L'EPILOGO si fa di quattro cose. L'una è dispor l'auditore a sentir bene di noi, e mal degli avversarj. L'altra accrescere e diminuire il fatto. La terza a muovere affetto agli ascoltanti. E l'ultima rinfrescar la memoria di quel che s'è detto. Perciocchè naturalmente dopo l'aver mostrato che noi siamo veritieri, e che gli avversari dicono la bugia; lodiamo noi e vituperiamo loro, e diamo ancora una ripassata a quel che abbiamo detto. E bisogna avere in considerazione una delle due cose: cioè di mostrare, o che noi siamo buoni particolarmente a questi, o assolutamente buoni. E così che l'avversario sia mal uomo a questi, o assolutamente mal uomo. Ed i luoghi donde s'hanno a cavar gli argomenti per mostrar che gli uomini siano tali si sono detti di sopra. E medesimamente è cosa naturale, che dopo che s'è mostrato che le cose siano, s'accrescano, o diminuiscano; perchè bisogna che consti prima il fatto, che si parli della grandezza del fatto, come è necessario che siano prima i corpi che il crescimento loro. Ed ancora dell'ampliare e del diminuire si sono esposti i luoghi. Dopo questo, chiarito che sia quali sono le cose e quanto grandi, bisogna muover gli affetti degli ascoltanti; quali sono la compassione, lo sdegno, l'ira, l'odio, l'invidia, la gara e la contenzione; i luoghi de' quali si sono ancor mostri: per modo che non resta a far altro, che rammentar le cose già dette. Il che si fa in quel modo che alcuni dicono che si avrebbe a far ne' proemj. Il che non è ben detto; perciocchè danno per precetto, che per dar meglio ad intender le cose si debbano replicare spesse volte. Nei proemj dunque si deve propor solamente la materia di che si dice, perchè si sappia di che s'ha da giudicare. E negli epiloghi s'ha da replicare quelle cose, per mezzo delle quali s'è già dimostrato sommariamente, e per via de' capi. E il principio di questo replicamento sarà d'avere adempito quel che s'è promesso. Onde che si debbono ritoccare quali cose son quelle che si son dette, e quali sono le ragioni che si sono provate. Il che si suol fare col metterle a paragone con quelle che si sono addotte dall'avversario. E per paragonarle, o s'affrontano insieme quelle che l'uno e l'altro hanno detto sopra al medesimo, o senza affrontarle, si replicano in questo modo. Costui di questo dice questo, ed io dico questo per questo. O per via d'ironia, come dire: Queste sono le belle ragioni che egli adduce; ed io non gli ho saputo rispondere se non queste. E che farebbe egli, se queste fossero le sue ragioni, e non quest'altre? O per via d'interrogazione, come dire: Che manca ch'io non abbia dimostrato? O vero, che cosa ha dimostrato il mio avversario? Onde che si può fare, o così come s'è detto, o per via di paragone, o semplicemente secondo l'ordine naturale, nel modo che si sono esposte, raccontando così le ragioni tue, dipoi se ti pare appartatamente quelle dell'avversario. Ed ultimamente dir quelle parole sciolte che stanno ben nella fine, per far che sia epilogo e non orazione, in questa guisa: Ho detto. Avete inteso. Sapete come passa. Giudicate.
FINE