CAPO PRIMO

Del carattere e dell'oggetto della filosofia

1. - Lo studio della verità sotto un aspetto è difficile, sotto un altro facile. N'è segno il non [p. 993 A.30] poterla nessuno nè coglierla per l'appunto nè sbagliarla affatto: perciò qualcosa ciascun lo dice sulla natura, e, uno per uno, ci cavano davvero poco o nulla, pure da tutti insieme vien fuori un bel gruzzolo. Di maniera che in quanto la sua condizione pare, come espressa in quel proverbio: - chi non sa cogliere una porta? - in tanto dev'esser facile: d'altra parte, il potersene avere solo una cognizione grossolana e non una distinta, ne mostra la difficoltà (A) .

2. - Forse che, essendoci due sorte di difficoltà, non nelle cose, ma in noi è la causa di questa. In effetto, quella stessa relazione, che hanno gli occhi dei pipistrelli colla luce del giorno, l'intelletto dell'anima nostra l'ha colle cose le più splendide di lor natura.

3. - Perciò, è giusto di sapere grado non solo a coloro le cui opinioni partecipiamo, ma ancora a quelli che ne hanno espresse delle alquanto superficiali; di fatto, anche loro hanno contribuito qualcosa: ci hanno preesercitata la facoltà. Se non ci fosse stato Timoteo, di certo non avremmo un gran numero di melodie: ma senza Frini, Timoteo stesso non ci sarebbe stato . Dite il medesimo di coloro, che hanno messa fuori una dottrina sul vero: d'alcuni abbiamo accolto qualche opinione; gli altri sono stati cagione che queste ci fossero.

4. - D'altronde, sta bene di chiamare la filosofia scienza del vero. Una condizione teoretica, in effetto. ha per fine il vero; una pratica, l'azione: giacchè i pratici anche quando studiano il come sia d'una cosa, contemplano la causa non per sè, ma rispetto a qualcosa; ora, il vero non si sa senza la causa (B).

5. - Quel chesisia, poi, per cui ha luogo in altre cose l'univocazione, è lui stesso in sommo grado ciò, che quelle cose sono: il fuoco, per via di esempio, è caldissimo, e di fatto, è esso la causa del calore nelle altre cose; di maniera che deve esser verissimo ciò che a' suoi sottordinati è causa d'esser veri.

6. - Perciò è necessario, che i principii degli esseri eterni siano verissimi; giacchè non son veri per un tempo, nè hanno una causa del loro essere, ma son essi cause alle altre cose; di maniera che ciascuna cosa, quanto ha dell'essere, tanto ha del vero.

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