XLVIII

Agli Otto di Pratica in Firenze

Magnifici et excelsi domini mihi observandissimi. È accaduto ch'uno, detto il Pretaccio da Barga, suddito di Vostre Eccellenze, aveva per un suo figliolo domandata per moglie una fanciulla di questa terra, ed eragli da li tutori stata promessa. E mentre che si veniva ordinando per fare il sponsalizio, la fanciulla, nescio quo spiritu ducta, è intrata in un monasterio che abbiamo qui, dell'ordine di San Francesco, ed èssi fatta vestir suora. Ma prima che si sia vestita, io insieme con tutori e parenti di lei ho fatto ogni opera possibile per rimoverla di questa opinione e far che 'l parentato segua; ma non l'ho potuto ottenere. Per questo il Pretaccio non riman soddisfatto, e vorrebbe per violenza avere costei, e minaccia alli tutori e alle monache grandemente. Io me ne sono doluto col capitano di Barga, e sua Magnificenza me n'ha dato assai giustificata e conveniente risposta; ma non è restato però, che questa notte passata il Pretaccio non sia venuto per mezzo li borghi di Castelnuovo con più di 50 compagni armati, e ito ad una possessione qui presso de la fanciulla, e se ne dimostra come padrone: ed ècci fin a quest'ora. Io l'ho fatto ammonire che se ne levi subito. Non so quello che seguirà. Mi è parso di ricorrere a Vostre Eccellenze, e pregarle che si degnino di scrivere subito e d'operare in modo che questo suo suddito desista da usare violenza, e segua [89] li modi de la ragione, acciò che costui non sia causa di attaccare alcuna nimicizia fra li sudditi del mio Ill.mo Signore e quelli di Vostre Eccellenze, dove credo che la volontà de li Signori sia bene unita e ottimamente disposta l'uno verso l'altro: e in bona grazia di Vostre Eccellenze mi raccomando sempre.

Castelnovi Grafagnanae, 7 ianuarii 1523.

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