CXLII

Al medesimo

Ill. Sig. mio. Io non so quello che V. Ecc. avrà disposto circa quelli schioppettieri che gli uomini di questa terra m'hanno detto aver domandato a quella, e per questo effetto aver mandato Bigo Camonchiella cavalleggiero qui che le ne faccia instanza a bocca; avvenga ch'io creda che l'animo di questi che sono stati principali a ricercar questo da lei, non sia che V. Ecc. li compiaccia, ma più presto che negando dia loro buona escusa che un'altra volta, accadendo il bisogno, si possano rendere a chi li vorrà per sudditi; perchè publicamente dicono, che almeno, poi che quella non li vuol difendere, gli desse licenza e li ponesse in libertà, che si potesson dare a chi fosse atto a poterli difendere e tener in pace. E V. Ecc. non creda che se a questa poca di guerra si sono tenuti, e hanno mandato a tôrre persone forestiere a lor spese, che sia stato per amore sì grande che portino a quella; ma l'hanno fatto per lor difensione e per aver scorta da fuggire e da salvarsi, accadendo il bisogno, ed anco, se venía lor ben fatto, per tagliare a pezzi li lor nimici. La parte italiana è stata quella c'ha fatto questa ragunanza, e con essi Aconzio, avvenga che sia francioso di parte, per il nuovo parentado c'hanno fatto insieme, imperò che vedevano che queste genti del Sig. Giovannino avevano con loro li figlioli di Pier Madalena e il Cornacchia [235] e Olivo, che sono di fazione francese: e se li fanti del Signor Giovannino fusson stati in più numero che non erano, e se anco così pochi com'erano davano l'assalto alla terra, V. Ecc. stia sicura che tutti fuggivano, e la terra si abbandonava; e di questo n'ho argomento, chè tutti e tutti affatto avevano fuggite le donne e li fanciulli e tutta la lor roba, nè in questa terra era rimasa altra roba che la mia che avevo in rôcca; io dico non ne eccettuando alcuno. Io son certo che Pierino Magnano procurerà di fare grandi li meriti di Battistino Magnano suo fratello e de li altri banditi e assassini suoi seguaci, perchè V. Ecc. faccia lor grazia.... sono in circa XII o XV, e vanno rubando intorno il bestiame, e fanno qui la beccarìa e vendono la carne a gran denari, poi si lievano e vanno alle ville vicine e mettono taglie a chi lor pare, e fra l'altre a un Cappellano d'un prete hanno tirato tanto li c..... che gli hanno fatto pagare otto ducati: poi hanno trovato il padrone; ma quello si è posto su le gambe, e fuggì fin a Castiglione; e se gli uomini di Castiglione non saltavan fuor in suo soccorso lo ammazzavano. Un altro prete hanno preso e dicevano che lo volevano menare al suo potestade in Camporeggiano, cioè a Battistino Magnano, e quel poveruomo per paura si ha posto taglia e pagato certi ducati, sicchè l'hanno lasciato. Io anderei troppo in lungo s'io volessi scrivere a V. Ecc. tutti li richiami ch'io n'ho, ma più ad agio ne farò una lista e la manderò a quella. Non tacerò questo ancora, che uomini di Salacagnana sono [236] venuti in quattro insieme mostrando di venire per altro, e quando sono stati a me hanno cominciato a piangere, e non m'hanno voluto dire altro. Io ho lor domandato che voglion da me: m'hanno risposto che non ponno parlare per essere minacciati della vita se parlano, e per l'amor di Dio che non dica che di questo m'abbiano fatto motto........

Ser Costantino notaro di Camporeggiano è fuggito in questa terra, e non è per tornare all'officio, chè questi nuovi officiali non lo vogliono in casa sua. Il Capitano con suo poco onore ancora credo che faccia quanto essi gli comandano. Io ho desiderio di avere questi ribaldi e di farli subito, senza udire altro, impiccare; ma io non son sufficiente, parte perchè non ho se non dieci balestrieri, ed anco perchè di essi non mi fido, che per il lungo tempo che sono stati in questo paese non sono meno parziali de li Grafagnini, chè la maggior parte v'ha moglie e parentado, e per questo ho scritto e pregato il Capitano di Reggio e il Commissario di Sestola, che mi servino di 30 fanti per uno. Non so quello che mi risponderanno. Se 'l presente mio scrivere parrà differente a quello che a' dì passati, cioè subito ch'io fui giunto, io scrissi a V. Ecc., chè allora lodai alcuni di Castelnovo che a salvazione e stato di quella si erano portati benissimo, quella non si maravigli nè m'imputi per uomo incostante e leggiero; ma allora io scrissi quello che mi parea e ch'io credeva: ma il veder succedere mali effetti, mi fa credere e toccare con mano questo che ora io scrivo. Ed anco m'ho da lamentare di Pierino, [237] che di qui si partì con parecchi fanti, e andò a Camporeggiano a parlar a questi ribaldi, e in quella povera terra, secondo che mi riferîro quelli di Camporeggiano, volse alloggiare a discrezione, e dar lor questa giunta, oltra li danni che aveano patito. Io l'ho detto altre volte e sono stato male inteso, pur io lo dirò anco di nuovo, che la salute di questa terra, senza dare altra spesa a V. Ecc., saria di tenere confinati lungi di qui in perpetuo e in eterno quelli che sono banditi..............

Io sempre scrissi e son per scrivere liberamente a V. Ecc. tutti quanti li andamenti ch'io veggo, sì per mutar proposito, sì ora a lode ed ora a biasimo, secondo li portamenti: ben prego V. Ecc. e li Secretarî, che di quello ch'io scrivo o male o bene mi tengano secreto, chè Dio mi è testimonio, che non affezione, non odio ch'io porti più a l'uno che a l'altro, ma l'amore de la giustizia mi spinge a scrivere e dire quello che accade.

Appresso, questo ferito Capitano de le genti del Sig. Giovannino credo che risanerà: quando è stato un poco meglio io l'ho interrogato da lui solo e da me, e poi ho fatto una nota di quanto m'ha risposto, copia de la quale mando a V. Ecc. Credo che in parte dica il vero e in parte anco lo taccia: non di meno quella può fare congiettura del resto. Io le manderò anco alcuni altri testificati ad agio. Il prete da Soraggio de li Bosi che ad instanza del Commissario di papa Clemente era stato preso, cioè che diede quando venne qui, or ora è morto dopo un mese ch'era stato ammalato. Non [238] ho mancato, poi ch'io son stato qui, ch'io non gli avessi fatto levare li ferri e andare li medici e li parenti, e padre e fratello per sua cura, e fargli tutte quelle provvisioni che mi sian state possibili; tuttavolta è morto, e sta ben morto, perchè era una mala bestia, e teneva in grandissima paura tutto Soraggio, e stuprava uomini, e dava ferite e bastonate, e ogni dì n'avevo reclami. Altro non accade: a V. Ecc. sempre mi raccomando.

Castelnovi, XX iulij 1524.

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