XXXII

Al duca di Ferrara

Ill. ed Ecc. Sign. mio. Oltra quello che per un'altra mia ho scritto a V. Ecc. circa i disordini che sono in questo paese, alli quali senza l'aiuto di quella non è possibile, non avendo più forza di quello ch'io m'abbia, io possa rimediare; benchè non manco di tutti quelli rimedî ch'io posso: prima ho fatto fare contra li assassini di Pontecchio e suoi seguaci (tra quali è quel Battistino Magnano, il quale fu causa de la discordia tra quelli di Barga e di questa terra) una grida, de la quale mando a V. Ecc. qui inclusa la copia, acciò che a quella piaccia di confermarmela per sue lettere: e appresso [53] ho scritto al Commissario fiorentino da Fivizzano e alli Signori Lucchesi acciò che tutti insieme mettiamo in ordine una bella caccia, sicchè da ogni banda si dia addosso a questi ladri, li quali tuttavia non cessano di far ogni dì assassinamenti e por taglie a chi lor pare, e hanno ardimento di mandare a dire a gli uomini qui di Castelnovo, che se non mandano loro certi denari che domandano, li verranno a tagliare a pezzi fin in questo Castello: e forse avriano ardire di farlo, perchè hanno chi fa lor spalle e li nutrisce e difende. E perchè V. Ecc. conosca ch'io non m'inganno in tutto, le mando similmente qui incluso una lettera che oggi mi è venuta in mani, voglio dire la copia d'una lettera che scrive Bastiano Coiaio a questi banditi del Silico, il quale Bastiano è, come per un'altra mia ho scritto a V. Ecc., il consigliere e guidatore de la fazione di Pierino, e in casa del quale li banditi spesso si riducono a consiglio, come ne sono esaminati testimonî appresso il Capitano qui. E acciò che V. Ecc. intenda il tenore della lettera, quella sappia, che quel dì proprio ch'io giunsi qui fu tolto un mulo a Camporeggiano e trafugato a Cicerana in mano del Moro dal Silico, il quale è fratello di quelli che ammazzâro Ser Ferdiano, ed esso ancora per altre cause ha bando: tuttavia sta nel paese, e tiene la Rocca di Cicerana. Colui a chi fu tolto il mulo è stato ritenuto a non venire a lamentarsi a me, parte con minaccie, parte con promissione di fargli restituire il mulo. Oggi si condusse a Bastiano Coiaio il quale gli ha fatto la lettera della [54] quale io mando la copia; ma prima ch'abbia dato la lettera è stato indotto venire a me, e io gli ho dato giuramento quella lettera essere di mano di Bastiano e che esso glie l'ha veduta scrivere, e poi n'ho fatto la copia, la quale io mando acciò che V. Ecc. conosca che esso Bastiano ed Evangelista, che sono partesani e consiglieri di Pierino, sono quelli che aiutano e consigliano questi banditi; e chi li levasse di questa terra insieme al loro capo Pierino la risanerebbe, come chi ne levasse tutto il morbo.

Questa è la copia de la lettera:

«Adì 13 di sett. 1522.

«Moro. Io sì ho visto li conti fra Bastiano Catucio e quelli di Pierlenzo, in modo ch'io vedo che quelli di Pierlenzo si hanno torto, sicchè pertanto egli diceva che voleva andare dal Commissario e io non ho volsuto per onor tuo, perchè il mulo l'avete in le man vostre; e per tanto a me pare che per mezzo tuo tu gli facci rendere il suo mulo in ogni modo, senza fargli pagar nulla; e questo sia l'onor di noi: e se gli voleva por taglia, non lo doveva menar costì in le man vostre: pertanto fatelo sùbito; se non voi avrete un comandamento di renderlo, perchè qua si dice che voi l'avete in le mani. Appresso farete quanto Giorgino vi dirà, e fate che non sia fallo perchè a Ser Evangelista e a tutti noi ci pare che lo facciate e sùbito. De l'altre cose io vi terrò avvisato [55] per il mio mezzadro del tutto. A me pare che voi dobbiate dare il mulo a Giorgino; e non sia fallo, perchè a noi serà vergogna grande: e se quelli di Pierlenzo credono aver nulla da Ser Bastiano Catucio, facciami intendere sue ragioni, e poi lasci fare a me.

«Bastiano Coiaio, in Castelnovo.»

Questa è la copia de la lettera, sopra la quale V. Ecc. faccia quel giudicio che le pare; e a questa e a molt'altre cose pertinenti a questa provincia supplico che faccia quella provvisione che le pare più espediente: in buona grazia de la quale umilmente mi raccomando.

Castelnovi, XII sept. 1522.

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