SOMMARIO

I. Impossibilità di vedere tutto il vero e di non vederlo punto: e perciò difficoltà e insieme facilità della sua scienza. § 1. - Ragione della difficoltà nella natura del nostro intelletto e non in quella del vero. § 2. - Avendo riguardo a questa difficoltà, dobbiamo esser grati a tutti i primi investigatori della verità, ma in diverso modo: a certi perchè hanno svegliata e addestrata la facoltà speculativa, ad altri, perchè ne hanno cavato frutti, buoni ancora. § 3. - Il nome di scienza del vero spetta alla filosofia, in generale perchè come cognizione teoretica, studia la causa per sè. §4. - e in particolare, perchè una qualunque proprietà, raccogliendosi nel massimo grado in quella cosa da cui è comunicata ad altre. § 5. - gli oggetti della filosofia, che sono le cause perenni per cui ogni altra cosa sussiste ed è vera, devono essere verissimi, e perciò la filosofia, sopra tutte le altre, scienza propria del vero. Come la verità e la perennità dell'essere si riconoscono amendue in sommo grado negli oggetti della filosofia, che sono i principii degli enti eterni e passeggeri, si può concludere, che l'essere e la verità vanno in ragion diretta. § 6.

II. Le cause degli enti non sono infinite nè di numero nè di specie. Si enuncia per ciascuna delle quattro cause l'impossibilità dell'infinità di numero. § 1. - Si prova. Senza una causa prima, manca affatto il concetto e l'essere di causa: non ci potrebbero essere motori intermedii senza una causa movente prima. § 2. - Necessità d'una causa ultima materiale. Si prova distinguendo la generazione come sviluppo, dalla generazione come prodotto di forma nuova. Nella prima, l'infinità è esclusa dall'esserci intermedi tutti i passi, dal primo e dall'ultimo in fuori; ora, non ci possono essere intermedii senza un primo ed un ultimo; nella seconda, dalla reciprocanza de' due termini della generazione, per la quale si muovono in circolo e l'uno riproduce l'altro. La impossibilità dell'infinità delle cause non implica l'impossibilità dell'infinita successione degli effetti. § 3-4. - Altra prova della necessità d'una causa materiale, cavata dalla sua eternità. § 5. - Necessità della causa finale ultima: senz'essa non ce ne sarebbero altre più prossime. § 6. - Nè esisterebbe il bene. § 7. - Nè s'opererebbe razionalmente. § 8. - Necessità d'una causa formale ultima. Si prova dall'esserci un concetto unico e perciò una definizione unica di ciascuna cosa. § 9. - Della natura della scienza. § 10. - e della cognizione in genere. § 11. - Dalla impossibilità di pensare in sè l'infinito, e dall'essere determinata perfino quest'essenza o idea. § 13. - Impossibile, che le cause sieno infinite di specie, perchè non ci potrebb'essere cognizione, se fossero. § 14.

III. L'abitudine governa gli uditori d'un professore. § 1. - Diversi gusti che forma. § 2. - Necessità quindi d'essere abituato alla forma propria dell'insegnamento di ciascuna scienza prima di ci si applicare. Non a tutte le scienze compete la stessa forma, e per sapere quale le convenga, bisogna conoscere la natura del suo oggetto. § 3.

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