Questo volumetto entra nella serie delle volgarizzazioni filosofiche la quale, cominciata con la Storia della Filosofia cui fecero seguito le Dottrine Positiviste, la Filosofia di Spencer e Schopenhauer, il Materialismo, ecc., si propone di popolarizzare tutte le grandi manifestazioni del pensiero filosofico.
Contro la filosofia non sono poche nè di piccolo conto le prevenzioni – Gli studenti del liceo, cui viene ammanita nei tre anni del corso, secondo criteri prevalentemente arretrati, la vedono come il fumo negli occhi, l’hanno a noja perchè astrusa e non scevra – ahimè tutt’altro anzi! – di pedanteria! La verità è – bisogna pure riconoscerlo – che i nostri metodi di insegnamento e le idee dominanti la scuola sono stati – in materie filosofiche – sino a qualche decina d’anni fa almeno – così incartapecorite come in nessun altro ramo dell’enciclopedia umana; il vero è – occorre riconoscerlo subito anche se con dispiacere – che in molte, troppe scuole si è insegnato filosofia in modo da legittimare quasi il sospetto lo si facesse apposta per renderla.... antipatica. Ripeto sino a qualche decina di anni fa, perchè – rallegra l’animo il constatarlo – si è delineato in questi ultimi tempi un risveglio, si è accentuata una corrente nuova la quale pare sul serio indirizzata a fare il repulisti sulla morta gora della pedanteria tradizionale, a portare un po’ di ossigeno e di luce nell’aria greve della scuola così bisognosa, pur troppo di ringiovanirsi.
Io non parlo qui, lo consideri bene il lettore, della necessità che prevalga nell’insegnamento questo piuttosto che un altro sistema filosofico: – l’ateismo in luogo del teismo, il positivismo in luogo dello spiritualismo..... Credo in tesi generale – lo dico di passata – che un maestro farà sempre malissimo a informare il suo insegnamento a convinzioni preconcette – gli fossero pur suggerite ufficialmente – Chi insegna, non c’è verso, ha bisogno di sentire ciò che insegna, nè la Filosofia è proprio quell’alfabeto di aride inutilità che l’ancien régime ci ha un po’ fatto credere; pur che uno sappia trattarla la credo persino capace di parlare alla passione, giacchè agita, discute, risolve (quale sistema rinuncia a risolvere?) problemi fondamentali, i problemi sto per dire che più interessano gli uomini e dei quali, coscienti o no, tutti, qual più qual meno, cerchiamo la chiave. Un sistema filosofico – e tutti i sistemi filosofici in questo si assomigliano – è necessariamente fatto per rispondere a quei punti interrogativi che ogni uomo, sia pure inconsapevole – porta dalla culla incisi nell’animo.
Che se si osserva come tutti – indistintamente – quantunque com’è ovvio, ciascuno a suo modo – un poco filosofi – in quanto non v’ha uomo mediocre che non abbia in fondo a sè – magari insospettata a lui medesimo – una propria concezione astratta della vita, del mondo, delle sue origini, del suo valore, della sua destinazione, ecc., ecc. – se dico si considera come mentre nessuno che non vi sia particolarmente addestrato oserebbe discutere un qualunque problema, poniamo di meccanica o di matematica, tutti si presumono competenti a discutere e a risolvere i più ardui problemi della filosofia – l’indifferenza e quasi l’antipatia che ispira questa regina delle discipline – appariranno quasi strane.
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Nel volume che presentiamo noi ci proponiamo di volgarizzare il Razionalismo.
Quest’ultimo ha avuto infatti troppa parte nella gestione storica, per dir così, dell’ultimo secolo – per non apparire a chiunque di primo acchito, come una fra le maggiori espressioni del pensiero umano. Chi non lo vede? È un indirizzo – più che un sistema – nel quale, chi più chi meno siamo entrati tutti. Chiamatelo coi nomi che volete; – non ne resta menomata l’essenza che vede nella pura ragione il solo lume capace di guidarci al Vero e al Buono.
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Il razionalismo – chi non lo sa? – ebbe in Germania a partire da Emanuele Kant che ne fu, per così esprimerci, il legislatore – tutta una ricca letteratura alle cui profondità attinsero tutti indistintamente i pensatori contemporanei. Egli è troppa parte della nostra coltura intellettuale e sto per scrivere della nostra coscienza, per non meritare di essere tradotto – mi si passi la frase – in forma accessibile a quanti pur non avendo disciplina di studî superiori, sono nondimeno animati dal desiderio di apprendere.... Gli è che il razionalismo – vuoi considerarlo nelle sue opere maggiori (Kant e Hegel) – fiumi maestri del pensiero – vuoi riguardarlo nelle sue minori estrinsecazioni – rivela però sempre in sè la importanza solenne e grande di un momento storico, che tutti hanno interesse a conoscere... Studiarlo, capirlo, apprezzarne il contenuto teorico e la portata – farsi in qualche modo padroni della sua logica – gli è come in altre parole, studiare, capire, apprezzare qualche parte di noi stessi, che è come dire della nostra coscienza, del nostro modo di pensare, di sentire, gli è come trovare la spiegazione insospettata di molte nostre idee, gli è come toccare la sorgente di illusioni, di speranze, di opinioni, di attitudine di pensiero e d’emozione che soltanto un’osservazione monca o superficiale può farci ritenere nata ex abructo in noi o piovuta dall’alto dei cieli....
Volgarizzerò dunque il Razionalismo con la stessa imparziale oggettività con cui ho volgarizzato il Materialismo: ne chiarirò cioè il metodo, i principî fondamentali, lo sviluppo, attingendo perciò alle opere de’ suoi più insigni maestri e propugnatori.
L’opera non è lieve nè facile, lo capisco – forse qualcuno dirà che è inutile. È quello a cui io non credo perchè penso che la storia delle idee abbia un valore decisivo nell’apprezzamento del loro valore.
C. E. A.