CXCIII

Al principe Guidobaldo Feltrio della Rovere

Illustrissimo ed eccellentissimo signor mio. La lettera di Vostra Eccellenza dì sette del mese passato ho ricevuta molto tardi, perchè messer Antonio Bucio portatore di essa venendo a Ferrara, non mi ci trovò, però che più d'un mese son stato col Duca patron mio a Mantova. Poi ch'io son ritornato, mi ha dato la lettera, e dettomi a bocca quanto sarebbe il desiderio di V. E. di avere alcuna mia Comedia che non fosse più stata recitata. Mi ha doluto e duole di non poter satisfare a quella in cosa di così poca importanza, alla quale vorrei poter servire con le facultadi e con la vita. Ma sappia V. E., ch'io non mi trovo aver fatto se non quattro [304] Comedie, delle quali due, i Suppositi e la Cassaria, rubatemi dalli recitatori, già vent'anni che fûro rappresentate in Ferrara, andaro con mia grandissima displicenzia in stampa: poi son circa tre anni che ripigliai la Cassaria, e la mutai quasi tutta e rifeci di nuovo, e l'ampliai ne la forma che 'l signor Marco Pio ne mandò copia a V. E.; e in questa nuova forma è stata rappresentata in questa terra, e non altrove. L'altre due, cioè la Lena ed il Negromante, sono state recitate in questa terra solamente, per quanto io sappia. Altre Comedie non ho. Gli è vero che già molt'anni ne principiai un'altra, la quale io nomino I Studenti; ma per molte occupazioni non l'ho mai finita; e quando io l'avessi finita, non la potrei difendere che 'l signor Duca mio patron ed il signor don Ercole non me la facessino prima recitare in Ferrara, ch'io ne dessi copia altrove. Sì che V. E. mi abbi scusato in questo. S'in altra cosa posso servirla, disponga di me come d'un suo deditissimo servitore. In buona grazia della quale mi raccomando sempre.

Di Ferrara, agli 17 di decembre 1532.

Di Vostra Eccellenzia

Servitore deditissimo,

Lud. Ariosto.

Fuori - All'Ill. mo Signor mio Obser. mo Signor Guido Baldo Feltro da la Rovere, Ducale primogenito d'Urbino ecc. - A Pesaro.

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