A Lorenzo Strozzi
in Firenze.
Magnifico M.r Lorenzo mio onorand.o Con mio gran dispiacere mi ha detto Goro da parte vostra ch'io faccia provisione di mandar a torre mie figliuole, altrimente voi me le manderete infin qui. Io non so chi vi mova a dir questo, perchè se quel monasterio ove sono ha mal governo, la colpa non è mia: e se Tito lor padre vi le messe quando eran più fanciulle, lo fece contra mia volontà; ma esso poteva sforzare me e loro insieme, chè sempre io dubitai di questo che ora mi avviene, che seriano [320] allevate con poco timore e non com'erano state allevate da me insino a quel dì e siccome io allevai l'altra che qui mi rimase, la quale poi ho messa per mezzo della Regina di Napoli che sta a Ferrara in un monasterio in Mantoana, il quale è stato fondato da Madonna Antonia sorella di detta Regina: e per la bona creanza che avea avuta quella fanciulla da me, vi andò e vi sta volentieri e ogni volta ch'i'ho novella di lei ne ho grandissima consolazione. Ma ben tutto il contrario mi accadde di queste altre due, che sempre ho da sentire di loro cosa che mi dispiace, e tanto più mi dispiace quanto vi posso meno pigliar rimedio, chè se io fussi stata più appresso non arieno l'arroganza di dire e di fare a lor senno come hanno, e molte volte mi serei transferita a Fiorenza se io avessi possuto; ma parte il non avere il modo, e parte il non aver compagnia con chi io possa venir con mio onore, mi ha ritenuta contra la mia volontà: e sarei venuta con Madonna Costanza Salviata, ma la mia disgrazia volse che mi trovava in letto inferma, come vi può sua Signoria render vera testimonianza. Ma se io dovessi ruinarmi di questo poco che mi resta e venir sola, delibero ogni modo di venir questa prossima quaresima; e benchè io creda che la mia venuta serà di poco utile perchè hanno già presa la briglia con li denti e bisognarìa maggior prudenzia e maggior autorità della mia a reprimer l'audacia nella quale sono infistolite per il mal governo che hanno avuto: non di meno io farò a loro e a tutti li altri cognoscere che non hanno da sperar alcuna [321] cosa meglio per tornare a Ferrara, perchè di quel di suo padre non rimase tanto che avesse potuto a me e ad essi figliuoli far le spese tutto uno anno. E perchè Goro mi ha detto ancora che voi e alcuni altri avete opinione che Tito si ritrovasse gran quantità di denari, Dio volesse che fosse stato il vero, ch'io non arei patito li disagi che ho patito e patisco tuttavia, e averei potuto locar meglio la mia brigata che io non ho fatto e non arei consumato dieci anni del fiore della mia etade, come ho fatto in viduità, subietta a mille iudicii temerari, come spesso accade alle povere forastiere che non hanno da sè nè hanno parenti a chi rivolgersi; ma Mess. Guido Strozza è bonissimo testimonio se io trovai quantità di denari a Tito, che mentre il poveretto era amalato, esso ebbe la chiave di ciò che era in casa, e sa che non ci trovò tanti denari che lo potesse far seppellire senza il suo aiuto, e sa quante massarizie di casa mi fu forza a vendere se io volsi pagare la cera della sepoltura e quello che si era tolto dalla speciaria per la sua infermità; ed esso e Madonna Simona sua mogliere sanno quello che mi hanno dato e danno tuttavia, chè se essi non fussino non so come avessi possuto vivere e come allevare la povera famiglia che mi era rimasa: chè se io avessi avuto da me, non sarei stata così da poco ch'io avessi voluto andare alla mercede di altri. E perchè mie figliuole non stimino ch'io abbia tanta roba in casa che vendendola si possan cavare le doti da maritarle, io mando loro lo inventario di tutto quello che io mi trovo [322] del loro padre. Ora lo esaminino e veggano se fra sei che sono, partendo questa roba, se ne può cavare tanto tesoro che elle si possino maritare o intrare in uno monasterio che lor piaccia più di questo ove la lor disgrazia e la poca prudenzia del padre le fece intrare. A quanto Goro mi ha detto, che voi le manderete in qua, rispondo ch'io credo che Goro abbia detto più che non avea commissione da voi; pure se vi par vergogna che essendo elle delli Strozzi voi ve le veggiate in su gli occhi in un monasterio che non ha quel governo che serìa conveniente, pensate che nè anco questi altri Strozzi da Ferrara vorranno questa vergogna che serìa molto maggiore della vostra, che fusson cavate d'un monasterio da Fiorenza e mandate a Ferrara, perchè tutto il mondo dirìa che per qualche loro gran fallo fusson rimandate a casa. E messer Guido dice che se voi le manderete, ben saranno qui delli cavalli da rimandarle indrieto: ma, come ho detto, non credo che siate per far questo, chè se lo onore di casa vostra vi move, serà molto più onore a pigliarvi cura, avendo come avete il Papa parente ed amico, di far metter l'osservanzia, vogliano o non vogliano quelle monache, e dar loro miglior governo. Questo mi par che serà più vostro onore che di fare a me questa ingiuria e questo scorno, che non credo di averlo meritato con voi, nè anco Tito lo meritò che alla sua memoria poniate questa macchia, nè anco li Strozzi di questa terra debbono essere in sì poco conto appresso di voi che debbiate lor fare questo dispiacere. E se [323] mie figliuole seranno renitente ad accettar la osservanzia o a far alcun'altra opera, ben sono delle carceri e delli altri modi da castigarle, meglio ora che sono donne fatte che non sono state castigate da fanciulle. Io vi prego cogli altri Strozzi insieme che abbiate compassione a queste povere orfane, se bene esse non cognoschino il suo bene nè il suo male, perchè levandole donde ora sono, sereste causa che andassino al disonore del mondo. Se voi sapessi il grado e le necessitadi in ch'io mi trovo avereste a me compassione ancora; e mi vi raccomando.
In Ferrara, a li 5 di ottobre 1525.
Alessandra Strozza.
Fuori - Al Mag. co mio onor. mo Mess. Lorenzo Strozzi, in Firenze.