Capitolo V. La negazione del libero arbitrio.

Questa del libero arbitrio è una negazione, alla quale i materialisti non possono sottrarsi. A volerci limitare alle ragioni, dirò così essenziali, che la giustificano, basterebbero poche parole: – non si dà anima personale, spirito, nel senso classico del vocabolo. – In natura non v’ha posto che per la Materia e la Forza, le quali obbediscono a proprî impulsi, a leggi universali, immutabili ed eterne. Ciò che chiamiamo fatto, cosa, fenomeno è in altre parole la resultante di una reciproca azione e reazione, che l’una sull’altra esercitano la forza e la materia... Questa concezione meccanica esclude, dicemmo, Dio, la Finalità, l’Anima spirituale ed immortale degli spiritualisti ed esclude, com’è ovvio, il libero arbitrio. Tornano qui a proposito le parole di Büchner: – «L’uomo come essere fisico e intelligente è opera della natura; donde ne segue che, non soltanto il suo essere, ma le stesse sue azioni, i suoi pensieri, la sua volontà, tutti i suoi sentimenti sono fatalmente soggetti alle leggi regolatrici dell’Universo...»

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Dice il materialista: – è vero che una osservazione superficiale dell’uomo fa credere che le nostre azioni dipendano da un arbitrio assolutamente libero; ma questa non è che un’illusione, avvegnachè uno studio più accurato ci fa conoscere che l’individuo è sempre in così intimo e necessario rapporto con la natura, da non lasciare al libero arbitrio, alla spontanea volontà che una parte ristrettissima e affatto secondaria. «L’uomo è libero, ma con le mani legate», ecco, in fatto di libero arbitrio, come si può riassumere il credo dei materialisti.

Ma vediamo di riassumere, almeno per sommi capi, le principali argomentazioni che il Materialismo accampa in sostegno della sua negazione. Egli osserva come, in tesi generale, si possa ritenere che le «azioni e la condotta dell’individuo dipendono dal carattere, dai costumi e dal giudizio del popolo, di cui è membro, il quale poi a volta sua e fino a un certo grado è il prodotto necessario dei rapporti esteriori, nei quali esso si è sviluppato e vive».

Così ad es., un chinese non è libero di non pensare, sentire, agire, ecc., conformemente all’indole chinese, all’educazione ricevuta, alle idee assorbite, ecc., ecc. – Ogni popolo ha la sua impronta particolare che si riflette negli individui, i quali parte la ereditano nascendo, parte la contraggono per suggestione, vivendo nella società. – Gli è appunto in questo sub-strato di tendenze, di gusti, di idee, di pregiudizî, di sentimenti, che chiamiamo con la parola generica indole, carattere che dobbiamo ricercare la spinta fondamentale e, come a dire, la causa causarum soggettiva delle nostre azioni, anche di quelle che più evidentemente attribuiamo al così detto libero arbitrio. «Noi siamo così poco liberi – dice Lavater – come un uccello nella gabbia, giacchè le nostre azioni sono circoscritte in certi limiti».

Si comprende senza, fatica come al libero arbitrio non possano rinunciare gli spiritualisti. – Questi ultimi affermando l’esistenza di un’anima spirituale e rappresentandosela come una specie di demiurgo che abita nel nostro corpo, ma che ne è affatto indipendente per natura e operazioni, e per di più imaginando debba venire un giorno, in cui questa supposta anima dovrà comparire davanti a Dio per essere giudicata, non potevano a meno dall’affermare il libero arbitrio, come attributo essenziale e imprescindibile dell’anima.

E invero: – in qual modo si potrebbe concepire un’anima spirituale, capace di bene e di male, senza dotarla nello stesso tempo della facoltà di scegliere, di determinarsi per l’uno o per l’altro?

Nei sistemi filosofici, come nella matematica, una proposizione trascina l’altra irresistibilmente e tutte si legano nei rapporti di premessa e conseguenza. – Così nello Spiritualismo del pari che nel Materialismo: chi afferma l’esistenza dell’anima spirituale, chi fa atto di fede alla vita futura, deve anche affermare il libero arbitrio. Questa è necessariamente la posizione dei metafisici: – Chi invece nega fede all’anima, alla vita futura, ecc., non può logicamente – quando anche gli piacesse di farlo – ammettere il libero arbitrio. Questa è la posizione dei materialisti.

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Il Materialismo osserva che ciò che chiamiamo la condotta dell’individuo, è la resultante necessaria delle disposizioni fisiologiche-intellettuali, combinate con l’educazione, l’istruzione, l’esempio, la posizione, la fortuna, il sesso, la nazionalità, il clima, il suolo, il tempo, ecc. Chi può dire, ad esempio, tutte le influenze che esercita sulla nostra condotta l’ambiente fisico?

«Le nostre risoluzioni variano col barometro, ed una quantità di cose, che noi crediamo aver compite per nostra volontà, non furono forse che il risultato di queste condizioni accidentali».

Considerando davvicino ciò, è facile comprendere che quando si dice: – l’uomo è libero – questa frase ha valore solo in quanto significa: – la condotta umana apparisce il prodotto di una volontà indipendente, in quanto che sfugge all’individuo l’azione dei motivi che la determinano. Spinoza ha a questo proposito una frase felice, che mi piace riportare: – «Il libero arbitrio, di cui fan pompa gli uomini, non è che la coscienza della loro volontà e l’ignoranza delle cause che la determinano»; ciò vuol dire che, mentre non si può negare il fatto della volontà, attestato del resto dall’esperienza, – se ne afferma la vera natura che non è quella di causa causarum delle azioni umane, ma di effetto dei motivi che agiscono sull’uomo – In altre parole, la così detta volontà è qualche cosa che lunge dal determinare è determinata: quando, ad esempio, noi vogliamo compiere un certo atto gli è come dire che siamo stati determinati a volere detto atto e non un altro; la volontà non è una facoltà innata, ma la risultante di un lavoro psicologico.

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L’argomento è inesauribile; però dovendo trattarne a parte in un volume speciale e avuto riguardo alle esigenze dello spazio, non credo dovervi ulteriormente insistere. Mi è tuttavia impossibile non accennare, sia pure di volo, alle scoperte della statistica che in questa materia, della negazione del libero arbitrio è stata con la fisiologia e con la psicologia sperimentale, la disciplina scientifica, che ha pronunciato, si può dire, l’ultima parola.

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E che cosa ha messo in luce la statistica?

Senza dubbio una verità importantissima, per quanto inconciliabile col così detto libero arbitrio, vale a dire la prova della regolarità delle umane azioni.

Si getti uno sguardo alle cronache criminali. – Che v’ha di apparentemente più irregolare del delitto e in special modo dell’assassinio? Eppure la statistica dimostra con quanta regolarità si ripeta corrispondentemente a determinate condizioni climateriche e sociali. Quitelet, che ha speso la sua vita a raccogliere ed ordinare la statistica di varie contrade, riferisce quale risultato delle sue indagini pazienti che «in tutto ciò che riguarda i delitti, gli stessi numeri si riproducono con tale costanza che sarebbe impossibile misconoscerla, anche per quei delitti che parrebbe dovessero sfuggire più degli altri all’umane previsioni...

«L’esperienza dimostra infatti che non solo i delitti sono annualmente in numero pressochè uguale, ma ancora che gli strumenti, che servono a commetterli, sono adoperati nelle medesime proporzioni.»

Questi semplici accenni possono, crediamo, bastare a dar un’idea degli argomenti che il Materialismo (secondato del resto, come in altri campi, anche dal Positivismo) adotta contro il libero arbitrio. – Appoggiandosi ai risultati della statistica, il materialista crede all’esistenza di leggi regolatrici del mondo morale come del mondo fisico. Egli afferma che le nostre azioni, anche quelle che sono meno suscettibili di previsione, sono sempre determinate da fattori interni ed esterni, nè più nè meno dei fenomeni fisici. – Si direbbe che tra il così detto mondo morale e il mondo fisico non intercorra una differenza di qualità, ma solo di quantità.... Essendo l’uomo, non già il prodotto di un atto creativo, ma un figlio della Natura, al pari dell’animale o della pianta, ne consegue che alle leggi che governano la materia e la forza, egli debba necessariamente soggiacere.

Questo riassume il credo della filosofia materialista in fatto di libero arbitrio. Nè essa si spaventa delle conseguenze morali, che taluno prevede disastrose, alle quali può condurre la sua negazione. – Lascia allo Spiritualismo il libero arbitrio per le stesse fondamentali ragioni per cui lascia al medesimo la fede in Dio, nell’Anima Personale, nella Immortalità e nella Finalità.

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