Ai medesimi
Magnifici etc. A' dì passati io scrissi a V. S. in raccomandazione di quello poveretto di Belgrado ritenuto nelle loro forze, e so che dal mio illustrissimo signore fu loro scritto; e forse a tali preghi quelle si sono inclinate a non lo fare morire; di che io particolarmente ne referisco loro grazie. Resta, perchè questi suoi parenti mi dicono che, quando esso desse sicurtà di non offendere mai alcuno suddito di V. S., che esse lo libereriano ancora dalla prigionia; ma perchè la pagarìa che quelle vorriano che desse è molto grande ed eccede la facoltà di lui, e perchè esso si trova preso e' non è chi possa fare per lui, vorrei ancora da quelle grazia di due cose: e così le supplico che siano contente di concedermele: una, che domandasseno a Belgrado una pagaria di qualità conveniente al grado suo e che esso potesse dare; l'altra, che lasciando esso in forza di V. S. uno suo figliuolo per statico, fusseno contente di lasciarlo, tanto che potesse procurare e procacciarsi di persone che entrassino in pagarìa per lui. Mi parria ancora, quando paresse a V. S. che fusse onesto, che poi che esso ha da promettere di non offendere mai alcuno del dominio di [134] V. S., che esso ancora per quella via fusse cauteggiato di non essere dalli sudditi di quelle offeso; chè non saria licito che altri potesse nuocere a lui, ed esso fosse legato, sì che non si potesse difendere. Pur mi confido in V. S. che sono giustissime, che non faranno cosa fuori di ragione: in buona grazia delle quali mi raccomando.
Oggi ho per una di V. S. visto quanto esse mi rispondono circa a quanto li aveva scritto delli sali, e inteso il pericolo che abbiamo appresso della peste: non manca nè mancherà premure per farli ogni buona provvisione. Acconcio verrà a trattare la cosa dei sali con V. S.
Castelnovi, 29 maii 1523.