ORA se determineremo che cosa sia grazia, ci sarà chiaro a chi e in che cose si fanno le grazie, e la disposizione di coloro che le concedono. La grazia adunque diremo che sia quella, per la quale si dice, che chi la fa, sovviene al bisognoso graziosamente; non per alcun disegno, nè per profitto che glie ne torni, ma solamente per qualche comodo di colui che la domanda. Grande sarà quando sia fatta o in gran bisogni, o di cose grandi o difficili, o in certi tempi, o che solo, o che primo, o che più largamente degli altri il donator la faccia, o il bisognoso la riceva. I bisogni sono gli appetiti, e di questi appetiti massimamente quelli son bisogni, che ne danno dispiacere, se le cose, delle quali siamo bisognosi non si possono conseguire. Di questa sorte sono i desiderj, come quello dell'amore, quelli che abbiamo nella afflizione del corpo e nei pericoli; perciocchè desidera ancora colui che si trova in pericolo, e medesimamente colui che ha dolore; e per questo i benefizj che si fanno agli uomini quando sono ridotti in povertà, e quando sono in esiglio, per piccioli che sieno sono tenuti per grandi, per la grandezza del bisogno, e per rispetto del tempo. Come fu quello di colui, che in Liceo servì l'amico d'una stuoja. È dunque necessario che i servigi si facciano massimamente in queste cose; se no, nelle eguali a queste, o nelle maggiori. E poichè s'è dichiarato quando, e come si fa la grazia, e la condizion di chi la riceve; è manifesto che di queste cose ci abbiamo a valere per dimostrare che i ricevitori della grazia sieno o fossero in tal bisogno e dolore, e che i conceditori d'ella l'abbiano fatta in una tale occorrenza: e che il servigio sia stato d'una tal sorte; e medesimamente vien dichiarato come si possa annullar la grazia, e mostrar che non ci abbiano gratificati; o perchè facciano, o abbiano fatto il piacere per loro interesse (il che dicevamo non esser grazia); o perchè l'abbiano fatto a caso, o per forza, o per contraccambio della grazia ricevuta, e non per gratificazione, o che lo sappiano che sia contraccambio, o che non lo sappiano; perchè nell'un modo e nell'altro s'intende, che si ricompensi questo con quello. Onde che nè anco così sarà grazia. E ciò si deve considerare discorrendo per tutti i dieci termini; conciossiachè grazia s'intende, perchè si concede o questa cosa, o sì grande, o tale, o in tal tempo, o in tal loco. E per segno che non ci abbiano voluto gratificare in questo sarà che non ci abbiano voluto compiacere di minor cosa, e che abbiano serviti i nemici o di cose medesime, o di pari, o di maggiori. Onde si vede manifestamente, che nè anco queste si fanno per conto nostro, ovvero si sapevano di conceder cose che non fossero buone; perchè nessuno confesserà d'aver bisogno di cose cattive. Ora avendo detto del far grazia, e di non la fare, seguitiamo a dir della misericordia: quali sieno le cose miserabili, di chi abbiamo misericordia, e come son fatti i misericordiosi.