Al Cardinale Ippolito d'Este in Firenze
R.me etc. - Havemo havuto la lettera de V. S. de' 6 in ziffra, la quale è stata a pericolo de perderse, perchè il fu dato la catia a li cavallari, et lassati li cavalli intorno in le valle, et se ne sono venuti a piedi a salvamento.
Ni è stato dispiaciuto che in quella scaramuza fecero li nostri, non procedessero oltra, quando havessero potuto intrare in Modena insieme; come fa etiam de li 2000 fanti, che doveriano essere lì, non siano più che 1200.
Piacene che V. S. habia mandato al gran Maestro per havere fanti o dinari: quella non mancharà di replicare, perchè qua non è uno dinaro al mondo, et per la paga che correrà tra octo o vero X giorni al più, non sapemo come provederli, et se retrovamo desperati: sichè V. S. non manchi, per Dio, de solicitudine, et cum importunità per questo caso.
Et per li 2500 ducati che se ritrovano lìe per fare fanti, ne piace il pensiero di V. S. de farli in tempo che possino fare effecti. Non gli dicemo il tenirli strecti, poi che l'ha inteso la penuria in che siamo.
Non siamo andati a l'hospitale del Bondeno sì come gli scrivessemo, perchè le gente de' Venetiani sono ritornate a la Pelosella, come erano prima, et cum la [cxliv] armata, la quale hanno in quelli canali lìe de dreto: imperò siamo necessitati a starsene, per vedere quello che vogliono fare.
De l'altre parte de la sua che contengono advisi, non accade dire altro, se non che la ringratiamo.
Ni è doluto che la cascata del cavallo gli habia facto male, et Dio sa quanto ne ha porto dispiacere: pur non essendo pegio de quello la ne scrive, tenimo la convalerà presto.
La mala intelligentia de quelli capitani non può se non nocere a le cose nostre, et se quelli fossero uniti cum questi, non gli seriano queste altercatione, perchè il capo gli serìa.
Lo Ill. nostro figliolo, Dio gratin, comenza ad entrare in boni termini; per il che speramo la totale salute sua, sì come ne dicono questi medici.
Ferrariae, 9 sept. 1510.
Alfonsus dux Ferrariae.