LXXVI

A messer Lorenzo Pandolfini, potestà di Barga

Magnifice et clarissime tanquam frater honorande. Un famiglio qui de' frati di San Francesco venendo ieri da Lucca, tra nona e vespero, sul piano di Barga, dove si dice il Sasso di Menante, fu assaltato da tre; de li quali, uno era di 18 anni in circa con un giubbarello di pignolato negro stracciato, berretta nera, e con calze da mezza coscia in giù, verdi; uno di 25 anni in circa, con un giubbone di pignolato bigio, con calzoni larghi di tela bianca e berretta nera; l'altro con una barba rossa da orecchie, e con un colletto di coiame; li quali, prima quel più giovane gli lanciò una partesanella, e gli ferì un muletto, sopra qual era, ne la groppa assai [135] in profondo; e poi lo presero, e gli tolsero certo poco di taffetà che portava ad uno di questa terra e certe altre robe non di molta valuta: e perchè Vostra Magnificenza, ancora che sia nuova in l'officio, può aver inteso li assassinamenti che ogni dì si fanno qui d'intorno, nè io sono atto a provvederli, perchè fatto c'hanno il male si riducono or sul territorio de' Signori Fiorentini, ora de' Lucchesi; e appresso questi malfattori vanno le più volte in più compagnia, che non sono li balestrieri ch'io tengo qui per mia guardia; e per quanto intendo la maggior parte di questi sono da Somma Cologna e da Barga, che vengono e fanno il male, e poi fuggono a casa: siccome anco pochi dì sono ch'io scrissi al precessor di Vostra Magnificenza di uno assassinamento che costì alla Barca avevan fatto ad un poveretto di questa ducale provincia, alcuni pur da Barga e da Somma Cologna, che gli tolsero un par di buoi e una cavalla e panni e denari, e mai di quella mia lettera ho avuto risposta, con tutto ch'io gli avvisassi il nome di molti di quelli che s'erano trovati a far tale assassinamento. Ora se a tanti mali non si piglia riparo, dubito che non solo li viandanti e uomini del paese che vanno a lavorare fuori non saranno sicuri, ma nè noi ufficiali ancora saremo sicuri ne le terre e ne le rôcche. A' dì passati feci fare una grida per parte del mio Ill.mo Signore, che nessuno di questa ducale provincia, sotto pena de la disgrazia [136] di Sua Eccellenza e de la confiscazione di tutti li suoi beni, non ardisse di venire in armata nè altrimente a far danno ne le terre de li eccelsi Signori Fiorentini: e perchè lo Ill.mo Signor mio mi avea dato questa commissione, pensavo che la medesima grida fosse stata fatta ne le terre de' prefati eccelsi Signori. Che la sia o non sia stata fatta non so; so bene che molti di tutte coteste terre ogni dì vengono in armata, in compagnia d'altri ribaldi di questo paese, e fanno in questa nostra provincia cose di mala sorte. Ho voluto fare questo poco preambolo a V. M., acciò che quando quella sia d'animo che questi tristi si castighino dovunque si truovino o ne le nostre o ne le vostre terre, e anco de' signori Lucchesi; che per quanto mi scrivono sono assai bene disposti per assicurare le strade e il paese; potiamo scrivere l'un l'altro, e dar buono ordine, acciò che non stiamo qui totalmente inutili. Oggi ho avuto una di Vostra Magnificenza, per la quale mi raccomanda quella povera vedova. Io non mancherò di far che 'l Capitano, del quale è ordinario officio, gli amministri giustizia, remosse le lunghezze e cavillazioni, e anche io per amor di V. M. mi interporrò per intender che non le sia fatto torto; e a quella mi offero e raccomando.

Castelnovi, 29 maii 1523.

Ludovicus Ariostus

Ducalis Carfignanae Commissarius generalis etc.

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