Al duca di Ferrara
Ill.mo et Ecc.mo Signor mio. Circa a quanto V.a S.ria mi scrive, che non le pare che s'abbiano a far quelli fanti nè quelli battaglioni, mi rimetto al miglior parere di quella: mi pare però strano che li forestieri vengano con li banditi di questa provincia in ottanta e in cento ad ardere e amazzare e saccheggiare il paese, e non sia modo di risponderli. S'io m'avessi saputo imaginare meglior rimedio io l'averei proposto. Circa il porre quella taglia, mi par d'aver scritto che in quel consiglio di Camporeggiano non solo non fu concluso di porla, ma nè anco fu permesso che si ponesse a partito, e che quando io mandai per torre le fave, tutti catervatim si levaron di consiglio, ma che gli Otto che mi sedevano più appresso mi dissero che io authoritate propria la mettessi, e che poi io la facessi pagare alla sua Vicarìa, licet la maggior parte repugnasse poi; e mi dissero appresso che sarìa buono ch'io avessi di questo una commissione da V.a Ecc.a acciò che gagliardamente io la potessi eseguire, sicchè mi parrebbe che fosse buono che V.a Ecc.a mi commettesse per una sua che per una grida [116] da parte sua io mettessi taglia di dieci ducati sopra ciascuno di questi banditi che sono stati assassini, e che poi io la facessi pagare comunamente a tutta questa provincia, cum sit che non debbano aggravarsine essendo per tornare in tanto utile loro quanto sarebbe estirpando questi ribaldi del paese. Io son ben certo che ancora che quelli Otto mi dicessino così, che serà fatica che lo vogliano fare e verranno a querelarsine a Ferrara. Io avevo proposto di far li battaglioni a questo effetto, che quando accade simile cosa, che forse è per accadere più presto e più spesso che V.a Ecc.a non pensa, e che montando io a cavallo per obstarli, avessi subito chi mi seguisse, chè mentre io comando li Comuni che mi vengan dietro, l'un guarda l'altro, e chi dice che non ha armi e chi trova altra scusa, e se pur vengono, la cosa va in lungo di modo che li banditi han tempo di far li lor disegni e di partirsi a salvamento. S'anco quando tali cose accadono voglio ricorrere per aiuto dal Commissario di Sestola, non può la venuta esser sì presta nè sì segreta che i banditi non abbian tempo di far ciò che vogliono. Quando io non avessi dubitato di errare, averei avuto il modo di pigliare o di tagliare a pezzi tutti questi ribaldi e la sua compagnia, imperò che Domenico di Amorotto m'ha fatto per sue lettere intendere che ogni volta che costoro si riducano o a Dallo o a Pontecchio dove è il lor nido, io lo avvisi e gli dia termine dui o tre dì, che verrà con trecento compagni lor da un canto, sì che con ogni poco di gente con che io mi movessi dall'altro [117] canto, sarei atto a amazzarli o farli dare in mano del lor nimico che li amazzasse. Io ho accettato la profferta e risposto che quando sia il tempo lo avviserò: pur non lo farei senza saputa e commissione di V.a Ecc.a, nè mi parrebbe male, quando non si può fare altrimenti, d'imitar Cristo che disse de inimicis meis cum inimicis meis vendicabo me; avvenga ch'io non abbia Domenico per inimico di quella, se alle lettere sue si può dar fede, che mi scrive che per V.a Ecc.a è per porre la roba e la vita propria. Supplico quella che circa questo mi risponda acciò che tornando questi ladroni o che io non perdessi tanta occasione quanta sarìa di pigliarli o d'amazzarli, o che io credendo di far bene non facessi cosa contro la volontà di quella.
Se non fosse che pur ho speranza o per una via o per un'altra di avere di questi ribaldi alcuno nelle mani, già avrei mandato a torre quelli cavalli e fanti che sono in Frignano e avrei fatto ardere e spianare le lor case; ma perchè questa vendetta contro le case si può fare da ogni tempo, mi pare che sia meglio attendere e far ogni pruova d'aver li banditi o alcun di essi in mano. E m'è dato intenzione per certe spie c'ho messo che n'averò qualcuno. Io attenderò qualche giorno e poi manderò a chiamare quelli cavalli e farò quanto da V.a Ecc.a ho in commissione; ma non so però quanto tempo li detti cavalli sieno per stare in Frignano, che già non vorrei mentre ch'io diferisco a farli venire da questa parte fossino richiamati a Ferrara, e quando io li volessi poi che mi fossino lontani: per questo [118] mi parria ben fatto che se non avessino più da fare in Frignano, che quando fossino per tornare a Ferrara più presto venissero a stare qualche giorno in questa provincia al medesimo modo che stanno in Frignano: pur mi rimetto al parer di V.a Ecc.a
Circa a quanto quella mi commette, che io non condanni questi Comuni c'hanno dato ricapito alli banditi secondo che meritano in effetto; che se li nostri balestrieri vanno da luogo a luogo non gli dariano un boccal di vino, nè pur un'abbracciata di paglia, e alli banditi portano incontro la vittovaglia senza esser richiesti; io farò quanto V.a Ecc.a mi commette da qui innanzi, ma la commissione è giunta tardi per quelli del Poggio che già ho condennati 200 ducati per non avere voluto seguitare il Capitano de li balestrieri: pur la condennagione non è a libro, la qual ho fatta grande sì per terrore degli altri sì anco per più facilmente indurli a pagar il cavallo del balestriero: e sebben gli avessi condennati, non era però ch'io non credessi che V.a Ecc.a avesse loro a far grazia, ma fra tutti almeno erano buoni senza molta contradizione a pagare il cavallo e l'interesse del Capitano ferito, chè se V.a Ecc.a permette che questo povero balestriero resti in danno, tutti gli altri si faranno restii di andare in luogo dove siano a risco di perdere, e questi villani si faranno ogni dì più insolenti.
Circa a quel prete che V.a Ecc.a mi commette ch'io lo rimetta al Vescovo, la mia lettera non è stata ben intesa. Sappia V.a Ecc.a che questa provincia di Grafagnana è subietta in spiritualibus a [119] dui Vescovi: la Vicarìa di Castelnovo e di Trassilico al Vescovo di Lucca, quella di Camporeggiano al Vescovo di Luna; e perchè, come altre volte credo aver scritto, li peggiori e li più parziali di questo paese sono li preti, essendo io a questi giorni a Ferrara, procurai d'aver lettere di V.a Sig.ria l'una direttiva a l'un Vescovo e l'altra a l'altro. Quel di Lucca si è trovato essere a Milano e ancora non ho avuto risposta, quel di Luna rispose la lettera che ha veduto V.a Ecc.a Al qual Vescovo di Luna non mi accade al presente di rimetterli alcun prete ne le mani perchè non ho alcuno ne la sua diocesi che abbia fallito; ma in omnem eventum gli avevo domandato quella potestade perchè non può star troppo a scoprirsene qualcheuno. Quel prete Job figliuolo di Ser Evangelista, del quale mi son doluto con V.a Ecc.a, che senza aver fatto pace con le donne offese voleva sotto questa ombra di esser prete star in questa terra, è subietto al Vescovo di Lucca, e lui non ho a chi rimettere perchè il Vescovo non c'è: il suo Vicario credo ci sia, ma della ragione che faranno, senza farne altra pruova, ne sono chiarissimo, che già ho l'esempio di quello che fu fatto a prete Matteo ch'io rimessi lor nelle mani, il quale aveva ferito uno officiale di V.a Ecc.a e fatto omicidii e mille altri delitti e non fu pur messo in prigione. Io voglio di nuovo pur dire anco quattro parole circa questo prete Job, poi V.a Ecc.a terminerà [120] quello che le parrà. Credo che sia stato fatto intendere a quella che ha fatto ingiuria a una puttana, e per questo paia che sia cosa da passarsene leggiermente. V.a Sig.ria intenda che la violenza c'hanno patite queste donne si arreca fra gli altri a grandissima ingiuria uno cittadino qui detto Acconcio delli più ricchi e di più parentado e di più credito di questo luogo, imperò ch'esso, a parlar chiaramente è innamorato in questa giovine e l'ha segretamente a suo comando, e di questa cosa era per farne dimostrazione di mala sorte, e tanto più che lui è di fazione contraria a ser Evangelista e le inimicizie e parti di questa terra cominciaro fra queste due case e il detto Acconcio reputa per suo dispetto, più che per altra causa, quelle donne sieno state violentate e battute....
Castelnovi, 2 maii 1523.