Al Duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Signor mio. Oggi uno mandato da gli uomini di Meschioso mi ha dato una lettera di V. Ecc., per la quale mi commette ch'io lasci a quelli uomini cavare di questa provincia tutte le castagne che hanno côlte ne le selve lor proprie o in quelle che hanno condotte ad affitto. Prima ch'io abbia dato lor licenza, ho voluto avvisare V. Ecc. che questa provincia si truova in gran carestia, chè ora il frumento si vende 20 bolognini il staiolo, assai minore del nostro staro di Ferrara, e le castagne, perchè ne sono state pochissime, sono in più prezzo che sieno ancora state poi ch'io son qui. E già son fatti cinque o sei mercati, che in tutto non è comparso più ch'un sacco di grano. Intorno intorno tutte le tratte son serrate, che da nessun luogo ne può venir granello. Di Lombardia, che forse ne potria venire, non ne compare se non pochissimo; nè anco ce ne verrìa, se non fosse ch'io ho fatto un ordine, che chi porta uno staro di frumento o d'altro grano, può portar fuori due di castagne. Se V. Ecc., inteso che abbia questo ch'io scrivo, sarà pur di volontà ch'io lasci portar fuori le castagne a tutti li sudditi lombardi suoi, io la ubbidirò, ma questa provincia si affamarà di modo che di questo avrà poco obbligo a V. Ecc. Queste proibizioni c'ho fatte sono a mio danno; ma ho preposto l'utile comune al mio, perchè per ordine [203] antico li Commissari pigliano tre quattrini di ogni soma di roba da mangiare che va fuori. V. Ecc. comandi, alla quale mi raccomando.
Castelnovi, 26 novembris 1523.