III

Al medesimo

Ill.mo Signor mio. Luni passato per una faccenda di un mio cognato andai a Nonantola dove visitai il Rev. Cesarino, dicendogli che io ero venuto a far reverenza a Sua Sig., perchè mi rendevo certo che se V. S. si fusse ritrovata a Ferrara averia mandato in ogni modo alcuno de' suoi a far tal effetto, [6] e che risapendo poi che ritrovandomi io in loco dove l'avessi potuto fare e fussi mancato, ne averei da V. S. avuto riprensione. Il Cardinale prefato mi fece gratissima accoglienza e carezze assai per amore di V. S., e poi mi disse avere a' dì passati mandato un suo sescalco per visitare in campo V. S., e che dopo la partita di quello mai non ne avea inteso novella e ne dubitava molto, e mi pregò ch'io ne scrivessi a V. S. e ch'io intendessi se quella ne sapeva cosa alcuna. Appresso mi disse di un levorero che aveva inteso che'l Mastro da stalla di V. S. avea bellissimo, mostrando nel dir suo avere desiderio di averlo. Io gli feci intendere che uno del prefato Mastro da stalla avea V. S. a' dì passati donato ad un Spagnolo e dubitavo che fusse quello che era stato a Sua Sig. laudato, perchè altro cane non sapea che fusse del Mastro da stalla di quella bellezza. Egli vide, stando io lì, una mia bracca ch'io avea molto cara per la sua bellezza perchè io la volea da eredi, e me la domandò in dono. Io non gli la seppi negare, benchè me ne dole ancora. Sabato si partì per andare a Roma, e mi lasciò in commissione ch'io lo raccomandassi a V. S. Ill.ma come a suo patrone, con mille parole umane e di servitù, che serìa longo a scrivere. La differenza ch'avea con li uomini di Nonantola, che erano decaduti, ha commesso a Mess. Teodosio Brugia, il quale essendo io lì ha come adattata, che quelli uomini riaveranno le loro investiture pagando singulatim [7] chi assai, chi poco secondo le facoltà e il tempo delle decadute loro; e credo, secondo il principio c'ho visto, che il Cardinale ne trarrà parecchie centinara di ducati.

Venuto in questa terra, ho trovato due Siciliani che hanno avuto campo dal Duca per combattere. Un Marino da la Maitina ha chiamato un Francesco Salamone per provargli di certa causa matrimoniale, di che credo che V. S. sia informata. Quando io credessi che V. S. non la sapesse, me ne informarei meglio e pienamente le ne darei avviso. Vèneri prossimo si dice che combatteranno se seranno d'accordo, ma sino adesso sono in discordia, e questo è che quel Marino ha scritto volere provare a quel Francesco quattro cose: l'una ch'una certa sua nipote o figliastra è moglie di questo Francesco; alla quale Francesco risponde, che questo che la ragione civile o sia canonica può decidere non vole ponere in fortuna di arme. All'altre tre si attacca, che una è che Marino dice che esso pose questo Francesco a dormire con la prefata sua nipote; l'altra che questo Francesco ha malmessi e dilapidati li beni de la prefata; la terza che questo Francesco non avrà ardire di venire in campo perchè [8] è codardo e che è un giudeo. A queste tre querele risponde Francesco, che Marino mente: ma questo Marino par che si attenga alla prima, per la quale Francesco non vuol combattere. Questo è quanto sino a questa sera è successo di questa cosa. Così Ercole il quale fa compagnia a quel Francesco mi ha detto. Di questa cosa che a Ferrara ho trovato di novo, se non fusse per darne a V. S. avviso, avrei poco pensero, verso un'altra che mi dispiace assai, perchè tutto oggi si è andato per li Massari in volta, facendosi comandamento alli cittadini che in termine di due dì ognuno abbia portato al Tesorero del Comune li denari che gli toccano de la colta imposta novamente per il Duca, come se tutti fussimo bancheri che avessimo denari in cassa. E tutto il popolo dal maggiore al minore dice male e peggio; e io ho odito dire da alcuno che se V. S. fusse in questa terra, non seriano queste cose; e che poi che quella ha adattati li fatti del Duca col Re di Francia e con l'Imperatore, serìa necessario anco che tornasse a Ferrara per adattare le cose del popolo col Duca. Oltra questa colta è stata imposta sopra li feudatarî un'altra gravezza, che è circa il quarto de la intrata. Io chiamo feudatarî tutti quelli che riconoscono roba de la casa da Este; ma questa non appartene a me perchè non ho roba di tal sorte; ma se io ne avessi non mi gravaria già a pagare. Nanti ch'io andassi a Nonantola, un dì vidi un tumulto di contadini che si lamentavano a M. Antonio di Costabili di infiniti lavoreri che ogni dì multiplicavano, [9] e minacciavano di fuggirsi di Ferrarese; e odii un nodaro d'argini che attestava che de la sua guardia n'erano già fuggite tre o quattro famiglie. Per Ferrara si ragiona, ma noi dico già ch'io lo sappia certo, pur si dice publicamente, che a questo Natale Mes. Antonio serà casso del giudicato de' Savi, e in suo loco andarà Benedetto Brugia. Quelli che credono che tal cosa abbia a succedere estimano da lungi a che effetto serà fatta. Io scrivo cose di fastidio a V. S. perchè non ho da piacere: alla quale humiliter mi raccomando.

Ferrarie, XXII octob. MDIX.

Ill. et R. D. V.

Servitor fidelis,

Ludovicus Ariostus.

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