Prefazione dell’autore

alla 1. a edizione tedesca

Quando, circa sei anni fà, lavoravo attorno al mio «Trattato di fisica cosmica», non poterono sfuggirmi le grandi difficoltà inerenti alla spiegazione d’un gran numero di fenomeni, con le vedute fino ad oggi predominanti; e specialmente di quelli che si collegano con questioni cosmogoniche. Trovai che la pressione di radiazione, che fino allora era stata tenuta in non cale, poteva essere applicata con successo per la intelligenza di una gran parte di questi fenomeni, prima difficili da spiegare. Quindi applicai largamente, nella trattazione dei fenomeni stessi, anche questa forza naturale prima trascurata.

Naturalmente le spiegazioni da me tentate non potevano pretendere al primo comparire di restare inalterate in tutti i particolari, ma furono accolte dal mondo scientifico con interesse straordinario e con grande benevolenza. Questo mi incoraggiò a studiare ancora per la spiegazione dei più importanti fra gli enigmi innumerevoli, che troviamo dappertutto in questo campo. Così inserii alcune parti nuove in quel complesso di spiegazioni concernenti l’evoluzione del sistema cosmico, di cui posi la prima base in una comunicazione presentata nel 1900 all’Accademia delle Scienze di Stoccolma (e subito dopo pubblicata nella Physikalische Zeitschrift, 1900-1901, p. 81 e 97), e che poi elaborai ulteriormente nel trattato di fisica cosmica.

Si obbietterà, e non senza ragione, che le vedute scientifiche devono essere discusse ed approvate nei circoli competenti, prima di essere presentate al pubblico. Non si può negare che, se fossero soddisfatte queste condizioni, la massima parte delle idee pubblicate sulle questioni cosmogoniche non verrebbero mai a contatto dei torchi; d’altronde il tempo speso nella loro pubblicazione potrebbe essere impiegato meglio. Però mi sembra che gli anni che trascorsero da quando i miei primi tentativi in questa direzione furono comunicati al mondo scientifico, la benevola accoglienza che questi tentativi trovarono, ed infine l’ampia opportunità che ebbi durante questo tempo di riesaminale accuratamente e di migliorare le mie spiegazioni, sieno più che sufficienti per presentare queste mie vedute ad una cerchia più larga di lettori.

Il problema della evoluzione dell’universo ha sempre eccitato l’interesse particolare dell’umanità pensante; e senza dubbio esso conserverà il primo posto tra tutte le questioni che non hanno una portata pratica diretta. La soluzione che venne trovata per questo problema prediletto fornisce un’imagine fedele del pensiero scientifico delle varie epoche. Da questo punto di vista io nutro speranza vivissima che le considerazioni da me esposte corrispondano al grandioso sviluppo della fisica e della chimica, che contrassegna la fine del decimonono ed il principio del ventesimo secolo.

Avanti la scoperta della indistruttibilità dell’energia le ricerche cosmogoniche si occupavano unicamente del problema del modo come la materia potè disporsi in guisa da originare i corpi celesti attuali. In questo campo ritroviamo le più notevoli concezioni nella veduta di Herschel dell’evoluzione della nebulosa, e nella ipotesi di Laplace della formazione del sistema solare dalla nebula universale. La veduta di Herschel pare sia sempre più confermata dall’osservazione. L’ipotesi di Laplace invece trova tali difficoltà che si dovette modificarla profondamente, ad onta che per molto tempo sia stata lodata come il fiore delle speculazioni cosmologiche. Se poi volessimo cercare, con Kant, di formarci un’idea, come poterono da un caos assoluto formarsi dei sistemi di corpi celesti grandiosamente ordinati, questo vorrebbe dire cercare la soluzione d’un problema, che, sotto questa forma, è completamente insolubile. Del resto c’è una contraddizione in tutti i tentativi rivolti a spiegare la formazione del mondo nella sua totalità, come Stallofa spiccare con particolare energia: «The only question to which a series of phenomena gives legitimate rise relates to their filiation and interdependcnce». Per ciò io cercai di mostrare puramente come possano formarsi delle nebule da dei soli, e viceversa dei soli da delle nebule; e supposi che questo cambiamento reciproco abbia avuto luogo sempre, proprio come ora.

La scoperta della indistruttibilità dell’energia accentuò la difficoltà dei problemi cosmogonici. Le ipotesi di Mayer ed Helmholtz sui modo con cui il sole ripara le sue perdite di calore, dovettero essere abbandonate quali insufficienti, o furono sostituite da un’altra che si fonda sopra le condizioni chimiche dell’interno del sole, in accordo con la seconda legge della termodinamica. Una difficoltà ancora maggiore parve provenisse da questo, che la teoria della continua «degradazione» dell’energia, conduce alla conclusione che il mondo si avvicina sempre più alla condizione designata da Clausius come «Wärme Tod» (morte del calore), in cui ogni energia si troverà distribuita uniformemente in tutto l’universo sotto forma di movimento delle minime particelle materiali. Da questa difficoltà che ci conduce ad una fine affatto inconcepibile dello sviluppo dell’universo, cercai una via d’uscita in questo modo: l’energia viene «degradata» nei corpi che si trovano nello stadio di sole, ed «elevata» in quelli che appartengono allo stadio di nebulosa.

Infine un’altra questione cosmogonica divenne in questi ultimi tempi di grande attualità. Finora, si credeva comunemente che la vita potesse aver origine dalla materia inorganica mediante un processo detto di «generazione spontanea». Ma come il sogno della generazione spontanea dell’energia — «perpetuum mobile» — dovette cedere completamente ai risultati negativi degli esperimenti in questa direzione, cosi è verosimile che l’esperienza molteplice rispetto alla irrealizzabilità della generazione spontanea della vita ci conduca infine alla ipotesi che essa è assolutamente impossibile. Per comprendere la possibilità della presenza della vita sopra i pianeti, bisogna ricorrere alla teoria della panspermia, a cui io diedi una forma corrispondente allo sviluppo attuale della scienza, combinandola con la teoria della pressione di radiazione.

Nella trattazione dei problemi cosmogonici fu mio principio direttivo l’idea, che l’universo nella sua essenza sia sempre stato com’è ora. Materia, energia e vita hanno cambiato soltanto di forma e di posto nello spazio.

Stoccolma, nell’aprile del 1907

L’Autore.

Share on Twitter Share on Facebook