Ricetta n. 1 L’Ordinario Elixir d’Alquermes

Pria ch'io divulghi la presente Ricetta son d’uopo talune brevi notazioni che vado a esporre concisamente com'è mio costume: multa paucis.

Il vocabolo elixir promana dall’arabo al iksir in uso appo gl’alchimisti d’Arabia e con esso designavasi il lapis philosophorum, ma siccome io non intendo punto discettare di faccende esoteriche tralascerò la Pietra per parlar di questa preparazione per la quale necessitano alcole, spezie, erbe e sostanze medicinali e che funge sia da tonico, sia d’aperitivo e sia da digestivo, a seconda di quando e di quanto ne vien bevuta.

Rinvenni fortuitamente tale ricetta e altre mirabili cose dello scibile umano che qui tralascio d'esporre allorquando poco temp’addietro io percorrea la via Po e sotto il porticato di mancina che mena al fiume mi soffermai a esaminar per tedia i libri e le carte vendute da un marrano sovra un sudicio banco.

La mia attenzione fu attratta da un malloppo di missive inviate all’indirizzo di Isaia Artom di Asti: trattandosi della mia città natale e essendo quella degl’Artom la maggior notabile famiglia del ghetto, fui spinto da curiosità e mi procacciai il plico poscia non breve contrattazione che stremò l’infidele.

Ritornato a Palazzo Reale e assolti i miei obblighi, in vece d’abbandonarmi nelle braccia di Morfeo mi disposi a legger le lettere ch’eran state inviate a Isaia Artom nella metà del trascorso secolo dalla terra di Francia da un suo e mio concittadino ovverosia dal Conte di San Germano il quale gli chiedea lumi per praticar l'arte della cabbala e di esser posto in contatto epistolare con tale Moshe Chaim Luzzatto dimorante in San Giovanni d’Acri.

Dal canto suo il Conte in tali lettere esponea numerosi insegnamenti a seguito di richieste del giudeo e ch’eran da tenersi segreti a chi non era al par di loro un Rosa Croce e io non li divulgo eccezion fatta per la seguente versione essoterica di IV Classe d’uno d’essi inquantochè questo Tomo del Libro tratta unicamente d’elixir d'alcole e non di quelli che richiedono pel loro approntamento che si pratichi l’opera al nero, al bianco e al rosso.

Pertanto espongo la Ricetta dell’Elixir d’Alquermes detto puranco di Lunga Vita, similare alla Ricetta n. 23 che segue e ottenuta in circostanze ben diverse e mercè il mio ausilio dal Capo Cuoco e Pasticciere di Real Casa Giovanni Vialardi.

La eseguirai personalmente principiando col procurarti quella polvere di cocciniglia che vien nomata dagl’Arabi al kemir e da noi Cristiani alquermes e che è una polverosa sostanza di color cremisi assai colorante e di essa ne userai 2 onze se userai 4 pinte d’alcole che sia d'ottimo gusto.

Poscia, per la medesima quantità d’alcole ti procurerai di zuccaro 13 libbre e 6 onze, di tanta semenza di vanilla quanto quella tratta da cinque baccelli, di ramoscelli di cynnamomo 3 onze e mezza, di coriandolo 1 onza, di chiodi detti del garofalo in numero di 17, di fiori d’anice poco meno di 1 onza, di semi di cardamomo 1 onza e mezza, di semi di noce muscata 1 onza e mezza, di semi di macis 2 onze e di giulebbe 28 goccie.

Eccezion fatta per l’alcole, lo zuccaro e il giulebbe porrai il tutto nel mortajo e pestellerai finquanto esso divenga finissima polvere che verserai in un vitreo contenitore ove digià trovasi l’alcole.

Poscia sigillerai con somma cura il contenitore con carta pergamena e ceralacca acciocchè l’alcole non disperdasi nell’aere e le spezie possan intraprender la lor macerazione che avrà il termine poscia quattro settimane durante le quali agiterai con somma cura il contenitore tre fiate pro die, alle laudi, al vespro e a compieta o per tale incombenza t'avvarrai d’un famiglio.

Trascorso tale tempo discioglierai lo zuccaro in 4 boccali di purissima aqua di fonte, aprirai il contenitore e ivi verserai il siroppo di zuccaro e il giulebbe, poscia lo richiuderai come pria detto, l’agiterai per poco tempo e lo lascerai al riposo per sette dì trascorsi i quali filtrerai la pozione nell’usata fatta con cui filtransi gl’infusi in alcole mercè l’ausilio d’un panno di solo lino che sia lindo e di trama e d’ordito finissimi e quinci porrai l’Elixir entro vitrei e sigillati contenitori e esso, trascorse che sieno tre settimane sarà di pronta beva.

Quest’Elixir sarà assai gradevole al palato, specie s’esso non sia rattamente ingollato ma bensì libato con lentezza e del pari sommamente corroborante pel corpo massimamente se la Dama o il Cavaliere che abbian digià trabalzato la IV età avran disio di gustare quanto puotesi realizzare mercè la successiva Ricetta d’un Elixir il quale adduce un durevol eccitamento dei sensi i quali avran ragione della ratio medesima fintanto che non pervengasi di gran necessità a prolungata estasi di carnale consolo e confortorio, ciò è a quella che gli Antichi dicean esser la piccola morte.

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