Al marchese di Mantova
Ill.mo ed Eccell.mo Signor mio. Io mando a Vostra Eccll.a per questo suo gentiluomo, il quale è venuto qui, tutte le commedie che mi trovo aver fatto, che sono quattro; come io promisi di far per una mia che scrissi a Braghino: ed ora da mess. Giovan Jacomo Calandra mi sono state da parte di Vostra Eccell.a domandate. Due ci sono che non credo che quella abbia più vedute; l'altre, ancora [292] che sieno a stampa per colpa di persone che me le rubaro, non sono però nel modo in che io le ho ridotte; massimamente la Cassaria che tutta è quasi rinnovata. Se le satisfaranno a Vostra Eccell.a n'avrò piacere grandissimo. Quella supplico che sia contenta di non lasciarle andare in modo che sieno stampate un'altra volta, che oltre che non credo che le stampassino più corrette che abbian fatto l'altre volte, io ci cognosco dentro delli errori circa la lingua, che, per trovarmi ora occupato in altro, non ho avuto tempo di correggerli; ed anco chi le ha trascritte non ci ha usato quella diligenza che avria possuto: ed io, perchè questo uomo di Vostra Eccellenza non ne venga senza, non ho tempo di ridurle altrimenti; chè piuttosto voglio ch'ella le abbia ora non così ben scritte, che indugiando darle sospetto ch'io sia men pronto al servizio suo di quello che è mio debito di essere. In buona grazia della quale mi dono e raccomando sempre.
Ferrariae, XVIII martii MDXXXII.
Di Vostra Eccellenza
Devotiss. servitor,
Ludovico Ariosto.