LXXIX

Ai medesimi

Magnifici etc. Prego di nuovo V. S. che siano contente di fare rilassare quello povero uomo dalle Fabriche, che ad istanza delli uomini di Gello è stato costì a Lucca ritenuto per le 15 lire ch'essi pretendono di dovere avere ogni anno da quel comune delle Fabriche, secondo la stima che messer Piero Antonio da Mercatello, per la parte dello illustrissimo duca Ercole di bona memoria, diede insieme col commissario di V. S.; e perchè, come per una copia di una lettera dello illustrissimo signore presente quelle hanno potuto vedere, che sua Eccellenza non si contenta di tale stima, io ne avevo scritto a quella, e circa a questo mi significasse come io mi avessi a governare, e perchè dal figlio e da chi è rimaso in suo loco mi è fatto intendere, che di tal cosa fino alla tornata di sua Eccellenza non si ponno risolvere, la quale tornata non sarà ancora fra X giorni, e mi commetteno ch'io preghi V. S. che faccino rilassare il prigione; perchè mi certificano che sua Eccellenza alla sua tornata ne scriverà a V. S., nè si partirà dalle cose oneste e dal dovere, e si rendeno certi che V. S. e sua Eccellenza rimarrete d'accordio: pertanto io replico questa e prego di nuovo quelle, che faccino rilassare il detto prigione, e amicabilmente e non per via di represaglia vogliano vedere e difendere le loro ragioni e delli loro uomini, acciò che non diano [140] materia alli nostri di difendersi per le vie medesime; perchè quando li nostri facesseno qualche cosa simile, so che dispiacerebbe allo illustrissimo mio signore: pure non potria fare che non fusse fatto. Io, che sono servitore di quelle, vorrei vedere che tali differenze fusseno trattate più presto per amore che per violenza e ingiuria. Alle quali mi raccomando.

Castelnovi, 5 iunii 1523.

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