Al medesimo
Magnifico messer Giovanfrancesco mio onorando. Per lo messo di Vostra Signoria ho avute tutte quelle cose ch'ella mi scrive di mandarmi per lui. E prima, circa i danari, ho fatto che ser Iacomo Ziponaro gli ha portati al mercadante, e satisfattolo, e fattosi render lo scritto, il quale vi rimando; ed esso ser Iacomo di questo scriverà a V. S. più a pieno. Circa la corona e le perle e le altre cose [336] che 'l vostro messo dovea portare a Lugo a madonna Leona, ci è parato di non lasciarle andar più inante; perchè Lugo si trova da questo tempo tutto allagato dintorno, e non vi può andare se non chi molto sia pratico della strada, e molto peggio persona a cavallo: e oltre a questo, tutto il paese è pieno di cavalli e di fanteria dell'imperatore, [337] che starebbe a pericolo di essere rubato. Io ho mandate le lettere: le cose ho ritenute appresso di me, cioè il zebelino, la corona, le perle da orecchie, le pantofole e l'ufficio. Come mi occorra messo fedele e sufficiente, e che si possa andare intorno, gliene manderò: intanto saprà ella che sono appresso di me. Della catena che avete mandata a me, molto riferisco grazie a V. S., ancora che non accadèa di pigliare adesso questo disconcio, non vi ritrovando meglio in danari di quello che vi dovete trovare; chè sempre si potèa fare. Io la salverò così a nome vostro come a mio, chè non meno ne porrete disporre, come se fosse in man vostra. Ben vi avvertisco e priego che non parliate di avermi fatto questo dono; perchè se venisse all'orecchie di vostra suocera, nè voi nè io avressimo mai più pace con lei. Io la terrò molto bene occulta, nè altri saprà ch'io l'abbia, che voi e il Cancellier di questa.
Circa il servitore che V. S. mi scrive, quella saprà che dopo la partita vostra esso ha preso moglie: nondimeno esso è per venire volontieri; ma io non l'ho voluto mandare, se prima non vi ho fatto intendere questo termine in che egli si ritrova. La moglie che egli ha preso, è donna attempata e senza figliuoli, e gli ha dato una casa ed un casale, e sta così bene che non avrà bisogno del vostro. Lui commendo a V. S. per uomo fidatissimo e sufficiente: tuttavia farete in questo il parer vostro. Dell'Ebrèo io non vi scriverò altro, perchè il servitor vostro vi riferirà a bocca quello ch'io [338] gli ho detto. Del vostro non venire in qua non solo vi escuso, ma vi laudo; chè mi maraviglio come possa alcuno andare intorno. Altro non occorre. Insieme col Cancelliere mi vi raccomando, e vi priego che a madonna vostra madre ed alla sorella mi raccomandiate.
Ferrara, 25 decembre 1532.
Di V. S.
Alessandra Strozza.
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