Ricetta n. 20 Il Sublime Elixir di Limone

Pria ch'io divulghi la presente Ricetta son d'uopo talune brevi notazioni che vado a esporre concisamente al Lettore: multa paucis.

Accadde che Sua Altezza Reale attribuì al Maestro Michele Novaro da Genova la nomina di Maestro dei Cori del Regio Teatro e del Teatro Carignano e ad abundantiam puranco quella di Secondo Tenore.

Costui era nelle grazie di Sua Maestà che sovente lo facea cantare a Corte omaggiandolo del suo plauso e una sera del mese di novembre dell’anno 1847 che era assai gelida lo trattenne al desco e al termine del convivio lo volle seco nella sala del caffè e comandò al Capo di Cucina Giovanni Vialardi che fosse servito un elixir che osteggiasse il rigore dell’incombente inverno e che riscaldasse il corpo come se questi fosse irradiato dal sole.

Il Capo di Cucina mi domandò s’io avessi approntato per azzardo un elixir che potesse appagare tale disio e destino volle che proprio in quel tempo il mio Sublime Elixir di Limone era pervenuto a maturazione poscia il necessario invecchiamento e che a mio avviso esso potea esser consono per soddisfare alla bisogna e egli lo mescè a Sua Altezza Reale, ne ricavò laudi e qual guiderdone mi fece indossare la divisa da cerimonia al fine ch'io fossi valletto mescitore.

Alcuni bicchieri d’Elixir che mescei furon bastevoli per scaldare il corpo e l’animo di Sua Maestà e dell’Ospite e entrambi principiarono a comportarsi come fossero amici da gran pezza e a motteggiare e a sganasciarsi e sbellicarsi pel ridere circa degli argomenti che a me parean esser privi di costrutto e a liberare gli stomachi dell’inverecondo flato che s’è creato per causa dei processi digestivi.

Poscia parve che s’assopissero sui divani ma d’un tratto il Maestro Michele Novaro posesi in erezione, sbattè militarmente i tacchi e porse all’assonnato Sovrano un foglio che avea tratto da una tasca del panciotto e disse che pel tramite del pittore Ulisse Borzino avea ricevuto questa missiva dall’amico e concittadino Goffredo Mameli con la quale il poeta l’esortava a musicare in forma d’inno la poesia ivi riportata e titolata Canto degl’Italiani e avendola musicata nel dormiveglia chiese licenza di cantarla e avutala la cantò.

Al che Sua Altezza Reale dimostrò sommo interesse e principiò a canticchiare l’inno seguendo la voce tenorile e l’apprese in picciol tempo e entrambi lo cantaron più fiate a voce spiegata fintanto che venni comandato di procacciare qualche stromento che potesse funger d’accompagnamento.

Io rattamente obbedii e coadiuvato da Giovanni Vialardi portai nella sala del caffè due cazzarole d’ampia fattura che principiammo a percotere virilmente al par di tamburini Sardi con due forchettoni per ciascheduno e poscia ci trasferimmo nella sala da ballo e ivi trascorremmo l’intera nottata, libando, cantando quel Canto nel mentre noi si marciava con passo da parata e Sua Maestà affermò che il Canto degl'Italiani gli piacea al pari della Marcia Reale d’Ordinanza composta da più di tre lustri dal Capo Musica Giuseppe Gabetti.

Ma non indugio oltre e trascuro i successivi accadimenti per porgere la Ricetta di quest’Elixir che forse ispirò chi musicò quel Canto che vien ancor cantato al presente e al fine di realizzarla al meglio terrai tali comportamenti.

In primis per una quantità pari a 15 libbre di buccie di limone che vorrai porre alla macerazione principierai col procurarti personalmente le seguenti spezie che vado a enumerare.

Esse son d'agevole rinvenimento a breve distanza dal Palazzo Reale ovverosia sotto i porticati della piazza detta del Castello nella bottega impiantata dal signor Antonio Benedetto Carpano e ivi te ne procaccerai nove: di semi di noce muscata 3 onze, di ramoscelli di cynnamomo 1 onza, d'infiorescenza d’indica cannabacea 7 onze, di semi di cardamomo 2 onze, di chiodi detti del garofalo 1 onza, di fungo mescal 4 onze, di rizoma di galanga 1 onza, di rizoma d’iride fiorentina 4 onze, di foglie di tanaceto 3 onze.

In secundis curerai di verificare assai che tali spezie sieno ben essiccate e per nulla muffite.

Poscia le pestellerai personalmente tutt’insieme con somma attenzione in un acconcio mortajo fintanto ch’esse divengan al pari di polvere finissima e del pari non sieno più distinguibili l’une coll’altre e porrai tale mistura d’un canto al fine d’impiegarla come oltre specificato.

Avendo ciò eseguito, coglierai limoni all’alba del primo dì in favor di luna nova e li netterai con somma cura come daltronde vien consigliato per qualsivoglia preparazione in quanto che l’igiene ne è l’ingrediente principe e taglierai la buccia dei limoni curando con attenzione che la medesima giammai rattenga la sottostante pellecchia eburnea ch’avviluppa gli spicchi i quali a lor volta rattengon il sugo dell’agrume.

Porrai gl’agrumi privati della buccia in loco fresco in quanto che se tu il vorrai gli spicchi potran servirti per eseguire con sollecitudine le Ricette individuate col n. 15 e col n. 16 della parte di questo Libro che s’occupa di Confettura e tale cosa è possibile stante il fatto che sia del limone e sia d’altri agrumi è possibile l'utilizzo dell’intiero frutto eccezion fatta pei semi e per la pellecchia che dona pessimo sapore vuoi alle buccie vuoi agli spicchi se sottoposti a preparazione.

Esporrai le buccie all’aria per l’intiero giorno in cui esse furon colte e le ricovererai al tramontar del sole in un loco privo d’umidità per ivi trascorrere l’incipiente nottata e allorquando sorgerà il mattino in compagnia dell’alba porrai dette buccie in acconcio contenitore vitreo che empirai d'alcole che sia d'ottimo gusto in ragione di 3 boccali ogni venti limoni che saran stati impiegati per la preparazione di quest’Elixir.

Poscia sigillerai con accuratezza il contenitore con acconcie carta pergamena e ceralacca acciocchè l’alcole non disperdasi nell’aere e le buccie possan intraprendere in tal fatta il processo di macerazione e quinci porrai detto contenitore in loco fresco e oscuro e quotidie con vigore lo scoterai fintanto che pervenga il primo dì nel quale la luna giunge al suo primo quarto.

A tale punto apparecchierai tanta purissima aqua di fonte che sia pari a tre quarti di quanto alcole sia stato impiegato e a essa aggiongerai tanto zuccaro pari a tre quinti del peso di detta aqua e le nove spezie pestellate come sovra ponendo somma cura affinchè le loro quantità sieno rispettose dell'enunciata quantità di buccie di limone che vorrai porre al macero oppur proporzionali a essa.

Porrai al picciol foco la pozione in un'acconcia cazzarola cuprea e la tramenerai fintanto ch’essa pervenga al picciol bollore e si trasmuti nell’occorrente lasso di tempo in un siroppo che permarrà nella cazzarola medesima che poscia porrai in loco fresco e ivi dovrai tenerla fintanto ch’esso divenga fresco anch’esso.

Sarà massima la tua cura nel versare il siroppo nel contenitore vitreo privato del sigillo e versatolo che tu l'abbia, novellamente lo sigillerai nell’usata fatta con carta pergamena e ceralacca.

Poscia lo porrai in loco fresco e oscuro e scoterai dolcemente il contenitore per cinque dì ogni sera al tramontar del sole e poscia lo terrai immobile fintanto che non appaia il primo dì nel quale la luna diviene piena.

A tale punto filtrerai la pozione nell’usata fatta con cui filtransi gl’infusi posti in alcole mercè l’ausilio d’un panno di solo lino che sia lindo e di trama e d’ordito finissimi.

Quinci porrai l’Elixir entro vitrei e sigillati contenitori mentre le buccie potran esser candite come da Ricetta n. 17 e Ricetta n. 18 della parte di questo Libro che s’occupa di Confettura.

Porrai poscia i vitrei e sigillati contenitori in loco che sia fresco e oscuro e potrai degustare quest’Elixir trascorse che sieno per lo meno cinque lune piene principiando da quando i contenitori vitrei furon sigillati.

A tale punto potrai con malcelato orgoglio far degustare quest’afrodisiaco e ghiotto Elixir ai tuoi fortunati commensali buongustaj e a fronte delle lor congratulazioni in breve tempo oblierai la gran fatica ch'affrontasti per approntarlo personalmente, non essendoti avvalso dell’ajuto altrui al fine d’impedire che i tuoi guatteri o chi per essi potesser carpirne la Ricetta e farne lucroso mercimonio.

Tale Elixir risulterà esser assai gradevole pel palato in special modo se non sarà ingollato ma verrà libato con quella riflessiva e compiacente lentezza che ben s’addice ai commensali buongustaj e del pari sommamente corroborante pel corpo secondo quanto enunciato nella Ricetta che precede questa.

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