero trattenerlo.

Lasciatemi, per Dio!

Entra nell'altra stanza. Breve silenzio di terrore.

Palmina

angosciata.

Raggiungetelo!

Tutti.

No!

Gaspare

cupo.

Che veda quello che suo padre ha fatto!

Dott. Fox

cupo.

E sappia quel che deve fare lui!

Osvaldo

riapparendo sulla soglia col viso contratto e gli occhi sbarrati.

Ho letto sulla sua faccia livida la mia sentenza. M'ha detto: “Perchè vivi se hai ereditato tutto da me: il mio delitto e i miei poveri nervi? E perchè vivi – m'ha detto – se dovrai portare in giro la possibilità di nuovi disastri?”

Ride.

E voi che siete più spaventosi di me, perchè tutti i vostri rimorsi vengono a galla, voi siete il mio tribunale, e siete tutti testimoni che io ho fatto su di me.... su di me....

La frenesia epilettica lo domina sempre più.

la giustizia impostami da quella faccia di cadavere.... Ah ah!... ah ah!...

In preda a un orgasmo feroce brandisce un coltello che è sulla tavola.

La Giustizia ha un coltello da regalare al Rimorso! Ah ah! Io placherò la sua faccia.... io pla....

Primo rintocco della mezzanotte. Osvaldo s'interrompe istantaneamente, mentre sta per configgere l'arma nel suo petto.

L'arma cade a terra. Il Mago sparisce. L'incanto è finito. La faccia di Osvaldo si ricompone, si spiana e così tutti gli altri.

Seguendo ritmicamente ogni tocco di campana con passo d'automa, tutti vanno verso la sedia più vicina e si seggono, placati.

Così l'incubo della Giustizia frenetica è macchinalmente risolto nel secondo giro di fiaba.

SIPARIO.

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