Al cardinale Ippolito d'Este
Ill.mo Signor mio. Per eseguire quanto Vostra Signoria mi commette io mi sforzarò di intendere [3] quelle nove che saranno possibili da intendersi, e di giorno in giorno ne terrò avvisata quella. Al presente si parla assai per Ferrara di Beniamin ebreo da Riva che ha fallito di 14 mila ducati che avea da altri ebrei forastieri a guadagno, e questo per avere esso credito col conte Rinaldo Sacrato e col conte Jeronimo Roverella e con altri di qualche migliaro di ducati che non può esigere. A Ferrara sopra di questo si dicono molte ciancie: che è stato il Duca che avendo inteso che avea molti denari di cristiani ad interesse, ha voluto sapere chi sono questi che per suo mezzo prestano ad usura, e ha voluto torgli tutti questi denari che erano di cristiani usurari; e la fama sovvertendo la veritade, dice che'l conte Rinaldo prefato avea su quel banco duemila ducati a guadagno, e così molti altri che si nominano. Pur Marco Marighella, al quale in queste cose si può dar fede, mi ha certificato esser così come prima ho scritto, e m'ha detto ancora che molti argenti di V. S. sono su quel banco; e avvenga che'l signor Duca abbia fatto il salvo condotto a Beniamin, pur non vi sono molto sicuri, perchè un giorno se ne potrebbe fuggire. M'ha detto ancora Marco che stanno in pericolo di fallire de li altri appresso, perchè siamo a un tempo che ciascuno [4] c'ha denari fuora cerca di ritornarseli in borsa.
Per li denari che ha dimandato il Duca in prestito ad alcuni particolari, si teme per la cittade che non segua in generale: anzi ho odito dire, benchè io creda che sia falso, che vuol mettere una colta sul Comune di centomila ducati, e di questo si fanno diversi parlamenti fra il popolo, chè niuno se ne contentaria.
In tutto lo Ferrarese è tristissimo recolto di vino, adeo che vale 14 e 15 lire la castellata: il formento è a 12 bolognini il staro. Quelli che ne hanno da vendere stanno in speranza che debba incarire molto.
Per quanto io ho vedute alcune lettere di alcuni che abitano Adria, in quella terra, e così in tutte quelle ville che sono ne l'estremità del Po e presso la marina, si sta con gran sospetto che crescendo l'acque, Veneziani non li assaglino con l'armata, più presto per robarli e farne preda e strazio per l'odio che ci hanno, che per avere animo di tenerli: [5] e alcuni di detti lochi si hanno già fatto provvisione di case in Ferrara, dove salvino le persone e meglioramenti loro. Ricevuta ch'io ho la lettera della S. V., ho dato a quella questi pochi avvisi qualunque si siano, per non essere imputato di negligenza. Di giorno in giorno starò attento e farò ogni instanza di sapere, e praticarò più alla piazza e alla Corte che dopo la partita di V. S. non facevo; e di ciò che mi verrà a notizia le ne darò avviso. Alla quale, post manuum oscula, humiliter mi raccomando.
Ferrariae, VII septembris MDIX.
Ill. D. V.
Servitor fideliss.,
Ludovicus Ariostus.
Fuori - Ill. o et R. o D. o Domino meo unico
D. o Cardinali Estensi - In Castris Caesareis.