Capitolo V. Abbandono

Abbandono!... aimè, suona pur triste sul labbro questa parola!... qual foga di memorie, di piaceri, di speranze, di gioje sfumate, di desideri incompiuti, di larve fantastiche, di sogni ridenti!... che passano d'innanzi allo sguardo... lasciando nell'animo un solo senso... lo sconforto!... il dolore!...L'autunno, scrisse Guerrazzi, è la più mesta stagione dell'anno, l'Ave Maria, l'ora più mesta della sera... io scrivo, l'abbandono è la più mesta parola che amareggi labbro mortale nell'ora dell'affanno! quando egli batte inesorabile alla porta di noi poveri mendicanti, per questo pelago burrascoso, chiedendo ad ognuno la sua quota di lagrime.

Era sparito il roseo incarnato che fece sì belle le guancie della fanciulla... i suoi occhi han perduta la loro vivezza, eppur son belli ancora!... Ed invano la buona madre le sta intorno a richiederla dell'arcana fonte de' suoi sospiri... Genuflessa innanzi l'immagine che sua madre, sin dall'infanzia le insegnò a pregare, ella prega e confonde alle parole rotti singulti... per chi prega essa?...

Le visite di Carlo si son fatte più rare... «La nostra posizione ha bisogno di circospezione» susurra egli all'orecchio della giovinetta, il cui sguardo supplichevole gli domanda un istante di sosta... una parola di più, un accento, di cui ha tanto bisogno!...

Un sinistro presentimento getta la tempesta in quel povero cuore, un terribile pensiero la spaventa... chiusa nella triste calma d'un dubbio, che la martora, ella struggesi sotto gli sguardi di colei che daría la sua vita per veder rifiorire sul suo volto quel sorriso che tanto la faceva altre volte beata!...

Passano i mesi, e col fuggire rapido di essi, cresce la cupa melanconia d'Adelia... un non so che di vago... di incomprensibile la agita, la turba... Quasi con più timore che slancio, ella fissa i suoi occhi in quelli di Carlo... le dolci parole della madre sono strali che le passano il cuore.... ella china il capo quando essa, favellandole amorosa, gli si siede appresso... un pallore repentino gli pinge il viso, poi un rossore febbrile vi va succedendo.... Forse che più non l'ami?... che le sue cure gli siano incresciose?... Ella non amarlo!... ella?... Quel cuore sì tenero, sì dolce!... ella che daría la sua vita per poter alietare d'un ora quella di lui!.. o per allungarla d'un atomo!...

«Egli mi deve amare!... mormorò un giorno fra sè!... Che che debba avvenire è d'uopo che egli sappia...» E non finì... un singulto convulso gli soffocò la parola nella strozza... si coperse il volto colle mani, e pianse.

È raccolta la famigliuola nella saletta da lavoro, il fratello d'Adelia, ritornato per qualche giorno, se ne riandò a Padova, una zia d'Adelia, sorella della signora Caterina, è venuta in cambio dalla campagna a passare qualche giorno seco loro; le due donne lavorano, Adelia pure trapunta, e le sue mani, scorrendo leggere ed agili sulla bianca tela, scrivono un nome, un nome che suona sì dolce sul suo labbro, che gli echeggia sì caro entro il cuore!... e Carlo arriva, egli è più gaio del solito, ed il sorriso d'Adelia s'impronta della sua gioia, rapido come il cristallo che riceve la luce e la spande intorno. Ma tutto ciò ha una forma sì vaga, sì indefinita.... sembra la calma del mare quando vicina freme la tempesta, tutti sono muti, e son tristi pensieri al certo che spandono intorno a quel crocchio domestico, quel silenzio sì cupo e tristo.

Adelia ha trascurati i suoi fiori, e poi ha pianto per qualche esile pianticella che trovò appassita, le sembrò che fosse una speme di meno che si sfrondasse dall'albero delle sue illusioni.

Che che avesse fissato.... venne il giorno che nel suo pensiero Adelia ebbe fisso... Carlo era seco lei sul terrazzino, ove fu restìo di più andare, ma sul quale ora eravi stato dolcemente trascinato da Adelia, quasi che sentisse il bisogno di annodarlo a tutto il passato, evocandone colà dolci memorie...

«Carlo... le disse, poi che muto l'ebbe guardato fisso come quel giorno, ma non come in quello riscontrando il fuoco affascinatore del suo sguardo; Carlo, tu mi ami?... non è vero?... mi ami?... Oh sì, lo sento!... lo sento entro me, me lo dice il cuore co' suoi palpiti febbrili, ed allorquando sola, raccolta nel silenzio della mia cameretta, sogno i bei sogni della mente, ed il pensiero evoca dal passato il suono lusinghiero delle tue dolci promesse, ti veggo unire la mia alla tua destra, mentre gli angeli del cielo sorridono al nostro amore.... ma perchè non parli... Carlo!... dì? che ti ho io fatto?... non mi diedi io a te? per te solo? sì tutta per te... per un tuo bacio... per un tuo sorriso... per dirti che ti amavo, Carlo!...»

Carlo taceva... la sua mano tremante, ma non del tremito che altre volte comunicavagli l'ardore del sangue che gonfiava le vene nel furore voluttuoso d'un pensiero, stringeva quella ardente della fanciulla.... la guardò. Ed era sì bella, in quel trasporto convulso!... era sì bella, fisso ne' suoi occhi il suo sguardo...ch'ei chinossi su quell'esile fiore, che esalava sul suo seno tutto il suo profumo vitale. Adelia parve raccogliere da quello sguardo la forza che implorava... parvegli di veder in esso riflessa un'immagine del passato... I mille pensieri tumultuosi che vedevansi cozzare nel lampo dei suoi occhi... parvero raggiungere il culmine vertiginoso d'una meta prefissa... e tremebonda, smarrita, cercando invano soffocare una parola che gli usciva traboccante dall'anima... Carlo!... gli ripetè di nuovo... tra poco... ella ristette ancora, poi raccolta in un supremo sforzo tutta la fuggevole energia della sua anima... e mormorò con un sospiro: sarò madre!...

Mute rimasero le labbra... nella pupilla delirante della tradita egli fissò il suo sguardo, freddo e severo. Inerti le sue braccia accolsero la fanciulla...

Un grido disperato uscì dal petto dell'infelice... in atto di trasognata, stringendo con convulsa frenesia la sua testa tra le sue mani tremanti, ella lo guardò, alzò al cielo le sue pupille accese d'un lampo che dovette riflettere tutta l'atroce tempesta della sua anima, sulle sue labbra, morì col sospiro, l'ultimo addio alle sue spente illusioni... e svenne.

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