Agli Anziani della Repubblica di Lucca
Magnifici etc. A questi giorni ebbi una di V. S. in raccomandazione di alcuni padri di S. Agostino, alli quali sono molestate e rubate alcune terre da uno Streglia dal Silico; e pare che in quella V. S. [138] abbino ricordo, che per un'altra mia io permettessi di mandare per li fratelli di detto Streglia, perchè sodasseno e assecurasseno detti padri. Quello ch'io scrivessi non so, perchè non servo le copie delle lettere, e non ho tanta memoria che io mi ricordi tutto quello che ho fatto. Potria essere che io avessi scritto; ma s'io scrissi così, fu mio errore, perchè sono pochi delli detti fratelli che non siano banditi o condennati: e s'io potessi averli in le mani, averei da castigarli di maggiore fallo che di questo; ma essi sono più forti in questo paese che non sono io. È vero che io ne ho uno in prigione, il quale, quantunque io non creda che sia buono, pure è il manco cattivo delli altri. Se li detti padri manderanno o costituiranno in questa terra uno per loro, io manderò uno comandamento a questi fratelli che non debbino molestare sotto qualunque pena dette terre: se compariranno, saria ben fatto che fusse qui chi dicesse la ragione delli frati; e di ragione non mancherò loro, purchè la forza non possa più che la ragione: ma se V. S. vorranno aiutare questi padri, li potranno aiutare con fatti, dandomi un giorno modo di avere questi ribaldi nelle mani; altramente la ragione si potrà dire ma non fare, nè solo in le terre di questa ducale provincia, ma anche in quelle di V. S.; chè d'ogni cosa mi paiono li assassini signori, e non il mio illustrissimo, nè voi magnifici signori: in buona grazia delli quali mi raccomando sempre.
Castelnovi, 4 iunii 1523.
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