LA NEGAZIONE DELLA SOCIETÀ «BORGHESE» E LA CONCEZIONE «SCIENTIFICA» DELL'ANARCHIA

Pietro Kropotkin.

L'importanza di Kropotkin, come teorico dell'Anarchia, sta in ciò, ch'egli, a differenza degli scrittori di cui ci siamo fin qui occupati, ha tentato di dare alle molteplici idee anarchiche un organismo armonico. Se pure la sua opera non rivela grandi pregi di originalità, ha nondimeno, per le dottrine anarchiche, una notevole importanza.

Kropotkin può infatti essere considerato come il sistematore delle dottrine dell'anarchismo, colui che dell'Anarchia ha delineato sino a un certo punto la teorica, e che più d'ogni altro propagandista ha contribuito a chiarirne le aspirazioni. Egli ha inoltre il merito, tutt'altro che trascurabile, di rappresentare col suo anarchismo comunista le idee accettate dalla grande maggioranza degli anarchici. Profugo russo, sbalzato qua e là pei paesi dell'Europa occidentale dal vento variabile della politica, la sua vita, ch'egli stesso narra nelle bellissime Mémoires (Paris. Stock 1902, e per la traduzione italiana vedi presso la Tip. dell'Università Popolare di Milano), ha tutto l'interesse di un romanzo vissuto.

Per l'esposizione delle sue idee, noi attingeremo prevalentemente a' suoi libri più noti: La conquista del Pane; Parole di un Ribelle; L'Anarchia, la sua filosofia e il suo ideale, ecc. (Volendo approfondire le idee che esporrò in questo capitolo, il lettore potrà procurarsi i testi tanto nell'originale francese (presso l'editore Stock), quanto nella traduzione italiana (presso la tipografia editrice delle Mémoires). Raggrupperemo le idee del Kropotkine intorno ai seguenti punti:

a) l'Anarchia e la Scienza;

b) critica della Società borghese;

c) la Rivoluzione.

L'Anarchia e la Scienza.

Esordendo a Parigi colla sua conferenza – che fu noi tradotta in tutte le lingue – su l'Anarchia, Kropotkin osserva che la filosofia dell'anarchismo, in cui gli avversari si ostinano a vedere una mal combinata accozzaglia di idee più o meno criminali e balzane, non è, nella sua formulazione teorica e nelle sue pratiche aspirazioni, che un portato di tutto l'odierno indirizzo intellettuale.

A tutti è nota, dice Kropotkin, la profonda modificazione che si è venuta e si viene operando in tutte le discipline scientifiche circa il modo di concepire e di interpretare i fatti naturali. Prima di Galileo non si credeva forse che la Terra fosse il Centro dell'Universo e che l'Uomo ne fosse lo Scopo Ultimo, il Re?

E tuttavia che resta oggi di tali idee? Chi crede più oggi alla Terra centro dell'Universo, e all'uomo scopo della Creazione?

Ma dei cambiamenti anche più profondi e d'una portata incomparabilmente superiore stanno compiendosi nell'insieme delle scienze, nell'astronomia come nella fisica, nella biologia e nella fisiologia come nella psicologia e nella storia. L'Anarchia non è dunque «che un ramo della nuova filosofia che si annuncia».

* * *

Cominciando dall'Astronomia, si può osservare che è ormai passato anche il tempo in cui la così detta armonia degli astri (l'ordine degli astronomi, la così detta armonia prestabilita dei finalisti) veniva spiegata con l'azione di una massa cosmica centrale, rappresentante una specie di Autorità superiore tra i minori corpi celesti. Infatti l'astronomia tende oggidì a segnalare sempre più la parte che nell'economia stellare hanno le piccole masse. Sono sciami di materia che attraversano lo spazio in tutte le direzioni, a formare ciascuno dei quali concorrono milioni di corpuscoli impercettibili. Ed è proprio ad essi che l'astronomo domanda oggi l'origine del Sistema planetario e il segreto de' suoi movimenti. Cominciamo, in altre parole, a comprendere «che l'armonia dei sistemi stellari non è armonia se non perchè essa è un'adattazione, una risultante di tutti questi innumerevoli movimenti addizionantisi, ed equilibrantisi gli uni gli altri».

E nelle scienze fisiche? Qui sono scomparse come per incanto le vecchie entità del calore, dell'elettricità e del magnetismo. Anche qui, al concetto dell'azione direttrice di forze Superiori, s'è sostituito il concetto dell'azione degli atomi che vibrano, si muovono, e per le loro vibrazioni e i loro movimenti producono quelli che chiamiamo fenomeni termici, elettrici, ecc.

Se passiamo alla biologia, dobbiamo constatare che sulle rovine della oramai abbandonata nozione delle Specie si afferma sempre più nettamente il concetto dell'individuo. Tanto, che il biologo moderno riguarda le variazioni della Specie come le risultanti di variazioni che si sono prodotte in ciascun individuo separatamente.

«La specie sarà ciò che saranno gli individui, ciascuno dei quali subisce le influenze senza numero degli ambienti in cui vive, e a cui risponde a modo suo».

A sua volta la Fisiologia, abbandonando la Forza Vitale dei vecchi manuali, spiega in qual modo la vita dell'organismo è la risultante delle funzioni de' suoi numerosi organi fra loro federati, e di ogni organo trova che è una vera e propria associazione di cellule vivente ciascuna di vita propria, insieme raggruppate per il benessere individuale e collettivo. La Fisiologia ci dice come «nell'organismo, il benessere dell'insieme dipende unicamente dalla quantità di benessere goduto da ciascuna delle minime particelle microscopiche della materia organizzata».

Qui Kropotkin incalza con altri esempi – che io per brevità ometto – tratti dalla psicologia, per provare che la tendenza generale delle scienze è quella oggi di studiare, non i grandi risultati e le grandi somme, ma piuttosto gli infinitamente piccoli, le parti di cui si compongono queste somme e di cui s'è finito per riconoscere «l'indipendenza e l'individualità». E quanto alle così dette Leggi dei fenomeni naturali – fino a ieri concepite come qualche cosa di extra-fenomenico, di fisso e di superiore – esse non si rivelano altrimenti che come «rapporti» tra determinanti fenomeni acquisiti dalla nostra esperienza.

In altri termini, si è visto che non è già la legge che governa il fenomeno, ma è il singolo fenomeno che governa (intendi che determina regolarmente) quello che gli succede.

Insomma, noi dobbiamo volere o no concludere che la così detta armonia dell'Universo non è che l'opera del Caso...

Ma passiamo alle così dette scienze dell'Uomo, alla Storia, al Diritto e alla Economia Politica. Quale rivoluzione di punti di vista non s'è compiuta in tali discipline, in questi ultimi anni! Cominciando, ad esempio, dalla Storia, essa ha evidentemente finito di essere la storia dei regni e delle battaglie, per diventare la storia dei popoli; intendi delle loro istituzioni, idee, costumi, sentimenti, ciò che vuol dire lo studio degli individui.

Nella stessa direttiva vediamo da poco entrata la Giurisprudenza, la quale, più che delle leggi scritte, si occupa degli usi locali, del suo diritto consuetudinario, «in cui il genio giuridico delle masse ha trovato in ogni tempo la sua espressione». E, finalmente, l'Economia Politica, cessando di studiare in astratto la ricchezza delle nazioni, volge le sue ricerche allo studio concreto della ricchezza degli individui. Il problema dell'Economia Politica è oggi di scoprire i mezzi per cui col minimo dispendio di forze sia provveduto ai bisogni di tutti.

Dice Kropotkin: dopo essere stata per «lungo tempo una semplice constatazione di fenomeni interpretati nell'interesse delle ricche minoranze, tende a divenire – o piuttosto elabora gli elementi per divenire – una scienza nel vero senso della parola, ossia UNA FISIOLOGIA DELLA SOCIETÀ UMANA».

Se ora, dopo averlo seguito sin qui, voi domandate al Kropotkin quali conseguenze ne deduca in rapporto al suo ideale anarchico, egli vi risponderà che l'Anarchia non è che una interpretazione nuova della vita passata e presente della Società, e insieme una previsione riguardo al suo avvenire, l'una e l'altra concepite «con lo stesso spirito della concessione della natura di cui si è parlato». Noi viviamo, dice Kropotkin, in un'epoca di crisi; è la crisi di una società tormentata da intime contraddizioni, da profonde antinomie politiche ed economiche, la quale s'affatica intorno alla revisione di tutte quante le sue idee tradizionali, e che adopera la critica per sovvertire tutti i Valori del passato.

Il punto di vista anarchico guadagna pertanto terreno ogni giorno più anche tra gli scienziati di fede ortodossa, i quali lo applicano senza pure accorgersene: esso finirà tra breve col rinovare dalle fondamenta, oltre che l'Economia Politica, la Sociologia, l'Etica e l'Antropologia.

Critica della Società Borghese.

Nell'attuale società, dice Kropotkin, gli individui sono «pervertiti» da un'educazione, la quale converge tutti i suoi sforzi al fine di spegnere in essi lo spirito di indipendenza personale e di assoggettarli all'Autorità. Il grande precetto educativo della famiglia e della scuola è l'obbedienza, così come la grande arma dello Stato è la Legge. Ahimè! Di leggi, che pretendono regolare ogni nostro atto, ne abbiamo a iosa. Si direbbe proprio che «le nostre» società non comprendono più come si possa vivere altrimenti che sotto il regime rappresentativo ed applicato da un manipolo di governanti».

Questa superstizione della legge si palesa tanto più assurda e tanto più strana quando si pensi che l'umanità ha vissuto secoli e secoli senza averne affatto, semplicemente uniformandosi a quegli usi e a quelle consuetudini che la costante ripetizione rendeva venerabili e che ognuno acquisiva sin dall'infanzia. E nessuno poi ignora che anche attualmente «una gran parte dell'umanità non ha leggi scritte». Fu il desiderio di dominare, associato con la forza, che creò i legislatori. Preti e guerrieri, tenendosi per mano, si accordarono per «imporre alla società primitiva delle consuetudini a loro vantaggiose». Proclamarono inviolabile e sacra la legge così emanata nel loro interesse e inculcarono agli oppressi il dovere di sottomettervisi. («La legge apparisce sanzionata dal sacerdote e protetta dal guerriero»).

Qui Kropotkin rileva come nella legge occorra distinguere due elementi. «Essa, dice, è l'abile fusione delle consuetudini utili alla società (intendi atutta la società), con le consuetudini che offrono vantaggi ai soli dominatori e che, come tali, essendo dannose alle masse, debbono essere mantenute dal timore delle pene. E invero aggiunge Kropotkin, se guardiamo allo svolgimento storico della legge, vediamo subito come, mentre il nucleo delle norme consuetudinarie d'utilità generale è soggetto a modificazioni lentissime nel corso dei secoli, l'altra parte si sviluppa, al contrario, a tutto vantaggio dei dominatori, e ne rispecchia, per così dire, le alternative... Verso il X secolo «i legislatori sono un manipolo di briganti, che si moltiplica e si organizza per il brigantaggio e lo esercita contro un popolo divenuto sempre più pacifico di mano in mano che si dedica all'agricoltura». Se tali sono le origini della Legge, saremo noi tenuti a rispettarla?

Kropotkin risponde che «il primo dovere dei rivoluzionari sarà quello di distruggere tutte le leggi esistenti».

Tuttavia il borghese non si dà per vinto. Egli fa sovratutto l'apologia delle libertà politiche, come garanzia per tutti i cittadini senza distinzioni di classi. Ma a che cosa mai si riduce, dice Kropotkin, la libertà politica, poichè si deve subire la schiavitù economica? Si parla anche di diritti politici, ma, in realtà chi non possiede ha soltanto dei doveri. Infatti, i pretesi diritti e le decantate libertà non sono mantenute se non a patto che il popolo... «non ne faccia uso contro le classi privilegiate». Il giorno in cui si avventurasse ad usarne, il Governo le riterrebbe.... per misura di ordine pubblico.

Resta dunque inteso: gli anarchici debbono ben stamparsi nella mente che non è alle leggi costituzionali che bisogna domandare i diritti.... Bisogna, al contrario, esercitarli, e per farlo, occorre organizzarsi come forza capace di resistere e di prevalere in caso di conflitto con la classe dominante. «Le libertà non si dànno, si prendono».

Proseguendo nella sua requisitoria contro la società attuale, Kropotkin osserva che la storica «dichiarazione dei diritti dell'Uomo» è e sarà sempre una menzogna finchè la libertà e l'uguaglianza non diverranno la base delle relazioni economiche. Altra menzogna, di cui la Rivoluzione dovrà fare giustizia, sotto pena di fallire al suo scopo, è il Parlamentarismo, per cui la classe dominante organizza la difesa dei propri privilegi con la connivenza del popolo. E questo non è che il meno. Fate che domani una guerra minacci le frontiere, fate che una ribellione si scateni all'interno, e voi vedrete – malgrado le garanzie costituzionali del Governo così detto rappresentativo – imporsi al paese e impadronirsi del potere il primo avventuriero.

Se poniamo mente a ciò, non esiteremo, dice Kropotkin, a persuaderci che per trionfare della borghesia occorre non solo attaccarne l'economia e le leggi, ma lo stesso istituto parlamentare. È fuor di dubbio che lo stabilimento del regime collettivista o comunista sarebbe impossibile se noi volessimo conservare i nostri Parlamenti e i nostri sovrani. «Un nuovo regime economico esige un nuovo regime politico».

Qui Kropotkin apre una parentesi per dimostrare come, dal suo punto di vista, «la formazione dal semplice al composto di gruppi i quali si costituiscano liberamente per la soddisfazione di tutti i bisogni multipli degli individui nella società (che è come dire la formazione di una struttura politica nuova), si annuncia già sull'orizzonte della storia per molti SEGNI evidentissimi.

La tendenza dell'evoluzione non è certamente nel senso dell'Autoritarismo, essa si manifesta, al contrario, nel senso opposto, e cioè della più compiuta libertà dell'individuo, del gruppo produttore e consumatore, della libera federazione. Sono milioni, dice Kropotkin, di gruppi liberi, a cui ogni giorno se ne aggiungono di nuovi, che nascono spontaneamente fuori della tutela governativa e a poco a poco si estendono in tutti i campi dell'attività umana; che finiranno, presto o tardi, con l'assorbire tutte le funzioni del Governo, sostituendoglisi fino a renderlo inutile. Sono altrettanti germi di Anarchismo che la società borghese attuale va inconsapevolmente maturando nel proprio seno, di cui sono in gran parte di già palesi i frutti.

Non è dunque che questione di tempo: la coscienza popolare, non asservita a pregiudizi dottrinari, ha già intuito quella che gli anarchici chiamano l'ingiustizia del regime presente di proprietà e distribuzione delle ricchezze. Benchè ancora vagamente, è però certo che il lavoratore sente «che la nostra potenza tecnica attuale potrebbe offrire a tutti un largo benessere», nello stesso tempo che comprende come il sistema capitalistico e lo Stato impediscono di conquistarlo.

Intanto i dotti agitano quella che si chiama la questione sociale, divenuta tema di libri, di monografie, di congressi, di conferenze. Il popolo (intendi la moltitudine dei salariati) se ne interessa direttamente, e nelle controversie cui dà luogo fa sentire la sua voce.

Iniziata da Carlo Marx, la critica del capitale ha fatto progressi straordinari per opera dei pensatori anarchici. Secondo Marx, l'accumulazione del capitale dipendeva solo della sua facoltà di appropriasi il plus-valore .

Appare invece chiara alla critica anarchica una verità più semplice: che cioè l'accumulazione capitalistica nasce principalmente dalla necessità nella quale il lavoratore viene a trovarsi di prestare la sua forza-lavoro. Infatti, senza questa preliminare necessità, il capitalista non avrebbe mai potuto realizzare il plus-valore. Si arriva così alla conclusione, senza dubbio dal punto di vista rivoluzionario importantissima, che per cambiare il sistema capitalistico bisogna attaccarlo nella sua essenza, nella sua causa: la vendita e la compera.

E poichè il Socialismo collettivista non ha ben compreso questa verità fondamentale, esso minaccia di rinnovare, a tutto danno del proletariato, gli inconvenienti e i mali del regime che combatte. Si veda in questa deficienza della sua concezione critica la ragione principale anche del suo mediocre successo presso le moltitudini operaie, tra le quali invece il Comunismo anarchico fa maggiori proseliti.

La Rivoluzione.

Dove Kropotkin formula, per così dire, la teoria della rivoluzione è, principalmente, nella Conquète du pain. A noi manca lo spazio per darne qui una sintesi particolareggiata.. L'Edizione italiana del volume consta di oltre duecento pagine di fitta stampa. Noti il lettore che, dal punto di vista delle dottrine anarchiche, o, dirò meglio, delle previsioni sulla futura società, quest'opera è della più grande importanza e per giunta la più popolare, se non forse la più completa che possegga attualmente la letteratura dell'anarchismo.

Quale sarà il primo atto della rivoluzione?

Premesso e stabilito ben chiaramente che la rivoluzione anarchica (rivoluzione per eccellenza di proletari, fatta da proletari all'infuori della direttiva di pretesi capipartito), non può consistere nel rovesciamento di un Governo e che deve mirare a sfasciar la complessa macchina dello Stato (burocrazia, organismi politici, leggi, esercito, ecc., ecc.), il Kropotkin aggiunge che il primo atto della rivoluzione sarà la presa di possesso da parte del popolo di tutta la ricchezza sociale. Sarebbe assurdo tentar di prevedere a tavolino la direzione che essa potrà prendere, la quale dipenderà dalle circostanze. Il problema che la rivoluzione dovrà risolvere – sotto pena di fallire – è «immenso». Si tratta infatti di abolire per sempre «lo sfruttamento dell'Uomo».

Non c'è che un mezzo per arrivarvi: l'Espropriazione. Come effettuarla?

In un modo molto semplice: basta che il popolo insorto si impadronisca della terra, dei mezzi di lavoro e di tutte le derrate, e si organizzi così da metterle alla portata di tutti coloro «che ne hanno bisogno».

La parola d'ordine dei rivoluzionari sarà dunque questa: Espropriazione! Occorre, in altre parole, assicurarsi che a nessuno rimanga tanto da poter sfruttare il proprio simile.... Il resto verrà da sè! Vale la pena di aggiungere che Kropotkin insiste su questo punto: secondo lui quella della Espropriazione – parola che fa paura a molti – ha il valore di un'idea-madre. Dev'essere dunque sulle labbra di tutti, se non si vuole che il sangue del popolo scorra indarno.

* * *

Non basta, per altro, distruggere. Bisogna anche ricostruire. Una rivoluzione è insieme dissoluzione di forze e sintesi di altre forze. E come si ricostruirà? Non varrebbe neanche la pena di vagheggiare una risoluzione anarchica se si dovesse pensar di edificare la nuova società in armonia a qualcuna delle formule gradite ai così detti partiti o ai libri.

La ricostruzione sociale sarà dunque opera del libero genio popolare, «il quale spontaneamente in ogni piccolo villaggio come in ogni centro urbano si metterà all'opera per dare assetto alla società anarchica. Tutto sarà possibile, purchè «si tragga profitto dall'iniziativa del lavoratore e del contadino e dei loro gruppi, e si abbia presente che la varietà e il conflitto costituiscono la vita, e l'uniformità la morte».

Non è del resto impossibile prevedere, non soltanto nelle sue linee generali, ma altresì ne' suoi minuti particolari, quale sarà la società dell'avvenire. La Conquéte du Pain è bene il libro dedicato dal Kropotkin a tali previsioni, e noi ne daremo ora, a titolo di chiusa, un rapidissimo cenno.

Dissi addietro che per Kropotkin l'Economia Politica non è che la Fisiologia della Società Umana. Secondo Kropotkin, l'equivoco fondamentale in cui sono, caduti tutti gli economisti, da Adamo Smith a Carlo Marx, è quello di aver trattato della Produzione come di una cosa a sè, indipendente dal Consumo. Errore massimo! Infatti: se l'uomo produce, gli è perchè vi è spinto dalla necessità di soddisfare i suoi bisogni. Ed ecco quindi il punto di vista dell'Economia Anarchica: fare una specie di inventario dei bisogni umani e provvedere alla loro soddisfazione.

Ecco qui, dice Kropotkin, 350 milioni d'europei; ogni anno loro occorre, oltre l'abitazione salubre, una data quantità d'abiti, di scarpe, di biancheria. Si tratta di sapere se la produttività del lavoro umano è tale da poter assicurare a tutti – nessuno eccettuato – la casa salubre, le vesti, le scarpe, la biancheria, gli alimenti e quant'altro necessita ai loro bisogni. È ciò possibile? Sì, risponde Kropotkin. L'agiatezza per tutti poteva essere un sogno quando l'uomo giungeva a grandi stenti a raccogliere otto e dieci ettolitri di grano per ettaro, o a fabbricare di sua mano gli strumenti meccanici necessari all'agricoltura e all'industria. Diventa una realtà dacchè l'uomo ha inventato il motore, chè con un poco di ferro e alcuni chili di carbone mette a sua disposizione la forza di un cavallo docile, maneggevole, capace di mettere in movimento la macchina più complicata. Kropotkin osserva che anche «i produttori, i quali formano appena il terzo degli abitanti nei paesi civili, producono già abbastanza da recare un certo benessere in seno ad ogni famiglia. Si immagini dunque cosa diventerebbe la produzione qualora tutti lavorassero e tutte le terre incolte fossero sfruttate, e tutta quella enorme somma di energie umane, oggidì impiegata in lavori inutili o dannosi, fosse utilizzata a produrre ciò che occorre ai bisogni reali della vita...».

* * *

Resta però a vedere in quale misura saranno ripartiti i prodotti del lavoro nella società anarchica.

Secondo i socialisti collettivisti, misura della retribuzione sarà il lavoro. La formula socialista: a ciascuno secondo le sue opere, ha incontrato il generale favore. Ma è giusta questa formula? Essa pare per lo meno discutibile. Infatti: con quale criterio si potranno valutare le opere di ciascuno, e da chi sarà fatta la valutazione? E perchè un lavoro dovrebbe valere più di un altro? Perchè, ad esempio, l'energia intellettuale impiegata da un ingegnere a studiare un progetto di ferrovia dovrebbe a priori valere di più della forza muscolare impiegata dal contadino che vanga la terra?

La verità, è che i servigi resi alla società, siano materiali o morali, non possono essere valutati in unità monetaria. Nessuna essenziale distinzione può essere fatta tra le opere di ciascuno, e il misurare queste opere dai risultati ci porta all'assurdo. Non rimane dunque che un solo mezzo: collocare i bisogni sopra alle opere, e alla formula collettivista-autoritaria: a ciascuno secondo il lavoro fatto, sostituire quest'altra formula: a ciascuno secondo i suoi bisogni.

Il possesso comune degli strumenti di lavoro condurrà necessariamente al godimento in comune dei frutti del lavoro comune. La rivoluzione dovrà garantire a tutti l'alloggio, il vestito e le derrate alimentari di cui – non appena se ne sia impadronito – il popolo dovrà fare un inventario affinchè, senza nulla dissipare tutti possano goderne.

Quanto alle leggi penali, stimo inutile dire che il Kropotikin, d'accordo del resto con tutti gli anarchici, ne vuole l'abolizione. Non solo saranno abolite le attuali leggi criminali con tutto il relativo organismo giudiziario e poliziesco, ma tutte le leggi. La prigione, dice Kropotkin (si noti tra parentesi che di prigioni l'ex principe russo ha una esperienza personale), sono delle vere e proprie «università del delitto». Che bisogno c'è di leggi coercitive? Guai a noi se la nostra sicurezza personale e sociale fosse unicamente affidata al timore che si presume ispirono le pene. Nessuno ignora che per impedire gli atti antisociali veri occorrono altri mezzi più efficaci della coercizione legale.

Noi anarchici affermiamo, dice Kropotkin, che il migliore degli uomini è reso essenzialmente cattivo dall'esercizio dell'Autorità... Noi, del resto «prendiamo gli uomini per quello che sono, ed è per questo che odiamo il governo dell'Uomo per mezzo dell'Uomo; che lavoriamo con tutte le nostre forze, forse non sufficienti, per porvi fine».

Con l'ordinamento attuale, prosegue il nostro Autore, lo Stato ha il monopolio di tutte le questioni d'interesse collettivo. È evidente che nel comunismo anarchico tutto quanto forma oggi attribuzione dello Stato sarà invece attribuzione degli individui e dei gruppi organizzati. «La società sarà come ricoperta da una rete di migliaia di associazioni per soddisfare tutti i sogni», e si può prevedere con sicurezza che i comuni socievoli che il comunismo svilupperà nella vita costituiranno una forza incomparabilmente più potente di ogni apparato repressivo».

«Comunismo e anarchia sono il complemento l'uno dell'altra. Il comunismo è il miglior fondamento dell'individualismo: non di quello che spinge l'uomo alla guerra di ciascuno contro tutti, ma di quello che rappresenta la prima espansione di tutte le facoltà dell'uomo».

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