Capitolo unico. Il Materialismo e la Morale.

Una delle accuse più gravi formulate contro il Materialismo è quella senza dubbio di sovvertire la Morale.

Si dice: il Materialismo, negando Dio, l’anima spirituale, la vita futura, il libero arbitrio, scalza le basi di ogni verità morale riconosciuta e va per ciò, indipendentemente dalla assurdità de’ suoi postulati, condannato. Infatti: – o si ammettono Dio, l’anima, la vita futura e il libero arbitrio e allora una Morale è possibile, o si negano e allora non c’è campo neppure di parlarne. – Gli avversarî del Materialismo obbediscono evidentemente in questa come in altre questioni a impulsi sentimentali. Che cosa risponde il Materialismo?

*
* *

Io sarò brevissimo, sia perchè non è nell’indole della modesta volgarizzazione che mi sono assunto, di entrare in polemiche dottrinarie, sia per necessaria economia di spazio.

Dirò in poche parole – nella forma cioè più breve e insieme più chiara che mi riuscirà – qual’è, nel concetto dei Materialisti, la teoria della Morale.

*
* *

E prima di tutto, il Materialismo non ci mette nessuna difficoltà a dichiarare che non presta nessuna fede alla così detta assolutezza e universalità dei principî morali, cotanto esaltate da’ suoi avversarî. Per i seguaci della dottrina materialista la Morale, come il Diritto, sono relativi ai luoghi e ai tempi, vale a dire ai popoli, presso cui si considerano. Così, ad es., la morale dell’europeo è diversa, sostanzialmente diversa, da quella del cinese, e quest’ultima da quella dell’australiano o del cafro. Ogni popolo, nello stesso modo che ha una religione, ha una morale particolare, ossia un suo proprio modo di sentire e di distinguere il Bene e il Male, il buono e il cattivo, e quindi un suo proprio modo di agire. Ed ecco, per tal guisa, come un’azione che può essere onorevole e fors’anco eroica presso un dato popolo; viene magari biasimata, se non anzi condannata come infamante o delittuosa, presso un altro popolo. Per citarne una, l’omicidio che molte tribù selvaggie hanno in conto di azione nobile, viene invece punito quale reato dai nostri codici. Ciò significa che il criterio valutativo di una determinata azione (dell’omicidio, nel nostro caso) non è lo stesso per tutti gli uomini, ma è relativo.

Nel concetto materialistico quelle che infatti gli spiritualisti e gli ideologi in genere qualificano col nome di idee innate, non sono che la risultante dell’esperienza. Ripugna al Materialismo di pensare alla possibilità che una idea qualsiasi nasca ex novo nella mente, senza il sub-strato dell’esperienza. La sua opinione in proposito è molto decisa: «Non vi ha nel nostro intelletto, scrive Moleschott, alcuna idea che non sia entrata per la porta dei sensi. – L’uomo pensante è il prodotto de’ suoi sensi...» Applicando questi criteri alla Morale, il Materialismo rileva che i principî etici sono il prodotto dell’ambiente sociale, dell’educazione, dell’eredità. Nasciamo, in altre parole, con disposizioni morali, non perchè siano innate nella natura umana, insite, per così esprimerci, alla essenza dell’anima, ma perchè le abbiamo ereditate dalle generazioni che furono prima di noi....

«Le idee superiori – scrive Wirchow – si sviluppano lentamente e gradualmente dal tesoro sempre crescente dell’esperienza...» A questa legge non si sottraggono certo le idee morali.

*
* *

Fin qui il Materialismo fa opera negativa; fin qui tratteggia piuttosto la psicologia che non la dottrina della morale. Si domanda: – scalzati i principî trascendentali (Dio, l’anima, la vita futura, ecc.), che ne formavano la base, su che cosa il Materialismo fonda l’Etica?

Ecco in due parole. La gran differenza fra la concezione spiritualistica e la materialistica in fatto di morale è questa: – per gli spiritualisti la Morale è poco meno che una specie di divinità librata in alto, in alto, nell’orizzonte delle idee così dette innate, tipiche, universali. Si sostiene, cioè, per ragioni che trascendono la limitata sfera umana (trascendentali), val quanto dire invadono la sfera divina. Al contrario, per i materialisti, la Morale – e con la Morale, il Diritto. la Religione ecc. – è un fatto della psicologia umana, che ha le sue ragioni d’essere nell’ambiente fisico e sociale ed è relativo per ciò alle località come alle epoche. Gli è come dire che vivendo in società, l’uomo s’uniforma a una data morale, la morale riconosciuta dalla società, non per ragioni astratte, ma perchè vivendo collettivamente non potrebbe farne a meno. Tutti noi subiamo in qualche modo l’impero delle prescrizioni morali e della così detta Legge Morale, così come subiamo l’impero delle leggi fisiche. La Morale non è insomma qualche cosa che si imponga al di fuori di noi, per un suo speciale fascino metafisico, che del resto la immensa maggioranza degli uomini sarebbe inetta a comprendere, ma il prodotto necessario e naturale dei nostri rapporti fisico-sociali e della nostra psicologia, vale a dire della nostra natura.

È questa la ragione, od è questa quanto meno una delle ragioni, per cui il Materialismo non trova che vi sia da temere per il crollo della Morale, vaticinato dagli spiritualisti come la immancabile conseguenza delle sue dottrine.

La Morale non essendo l’espressione di un’attitudine soprannaturale, ma di una condizione di fatti al tutto terrena, umana, nessuna filosofia potrà mai evidentemente demolirla. Essa entra in altri termini, in quella che potrebbe dirsi l’economia della vita umana, come, poniamo, la lotta per l’esistenza entra nell’economia della vita animale. E nello stesso modo per cui nessun filosofo potrebbe con un tratto della sua penna cancellare la lotta per l’esistenza, così nessun materialista potrà mai con la sua analisi negativa ridurre a zero quel tanto di coscienza morale che è patrimonio dell’umanità civile.

È fuor d’ogni contestazione che se una macchina è conformata in maniera da produrre, ad es., un certo effetto, non c’è ragionamento di fisico, il quale valga a impedirlo. Ebbene: si faccia conto che l’uomo – poichè vive con altri in società ed è uscito dalle tenebre della barbarie – sia, appunto per continuare l’imagine, una specie di macchina capace di produrre quell’effetto apparentemente meraviglioso, impalpabile, etereo, che si chiama: la coscienza morale. – Voi comprendete – conclude il Materialismo – l’inanità di qualunque sforzo, il quale fosse volto a impedirlo.

Share on Twitter Share on Facebook