CXXXVII

Al duca di Ferrara

Ill. ed Ecc. Signor mio. Questa mattina per tempo giunsi a Castelnovo e trovai tutto il paese in grandissima paura, sentendo da questi di Castelnovo, che quasi ognuno aveva fuggita la sua roba. Ritrovai qui circa quattrocento persone forastiere, venute ad instanza qual di Pierino Magnano, qual di Aconzio, e qual di Soardino e qual d'altri, che tutti hanno mostrato buona servitù verso V. Ecc., li nomi particolari de' quali riferirò più ad agio a quella. De la potestarìa di Montefiorino eran venuti circa cinquanta fanti; da molte altre potestarìe de la montagna di Modena e di Reggio aveva avuto risposta a mie lettere, che circa questo avevo lor scritto da Montefiorino, e prometteanmi di mandar subito buona quantità di genti; sicchè s'io non avessi ricuperato quello che avean preso, avevo bona speranza che [227] non mi avrebbono tolto Castelnovo. La mia intenzione era di difendere e non di combattere, finchè da V. Ecc. non avevo risposta, e mi spiacque che ieri li nostri li andâro ad assaltare a Camporeggiano, e rimasero de li nostri morti circa 2, avvenga che si portaro benissimo, e de li nimici sei, benchè di questo il Capitano de la Ragione debbe aver scritto diffusamente a V. Ecc. Oggi di nuovo son venuti due casi per noi ottimi: il primo che li nimici si sono attaccati insieme ed hanno ferito il lor Capitano a morte, del che avendo io avuto spia, avevo fatto porre insieme circa 500 fanti per tornare a Camporeggiano e dar lor dentro; ma in questo tempo è giunto Ser Costantino notaio a Camporeggiano il quale era prigione, e mi ha riferito che Morgante Demino oggi stesso era giunto a Camporeggiano, con XXV cavalli e 60 schioppettieri chiamati dalle genti del Sig. Giovannino, ch'avean fatto che a loro venisse in soccorso, perchè erano stati assediati e fatti quasi prigioni: e il detto Morgante quando vide che aveano minor forza di V. Ecc. fe' loro di male parole, dicendo che questo era senza saputa del Sig. Giovannino, e comandò che lasciasson l'impresa e gli andasson drieto, e fe' liberare il detto Ser Costantino notaio senza nullo [228] ostacolo, e a lui consegnò la rôcca di V. Ecc. e gli raccomandò quel Capitano Todeschino che è ferito a morte, che gli fesse salvare la vita; e così la rôcca è restituita, ed è in man nostra. Io ho subito mandato il Capitano con li balestrieri che vi stia dentro finchè mandi altro, e gli ho comandato che salvi quel Todeschino e lo faccia medicare. Fo pensiero di andare domani ad esaminarlo per intendere chi lo ha fatto venire, chè son certo che è stato chiamato da alcuni de la provincia, tanto più che Ulivo e Nicolao da Pontecchio e due figlioli di Pier Madalena e il Bosatello, e sì il Cornacchia, sono in squadra de li nemici. E qui V. Ecc. mi perdoni, che mi voglio lamentare di lei un poco, chè l'altro dì essendo io a Ferrara e cercando d'una supplicazione fra molte che ve n'erano di segnate in mano di Mess. Bartolomeo di pugno di V. Ecc., ne vidi una ne la quale supplicavano questi due fratelli Ulivo e Nicolao, che oltra gli altri lor delitti commessi in compagnia ad ammazzare quelli poveri conti di San Donnino supplicavano e dimandavan grazia di certo omicidio con tale di che avevan la pace, e la lor supplicazione era stata esaudita alla libera, ed era stata segnata questa proprio nel tempo ch'io ero a Ferrara. A me pare che in ogni cosa di Carfagnini, ed essendo io a Ferrara, dovevo esser domandato di che condizione eran costoro: sed de his satis.

V. Ecc., se un Signor può essere obbligato a un suddito, ha grande obbligo a Morgante Demino perchè si avventura; e se la sua bona fede non ne [229] aiutava, V. Ecc. non so quando fosse mai più per riavere questa rôcca di Camporeggiano, perchè a mio giudicio è la più forte di questo paese, e non merita già di esser tenuta da quella in sì poco conto come ella è, che non vi si debbia tenere dentro che un Capitano dottore con un solo famiglio. Meglio sarìa minar queste rôcche totalmente, che tenerle senza guardia; che oltre che tutti questi uomini si lamentino fin al cielo che V. Ecc. pigli li lor denari, e le rôcche che li potriano difendere da li assassini e da tali novità sieno abbandonate, anco V. Ecc. può credere che non venirà sempre Morgante Demino a farle restituire. Altro non occorre. A V. Ecc. mi raccomando sempre.

Castelnovi, 5 iulij 1524.

Appresso, questi nimici hanno menato con loro alcuni sudditi e servitori di V. Ecc. prigioni. Io ho scritto e pregato Morgante che li facci liberare, se potesse. Degnando V. Ecc. di scrivergliene un'altra, serìa a gran satisfazione del paese. Ancora questi uomini hanno grandissimo sospetto che questi [230] ribaldi.... faccin testa, e non potendo rubar le castella, assassinare le ville. Per questo supplicano a V. S. che non resti di dare la provvisione che pare a quella.

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