Capitolo quarto Seduzione

Scorreva il tempo e seco portava il suono dei baci e dei sospiri che s'alternavano nello uscire ardenti e concitati dai petti dei due amanti!... scorreva accendendo le ignee faville dei desideri infrenati, i palpiti febbrili che si svolgono nei turbinosi sogni della mente.

Carlo col frequentare la casa, durante la dimora di Enrico, s'era acquistata quella domestica intimità a cui il suo pensiero agognava; andavano le cose per tal modo che se era per lui ardente brama toccare la soglia diletta, era abitudine in quei di casa vederlo, talchè se a caso mancava ad alcuna di quelle ore in cui solea ivi trovarsi, chiedeasi dalla buona madre d'Adelia.... dalle amiche di casa.... dove fosse.... che ne saria avvenuto.... era insomma come suol dirsi della famiglia.

Adelia dal canto suo ne era beata... la sua fronte splendea d'una gioja che prometteva durare eterna... ma quante promesse non mentono?... (incominciando da quella del paradiso, la cui felicità mentì sino ai primi nostri padri!...).

Se l'amore svolgendosi nella pura sua anima ne aveva accarezzato gli infantili abbandoni, le poetiche meditazioni, aveva anche rivelata la donna nella fanciulla; se coltivava con più cura il suo fiore prediletto, se con esso lui favellava un arcano linguaggio da lei sola compreso... predileggeva ancora il nastro che dava più eleganza al suo corpiccino, la pettinatura che faceva spiccare di più il suo occhio da gazzella, la sua fronte d'alabastro... le sue gote rosee e fresche, quasichè dormiente il bacio d'un angelo le imperlasse dei colori del ciglio e del melagrano; sul suo bel terazzino cresceva la sua prediletta famiglia di fiori, che era sollecita d'innaffiare appena credeva fossero offesi da un raggio troppo vivo di sole... e come non doveva amarli?... Eran ben essi i soli testimoni dei suoi dolci colloqui, sentivano sol essi il suono del bacio furtivo che sfiorava le sue labbra di corallo!... Era su quel piccolo e leggiadro terazzino che soleva recarsi anelante e tremebonda ad aspettare una parola che alimentasse la vita del suo cuore, come essi aspettavano la rugiada della sera per aprirsi rigogliosi sul mattino.

La buona signora Caterina, la madre della fanciulla, notava lo schiudersi del soave cuore della sua Adelia a tutti quei teneri sentimenti e ne gioiva, come gioiva Adelia vedendo sul ceppo spuntare la rosa con tanta cura da essa fatta germogliare... Era il frutto della sua educazione semplice e pura che gli apriva innanzi i suoi tesori!... povera madre!... Oh sì ben tu ne potresti gioire!... credo che gli angeli che la sublime poesia del cristianesimo ha creati con immortali simulacri, sorridessero del suo sorriso?... ma non sul ramo fronzuto della rosa canta sempre l'usignuolo!...povera Adelia! In faccia alla buona madre era sì modesta e sì pura la parola di Carlo!... stringendosi al seno l'innocente fanciulla, era sì tenera, sì ardente la sua voce!... E la menzogna può ella vestire una forma sì turpe?... l'anima può ella insudiciarsi dal lezzo della colpa quando espande dalle sue labbre un profumo di cielo?...

Era una sera, la madre, incomodata lievemente, erasi coricata... Adelia che intenta la vegliò sino ad ora piuttosto tarda... diè a lei la felice notte con un bacio... poi si ritrasse alla sua cameretta.

Poco però vi stette, e tacita tacita avviossi al terrazzo... perchè trema così la sua mano appoggiandosi alla spalliera di marmo, su cui posano i suoi fiori?... È un fremito dolce quello che investe le sue fibra! È l'ansia d'un cuore per cui non è vita che nelle braccia dell'essere a cui ha sacrati tutti i suoi palpiti? Un istante... un altro trascorre accelerando battiti sovra battiti, un ultimo!... un supremo!... Poi il paradiso d'un amplesso!...

Carlo è là!... bello... sorridente!.. la sua voce mai non ebbe una tanto soave vibrazione!... la sua mano mai non fu così ardente! il suo occhio mai mandò lampi di un tanto amore! Era ben amore quello che da essi schizzava? Era un fuoco struggitore sottile che il contatto delle arse membra infiltrava nell'animo della giovinetta, fino a farle smarrire la ragione...

Essi erano là... assisi l'uno appresso dell'altra, il cielo era quella sera tempestato di stelle. I neri e folti capelli della giovinetta ondeggiavano, lasciati cadere con abbandono sugli omeri di neve, e l'aura mite, scherzando fra essi, pareva susurrare al loro orecchio una voce soave d'amore, che essi soli comprendevano!... Carlo, tratto dal seno un lino trappunto e candido, pegno della sua fede, lo porgeva alla fanciulla, che se lo strinse al cuore, come una sacra reliquia... poi intrecciandole al collo il destro braccio sulla serena e bella sua fronte impresse un bacio... Ammutolita dalla foga della passione, dal verticoso turbine di quelle mille rapide sensazioni, svolte dai più reconditi recessi dell'anima, il labbro tacque... Entrambi si fissarono d'uno sguardo indefinito ed indefinibile, onde era compreso un mondo d'incanti!... Il cuore, con convulsa vertigine, stretto sul cuore, palpito d'un solo palpito... La mente, nell'agitato fremito di quel gaudio supremo, dimenticò la terra... e, confuso insieme il respiro al respiro... in quell'incantevole amplesso che stringe d'una sola catena l'opere tutte dell'eterno... s'innebriarono così, che troppo ratto ridestolli al senso della vita il respiro istesso della vita, a deplorare che avvinti in quell'amplesso il cielo non si fosse dischiuso all'anime festanti!...

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