Al Duca di Ferrara
Ill.o ed Ecc.o Signor mio. Io mi trovo avere questo Moro di Pellegrino dal Sillico in prigione, contra il quale di commissione di V. Ecc. il Capitano ha processo e procede: prima per aver sempre dato ricapito a' suoi fratelli banditi e ad alcun'altri pur banditi e assassini, come a quelli che insieme con un suo fratello detto Giulianetto assassinâro quel prete pisano e gli tolsero cento ducati, alla restituzione de li quali è stato gravato il Comune di Cicerana: appresso gli procede contra per essere caduto per le mie gride in disgrazia di V. Ecc. ed in confiscazione di tutti li suoi beni, per essere ito con genti e banditi e altra sorte in Lombardia in aiuto di una di quelle parti: appresso gli procede per essersi trovato al Poggio, terra di V. S., in compagnia di alcuni che amazzâro uno suddito [129] di quella. Le prime due inquisizioni confessa de plano: questa ultima, ancora che confessi che insieme con quelli che feron tal omicidio (li quali dice che ritrovò tra via) esso entrò in la terra del Poggio, e anco si partì quasi in un tempo con loro; pur niega che di tale omicidio esso fosse consenziente: quod quomodocumque sit vel futurum sit, questi che hanno la protezion sua sono per supplicare a V. Ecc. e domandarli grazia, e apparecchiano a tutte queste imputazioni escuse accettabili. Se Vostra Ecc. per qualche rispetto è per esaudirli, io non sono per pregarla per il contrario: solo voglio ricordarle che fra ogni grazia che sia per farli, si ricordi che questo povero Comune di Cicerana non resti nel danno de li cento ducati c'ha pagati al prete pisano: chè se a V. Ecc. è paruto giusto che essi uomini, per aver tollerato che ne la lor terra questi banditi e assassini si sieno alloggiati, debbiano pagare li suoi danni al prete, tanto è più giusto che questo Moro, per averli alloggiati in casa sua o sia di sua mogliere malgrado di quel Comune, sodisfaccia ogni pena che per sua causa ha patito quel Comune; nè può allegare alcuna escusa che contra sua volontà sieno stati in quella, la quale per ragione de le mogliere è comune tra lui e suo fratello Giulianetto, cum sit che parimente è caduto alla medesima pena per essere ito cento volte e praticato mille con essi banditi, che per ogni volta e per ogni bandito è sempre caduto alla pena di cinquanta ducati: e perchè V. Ecc. ne sia ben chiara, le mando la copia de le gride.
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Ancora voglio raccordare a quella che, facendoli grazia del resto, voglia per quiete di questo paese fare che, volendo uscire di prigione, dia sicurtà sufficiente che per un anno o per due non venirà in questa provincia; ed anco se paresse onesto a V. Ecc. che desse sicurtà per li fratelli banditi, che fin che V. Ecc. non facesse lor grazia non avessino a venire in questo paese, serìa a mio giudicio la salute e il riposo di questa ducale provincia. A me basta di proporre quello che mi pare che fosse ben fatto: di V. Ecc. è poi in disposizione di comandare quanto le pare: in buona grazia de la quale mi raccomando.
Castelnovi, 28 maii 1523.