PREFAZIONE

Scrivendo per la Biblioteca del Popolo il lavoretto che presento, mentre non ignoravo di accingermi a còmpito difficile, neppure m’illudevo di far cosa gradita a tutti anche fra «liberi pensatori». Il pregiudizio che delle più ardite conquiste del pensiero moderno sia preferibile tacere al pubblico profano, in quanto corrodono se non addirittura sradicano dagli animi fede, illusioni e speranze, di cui si crede abbia assoluto bisogno chi sa ancora per quanti anni, è più diffuso, purtroppo, che non si creda. Abbiamo assistito a fenonemi curiosissimi, di pensatori razionalisti come, per citarne uno di fresca memoria, il Negri, il quale, legato a doppio filo alle consorterie ufficiali lombarde e italiane, raccomandava nel campo educativo un indirizzo opposto alle sue convinzioni filosofiche. Si capisce: pel Negri la tradizione costituiva il necessario ingrediente del forcajolismo politico...

Ora è lecito domandare: è questa un’attitudine sincera? si può onestamente concepire una partita doppia della scienza? Credo e rispondo no. Per giunta io penso che la scienza sia eminentemente educativa; da essa non possono rifuggire che i poveri spiriti, di essa non possono diffidare che le anime indecise... Nè di poveri spiriti o di anime indecise ha bisogno una civiltà come la nostra, la quale cammina, traverso lotte continue, verso la conquista di ideali nuovi. E del resto: quali illusioni, quali speranze perdute debbono rimpiangere quanti trovarono nei libri di Darwin o di Spencer la temuta emancipazione intellettuale? Da più di mezzo secolo la vecchia, tarlata Europa del diritto divino e delle sante alleanze è inondata da libri e opuscoli darwiniani e positivisti, e frattanto quale sovvertimento sociale o morale ci fa maledire il darwinismo e il positivismo? E non è forse vero al contrario che l’umanità è diventata per molti e molti aspetti migliore?

La mia, non occorre dirlo, è opera di propaganda: non ha e non vuol avere altra veste, altro scopo, altro carattere. Sì: io vedo nella eredità del vecchio spirito teologico e scolastico uno degli ostacoli più gravi che si frappongono al progresso umano, il quale deve orientarsi per procedere senza convulsioni dolorose e senza soste fatali sulle direttive del pensiero scientifico. Ostacolo grave, ripeto, perocchè ha radice nella intima compagine psicologica di milioni di individui.

Far di tutto per rimuoverlo pare a me compito nobile per gli uomini di buona volontà, ai quali sorride, non per sè ma per l’umanità di cui si sentono parte, un avvenire migliore.

Ed ecco perchè alle Dottrine Positiviste faccio seguito con quest’Origine dell’Uomo, che sotto un certo aspetto se ne può considerare il necessario complemento.

Cesare Enrico Aroldi.

Milano, febbrajo 1904.

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