Documento XVI

Al duca Alfonso I d'Este in Ferrara

Ill. et Ex. Sig. colendiss. - Fui alla comedia domenica sera, et feceme intrare Monsig. de' Rangoni dove era Nostro Signore con questi suoi Reverendissimi Cardinali gioveni in una anticamera di Cibo, et lì pasegiava [clxxvii] N. S. per lassar introdure quella qualità di homini li parea; et intrati a quel numero voleva S. Santità, se avviamo al loco de la comedia, dove il prefato N. S. si pose a la porta, e senza strepito, con la sua benedictione, permesse intrare chi li parea; et introssi ne la sala, che da un lato era la sena et da l'altro era loco facto de gradi dal cielo de la sala sino quasi in terra, dove era la sedia del Pontifico: quale, di poi forno intrati li seculari, intrò et posesi sopra la sedia sua quale era cinque gradi alta de terra, et lo seguitorno li Reverendissimi con li Ambasatori, et da ogni lato de la sedia si poseno sicondo l'ordine loro. Et seduto il populo, che potea esser in numero de dui milla homini, sonandosi li pifari, si lassò cascare la tela, dove era pincto Fra Mariano con alcuni diavoli che giugavano con esso da ogni lato de la tela, et poi a mezzo de la tela v'era un breve che diceva: Questi sono li capreci di Fra Mariano. Et sonandosi tutavia et il Papa mirando con el suo occhiale la sena che era molto bela, de mano de Rafaele, et representava bene per mia fe forme de prospective, che molto forno laudate: et mirando anchora il cielo che molto si representava belo, et poi li candeleri che erano formati in litere, che ogni litera substenìa cinque torcie, et diceano LEO X. PON. MAXIMVS, sopragionse el Nuncio in sena, et recitò l'argumento, in demostrare che Ferrara era venuta lìe sotto fede de [clxxviii] Cibo per non tenersi de minor vaglia di Mantua, che era stà portata l'ano passato da S.a Maria in Portico: et bischizò sopra il titolo de la comedia, che è de' Suppositi, de tal modo che 'l Papa ne rise assai gagliardamente con li astanti; et per quanto intendo se ni scandalizorno Francesi alquanto sopra quelli Suppositi . Se recitò la comedia et fu molto bene pronuntiata; et per ogni acto se li intermediò una musica de pifari, de cornamusi, de dui corneti, de viole et leuti, de l'organeto che è tanto variato de voce che donò al Papa Monsig. Ill. de bona memoria, et insieme vi era un flauto et una vece che molto bene si commendò. Li fo ancho un concerto de voce in musica, che non comparse per mio iuditio cossì bene come le altre musice. L'ultimo intermedio fu la moresca, che si representò la Fabula de Gorgon, et fu assai bella; ma non in quella perfectione ch'io ho visto representare in sala de Vostra Signoria; et con questa se finè: et li audienti si comentiorno [clxxix] a partire, e in tanta presia et calca, che per mia sorte fui spinto a traverso una bancheta, et portai pericolo de non rompermi una gamba, de modo ch'io fui necessitato dire: guarda la mia gamba; et lo replicai più de quatro volte. Al Bondemonte fu data una grande ciucata per uno Spagnolo et in quello che esso comentiava a menar pugni contra lo Spagnolo palafrenero, fui adiutato a livarmi: ma certo è ch'io passai gran pericolo de la gamba; et ne havi da Nostro Signor recompenso de una larga benedictione, con una bona ciera. Et passati ne le camare ove eran preparate le tavole de la cena, me incontrai in Monsignor de' Rangoni et Salviati ch'io era con il Nuntio venuto de Madama che si chiama Lanfranco Spinola: et il prefato Rangoni me disse: «La vostra fè rara .» Et io respondendoli: «Molto bene, Monsignor, la fede rara è quella che è preclara et pretiosa.» Et alhora Salviati disse: «Lui dice el vero, tanto più che le belle inventione vengono da Ferrara.» Et alhora parlàmo de Mess. Ludovico Ariosto, et quanto vale in questa arte. Dipoi se retiràmo il prefato Mess. Lanfranco et io; et parlando de questa comedia, si dolea che a la presentia de tanta Maestà si recitasseno parole che non fosseno honeste; et invero in quel principio gli sono alcune parole rematici. Esso con M. Poitom et un altro francese andorno a cena con il Bondemonte; et benchè il Bondemonte invitasse ancho [clxxx] me in quel instante cossì là, deliberai refiutarlo et andarmine a la mia ceneta. Il giorno avante de quella sera si corsero li cavalli, et poi comparve una compagnia de gieneti, capo Mons. Corner, vestiti a la Moresca variamente, et dipoi un'altra tuta a la Spagnola vestita de raso alesandrino con fodra de cangiante capino et saio, capo Serapica con molti camareri al numero questa de vinti cavali, a la quale el Papa havia donato per ciascuno quarantacinque ducati; et certamente che era bela livrea con stafieri et trombeti vestiti de quelli medesimi colori de seda: et gionti in piacia comentiorno a due a due a correre verso la porta del palazo ove stava il Papa ad alcune fenestre: et facta questa corsa per ambe le compagnie, la Serapica se ritirò da l'altro lato de la piacia et la Cornera verso San Pietro. Et la Serapica prese le cane, et vene ad assaltare la Cornera che havea anchora lei le cane, et slanciate le cane la Serapica contra la Cornera, essa poi la inseguitò con le sue cane: et cossì ferno per volte assai l'uno contra l'altro, che era piacevole vedere et non pericoloso, et eravi de molto belli cavali et cavale gienete. Il giorno seguente se travagliorno con li tori, et io era con il sig. Mess. Antonio, sicondo scrissi, et si amaciorno tre homini, et quatro feriti da li tori, et cinque cavali forno feriti et dui ne sono morti; et fra li altri un de Serapica che era belissimo gineto, et lui fu butato in terra et passò gran pericolo, perchè il toro vi era intorno, et se non fosse stà stimulato con ferite non se gli levava da presso, che lo amaciava. Et intendo che 'l Papa [clxxxi] dicea, povero Serapica, et molto si dolea. Li morti forno portati in campo sancto per mundarvi (sic) le osse. La sera intendo si recitò una certa comedia de un frate, el quale havea facto Uno arboro de male (?), et per non esser successa a molta satisfacione, il Papa in cambio de Moresca fece balciar questo bom frate sopra una coltra, et dete una gran panciata sopra el tabulato de la sena. Dipoi li fece tagliar tute le strenghe intorno et tirare le calcie a li calcagni, et il bom frate ne morsicò de quelli palafreneri tre o quatro de mala sorte, et fu necessitato tandem a montar a cavalo, et cum le mane li forno date tante sculaciate che, siccomo mi è referto, li sono bisognate molte ventose et su la schena et su le chiape, et stassi in lecto et non bene. Dicesi che 'l Papa lo fece fare in exempio de altri frati a ciò se levino de pensier de non farli veder sue fraterie. Pur questa Moresca lo fece assai bem ridere. - Hozi veramente si è corso a l'Anelo denanti la porta del palazo, stante il Papa a quelle finestre, et con li prezi già scripti, adiunctoli urinali; et poi si sono corsi li bufoli, che è gran piacere a vedere quelle bestiacie correre, che per un poco vano in anti et poi tornano a drieto, et quando giongeno al palio, inanti lo possano tocare, li vol del tempo assai, chè mo vanno un passo inanti et quatro in drieto, et de modo sterno in contrasto a quella asesa, che l'ultima vi gionse fu quella andò inanti et have il palio, et forno in numero diece, et per mia fe che fu gran solazo. Me ritirai poi a casa de Bembo, et visitai [clxxxii] Sua Signoria, che vi era lo episcopo Bajosa, et non si parlò se non de mascare et cose piacevole: et ancho si parlò quanto bene et vertuosamente V. Ex. fa instituire li figliuoli: et molto lauda V. S. il prefato Mess. Pietro, et dice esservi gran servitore. Altro non ho; et per esser la sera de carnevale son stato in questa cianciarìa; et a V. S. humilmente sempre mi raccomando: che 'l Signor Dio la conservi felicissima.

De Roma, adì VIII marzio M. D. XVIIII,

hora 4ª noctis.

De V. S. Ill.

Servo

Alphonso Pauluzo.

Fuori - A lo Ill. mo et Ex. mo S. r mio col. mo

il Sig. Duca de Ferrara.

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