CAPITOLO II. La “Donna caduta dal Cielo”

La notizia, abilmente diffusa dall'ufficio stampa della «Universal», non tradì le previsioni dell'amministratore della grande Compagnia cinematografica. Tutti i giornali pubblicarono con diffusi commenti il cablogramma di Tanagra. La misteriosa artista che veniva ad offrirsi per una scrittura all'«Universal» conquistò di colpo la curiosità di tutto il pubblico. L'Hollywood boulevard fu in fermento.

Chi era Tanagra?

Con quale mezzo aviatorio si sarebbe portata sopra il terrazzo della grande Compagnia?

Partiva essa da Napoli compiendo una trasvolata dell'Atlantico e dell'America per venire a interpretare la parte di protagonista nella «Donna caduta dal cielo»?

Era bella?

Si trattava di un'artista fallita che avesse escogitato questo mezzo per conquistare con un gesto audace il regno hollywoodiano?

Era una bocciata al concorso di bellezza che si prendeva questa clamorosa rivincita?

Era una «pazza volante» emula di Lindbergh?

Oppure si trattava semplicemente di un trucco cinematografico ideato dagli insonni reclamisti di Hollywood?

Per avere una risposta a queste domande non c'era altro da fare che attendere il 24 Giugno.

Ed il 24 Giugno venne.

Sul terrazzo della palazzina della «Universal» si erano radunate tutte le celebrità di Hollywood, da Davey See, il piccolo astro di tre anni, rivale di Coogan e Fred Thompson; dalla vivace Pickford al melanconico Chaplin, da Rex Ingran, l'inscenatore dei «Cavalieri dell'Apocalisse» a Pola Negri, più nervosa che mai: tutti i più fulgidi nomi della metropoli filmistica si accalcavano sull'ampio terrazzo addobbato a roof-garden da Sam Woller.

Dieci operatori stavano dissimulati dietro fogliami di palme, in attesa della mirabile caduta.

Marcus Alliston e Charley Brenon non staccavano il loro sguardo dal cielo per cogliere ogni segno che annunciasse l'arrivo di qualche macchina aerea, con bandiera italiana.

Sopra Hollywood circolavano numerosi velivoli americani in attesa anche loro del confratello misterioso.

La folla era in un vero spasimo d'aspettazione, anche perchè nessuna segnalazione era giunta, da nessun punto, di un apparecchio che compiesse la trasvolata dell'Atlantico e degli Stati Uniti.

Verso mezzogiorno l'aspettazione aveva raggiunto il suo massimo diapason in quel mondo d'artisti che sospettavano in Tanagra una formidabile rivale alla loro celebrità.

Ma a poco a poco l'aspettazione assunse una forma meno nervosa: un certo senso di scetticismo andava distendendo i nervi: la burla si profilava sull'orizzonte di Hollywood.

Il cablogramma di Tanagra non doveva essere altro che uno scherzetto italiano.

— L'Italia non può più mandarci dei films: ci manda dei cablogrammi scherzosi.

— Tanagra non è mai esistita!

— È un'invenzione di Sam Woller!

— Un colpo di boom mancato...

— Una stella che cade dal cielo in pieno Hollywood! Quale burla!

— È meglio levarci da questo sole cocente

Buoni i rinfreschi dell'«Universal»... ma oramai ne abbiamo abbastanza.

— Caro Woller, i nostri complimenti! Il mondo parla del vostro nuovo film: è quanto importa... Riguardo alla nuova stella... sarà per un'altra volta...

Sam Woller incominciava ad impazientirsi. Egli si tacciava di ingenuo per avere troppo facilmente creduto a Tanagra. La sua speranza di oscurare con essa tutte le stelle di Hollywood aveva fatto velo al suo buon senso, non lasciandogli scorgere quanto di assurdo vi fosse nell'attesa che una donna si staccasse da un areoplano per venire a cadere proprio nel bel mezzo del suo terrazzo!...

Anche Brenon era nervoso ed incominciava a credere nella burletta: Marcus Alliston aveva già deciso di andarsene. I numerosi giornalisti che presenziavano quella singolare attesa, stavano già rimuginando articoli umoristici alle spese della credulità del mondo hollywoodiano. Parecchi già se n'erano andati.

— Arrivederci ad un prossimo 24 Giugno! – esclamò Chaplin, pronto a partire. Altri lo imitarono.

Ma ad un tratto una voce acuta squillò in mezzo al brusio di quella brillante folla.

— Non andatevene, signori!... Se Tanagra ha detto che sarebbe arrivata dal cielo.... state certi, arriverà.... purtroppo!

Tutti gli astanti si rivolsero alla persona che aveva pronunciato queste parole ed incontrarono un viso giallo, stirato, illuminato da due occhi piccoli e vivaci e reso impressionante da un sorriso indefinibile.

Non c'era dubbio: quel viso apparteneva ad un giapponese.

Ed infatti, chi aveva pronunciato quelle parole elogianti la puntualità della misteriosa Tanagra, era un figlio del Sole Levante.

Ma nessuno dei presenti lo conosceva: nemmeno Sam Woller.

Il giapponese era elegantemente vestito di chiaro e portava all'anulare della sinistra un diamante vistoso. Egli non apparteneva al mondo cinematografico e nessuno dei presenti si ricordava di averlo veduto ad Hollywood.

Come mai egli si era introdotto in mezzo a quella folla di celebrità?

Perchè aveva con tanta sicurezza proclamato che Tanagra non avrebbe deluso l'aspettazione?...

E che significava quel misterioso «purtroppo»?

Sam Woller si avvicinò subito a lui ed esclamò:

— Scusate... Io sono Sam Woller, amministratore delegato della «Universal» ed in questa qualità credo lecito chiedervi come vi siete introdotto in casa nostra.

— È presto spiegato, signor Sam Woller – rispose il giapponese, sorridendo e scoprendo due denti di diamante – ho letto sui giornali che oggi doveva scendere su questo terrazzo la nominata Tanagra: ho visto tutti questi signori che si avviavano verso l'«Universal»... mi sono mischiato a loro ed eccomi qui. Vi chiedo scusa. Io mi chiamo Yoko-Hito.

— Siete scusato, mister Yoko-Hito – disse Sam Woller. – Conoscete Tanagra?

Il giapponese chinò il capo in segno di assentimento.

Tutti gli sguardi erano volti a lui.

I giornalisti lo aggredirono.

— Chi è Tanagra? Chi è Tanagra? Parlateci di Tanagra!

Il signor Yoko-Hito rimase impassibile in mezzo a quel grandinare di domande e rispose con calma:

— Non vedo perchè dovrei privarvi del piacere di chiedere notizie di Tanagra a lei stessa.

In quel momento un segretario di Sam Woller, adibito al telefono, si precipitò sul terrazzo, gridando:

— È segnalato l'arrivo di un monoplano italiano!

La curiosità, nuovamente ridesta dalle parole strane del giapponese, si rifece spasmodica a questa notizia.

Si vissero altre due ore di ansiosa aspettazione.

Il giapponese rimaneva muto dinanzi all'assalto dei reporters e si limitava ad alzare la mano al cielo come per significare che presto la loro curiosità sarebbe stata soddisfatta.

Infatti, verso le quattordici, dopo aver consumato nell'attesa la considerevole quantità di sandwiches che Sam Woller aveva fatto distribuire, la folla delle celebrità hollywoodiane vide al disopra del terrazzo una macchia oscura che si staccava da un'altra macchia più grande.

Il sole che dardeggiava furioso impediva agli occhi di distinguere nettamente la configurazione di quelle due macchie.

Ma dopo qualche istante si potè constatare che dal cielo scendeva lentamente un paracadute e che una forma umana era unita all'estremità di esso.

Il paracadute si abbassava con una perfetta regolarità al disopra del terrazzo: nessuna corrente aerea lo faceva deviare dalla sua perpendicolare.

Esso si ingrandiva gradatamente sopra lo sguardo meravigliato degli hollywoodiani.

I dieci operatori ne seguivano cogli obbiettivi la discesa. La forma umana andava dolcemente precisandosi nella sagoma femminile. Cento binoccoli erano rivolti verso di lei.

Un sorriso sempre più strano pareva sfiorare le labbra del giapponese: anzi, Sam Woller fece l'osservazione interessante che le labbra di Yoko-Hito tremavano e che un pallore giallastro si diffondeva sulla sua faccia.

Senza dubbio, una grande emozione era a viva forza trattenuta in lui: ma Sam Woller non potè specificare la qualità e l'indole di questa emozione.

Il paracadute si avvicinava sempre più alla folla, la quale andava allargandosi per fare nel mezzo del terrazzo un posto alla misteriosa donna che pioveva dal cielo, mentre l'areoplano, dal quale si era staccata, scompariva all'orizzonte.

Si scorgeva il suo vestito chiaro, di foggia maschile e le mani che si agitavano in un cordiale saluto.

Anche gli hollywoodiani agitavano le loro con entusiasmo, intanto che nelle vie della città fantasmagorica si pigiava una folla di innumerevoli spettatori.

Un grido immenso si levò da essa: la donna cadeva veramente dal cielo e quando fu a due metri dal terrazzo, l'artista acrobata, il celebre Tom Fred, si lanciò avanti e l'accolse nelle sue braccia, prima che i piedi di Tanagra toccassero l'asfalto del roof-garden.

— Viva Tanagra! – proruppero in coro le celebrità hollywoodiane salutando la nuova consorella.

Share on Twitter Share on Facebook