LVI

Agli Anziani della Repubblica di Lucca

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Li uomini di Valico mi hanno pregato ch'io facci opera d'impetrare grazia appresso V. S. per uno delli suoi detto Belgrado, che è prigione di quelle. Quello che detto Belgrado abbia fatto di male di nuovo, non m'hanno saputo dire, se non ch'è imputato d'aver voluto puorre taglia a certi di ch'io non so il nome, e in sua escusa mi allegano che questi tali erano debitori di lui; e più presto ha cercato per quella via che ha potuto di avere il suo, che egli avesse intenzione di volere quello che non gli apparteneva. Questo atto, ancora che sia violenza, chè non è licito ad alcuno farsi da sè ragione, pure merita, intercedendo persona quale io mi reputo di essere appresso V. S., per l'affezione e lo amore ch'io li porto, di esserli usato indulgenza e perdonanza; e così quanto so e posso, e prego e supplico V. S.: e se ben per li tempi passati questo Belgrado è stato alquanto più gagliardo a danno delli sudditi di V. S. e a difesa delli suoi di Valico in quelle differenze tra Valico e Cardoso, prego quelle che adesso non voglino ritoccare quelle piaghe che già più giorni dovrebbero essere salde, e così voglino rimettere ogni passata ingiuria, ch'io ne averò a V. S. perpetuo obbligo, e lo accumulerò appresso alli altri molti ch'i' li ho; e so che [105] al mio illustrissimo signore quelle faranno gran piacere: in buona grazia delle quali mi raccomando.

Castelnovi, 18 aprilis 1523.

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