Documento XVII

Supplica ad Ercole II Duca di Ferrara

Ill. et Ex. Sig.

Expongono a V. Ex. li fedelissimi sudditi et servitori suoi Gabriele, Galasso, Alessandro fratelli, et Virginio lor nepote de li Ariosti, che essendo sin de l'anno 1519 morto mess. Rainaldo lor fratello consobrino, et essi rimasi suoi heredi ab intestato, con l'altra eredità, come di cosa sua, pigliarono pacifica possessione d'alcune terre arative, prative et d'altra sorte, poste nel territorio di Bagnolo, quali, già molti et molti anni sono, furono concesse a livello da l'Ill. duca Hercole [clxxxiii] avo di V. Ex. a mess. Francesco Ariosto scalco alhora di sua Ill. S. et padre di detto mess. Rainaldo. Et essendo stati già parecchi giorni in quieta possessione di queste terre, dal quondam mess. Alfonso Trotto alhora fattore generale, forono, senza nessun colore di ragione, de facto et ingiustissimamente non solo spogliati del possesso di detti beni, ma insieme con quelli de i frutti anchor ch'erano avulsi a solo alla morte di mess. Rainaldo. Onde di ciò dolendosi i poveri servitori all'Ill. padre di V. Ex., et supplicandogli, che poi che dal suo fattore era stato lor fatto così expresso et manifesto torto, si degnasse dare loro qual si volesse altro giudice dal fattore in fuori, dinanzi a cui s'havesse a conoscere et decidere di ragione questa causa, non potero ottenerlo; anzi Sua Ex. gli rimesse pur a detto fattore. Onde non potendo essi farne altro, forono sforzati cominciare la lite in Camera, dove fu agitata, et instrutto il processo, publicati li testimonij, et condotta la causa sino alla sententia: alla quale instando essi, il fattore per l'odio che portava gratis a mess. Lodovico, et per rispetto di lui a tutti gli altri presenti fratelli, non comportò mai che se ne potesse vedere il fine; ma quando con una cavillatione, quando con un'altra, maxime allegando l'absentia di mess. Ludovico Cato consultore de la Camera, che la maggior parte di quelli anni stette sempre hora appresso 'l Papa, hora l'Imperatore, et ultimamente oratore appresso il Re christianissimo andò sempre diferendo questa expeditione ingiustissimamente, et con extremo danno de i poveri supplicanti. Quali veggendo apertamente inimico alla lor giustizia colui a chi erano sforzati domandarla, hanno lasciato passare molti anni senza instare più per la expeditione di detta causa: et se in questo tempo pur hanno in essa processo a qualche atto di ragione, è stato più tosto per tenerla viva [clxxxiv] et in memoria del mondo, che perchè ne sperassero nessun bon fine.

Non sono però mai stati senza speranza che'l tempo apportasse un dì occasione, che le sue ragioni havessero ad havere più giusto et benigno giudice che alhora non haveano. La quale poi che finalmente è giunta, et che V. Ex. non meno per merito de le sue infinite virtù che per debito de la paterna successione et primogenitura è collocata nel suo ducal seggio, ricorrono a lei come a desiderato et lungamente aspettato lor refugio i servitori presenti, supplicandola che non voglia più comportare che siano, come sono stati già quindeci anni, stratiati et menati in lungo da le cavillationi et calumnie si del Fattore passato come d'altri procuratori, notari et agenti de la sua ducal Camera; ma si degni commettere per suo rescritto alli presenti Mag. suoi Fattori et altri a chi spetta, che reiecte le cavillationi et calumnie, debbano finalmente con effetto et con celerità terminare pro iustitia detta causa, attento che già più anni sono si trova instrutta, publicati li testimonij et fatto ciò che è da fare.

Il che essi riceveranno in singolar gratia da lei, la quale Dio lungamente conservi in quella felicità ch'ella stessa desidera.

Factores generales supplicantibus justitiam faciant, causamque ipsam expediant, reiectis calumniis et cavillationibus quibuscumque. Ita ut supplicantibus ipsis iusta querela locus relinquatur.

XXIII decembris 1534.

Bartholomeus Prosperi.

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