CAPITOLO III. Tanagra

Esile, bruna, vivace, col viso di un perfetto ovale che due magnifici occhi di un viola cupo illuminavano, con due labbra che si schiudevano ad un sorriso ammaliante, Tanagra si lasciò liberare dai legami che l'avvincevano al paracadute, senza profferire una parola.

I suoi occhi si portavano in giro come per cercare tra la folla che la circondava il viso del suo futuro direttore di scena.

Ad un tratto Tanagra impallidì. Ella aveva riconosciuto Yoko-Hito che la fissava coi suoi piccoli occhi di giapponese.

— Anche qui! – ella mormorò in italiano, cercando di dominare una specie di dispetto che l'invadeva.

— Sì, anche qui! – rispose Yoko-Hito con un sorriso. – Non dovete stupirvi...

Tanagra cercò di reprimere una espressione di disgusto e si rivolse a Sam Woller, Tom Fred, Marcus Alliston, Charley Brenon, che le erano i più vicini.

— Siete stata puntuale! Brava Tanagra! – esclamò l'inscenatore.

Sam Woller la contemplava, muto d'ammirazione.

Non soltanto Tanagra era geniale e coraggiosa, ma splendeva anche di una fresca bellezza che non aveva bisogno di alcun trucco per trionfare!

Quando potè trarre qualche parola dal suo petto, interrogò:

— Non avete appetito, Tanagra?

E le presentò su un piattino che tolse dal cabaret portato da un cameriere, alcuni sandwiches.

Tanagra li divorò, mentre dalla folla degli hollywoodiani continuava a levarsi un coro ammirativo.

Charley Brenon si presentò e presentò in seguito tutti gli altri, intanto che Tanagra non ristava dal divorare i sandwiches che Sam Woller continuava a porgerle galantemente, pensando intanto quale stipendio avrebbe offerto alla nuova diva.

I giornalisti attendevano con impazienza che Tanagra terminasse il suo spuntino, annaffiato di qualche calice di champagne, per assalirla di interviste.

Ma Tanagra avendo letto nei loro sguardi il proposito, volle evitare l'assalto ed improvvisò un sunto della sua biografia per uso collettivo.

— Signori – ella esclamò appena sentì mitigato il suo appetito stimolato dalla caduta aerea, – sono italiana ed ho venti anni e tre mesi. Sono orfana di padre e mia madre non voleva lasciarmi partire. Ma io desideravo fare la protagonista nel film «La donna caduta dal cielo» tratto dal romanzo che mi era tanto piaciuto. Perciò ho detto a mio cugino aviatore, Nello Sorasio: Conducimi con te nella tua trasvolata: scendimi ad Hollywood perchè io possa dimostrare a mister Charley Brenon che sono in grado di fare senza trucco la parte della sua protagonista. Mio cugino formulò qualche obbiezione, ma di fronte alle mie insistenze dovette accettare. Feci numerose prove di salvataggio mediante un paracadute speciale e mi perfezionai discretamente, come avete veduto. Abbiamo tenuto segreta la partenza. Tre giorni fa vi ho cablotelegrafato, mister Brenon, e poi son salita a bordo dell'«Imperial». Il viaggio è stato privo di ogni incidente: l'apparecchio è perfetto: esso è basato sul principio girostatico. Mio cugino è un audace e perfettissimo pilota. Non abbiamo mangiato che qualche fetta di roast beef, perciò sono discesa con tanto appetito... Forse avete trovato un po' sconveniente ch'io abbia divorato tanti sandwiches? Scusatemi, ma quando ho appetito, ho la cattiva abitudine di mangiare. All'infuori di questo vizio, non credo di averne alcun altro. Cioè, no, ho anche la passione del tennis... Mio zio Antonio mi ha insegnato l'inglese, lo pronuncio ancora all'italiana, ma fra tre mesi di soggiorno in America, lo pronuncerò alla pellerossa. In Italia ho preso anche lezioni di cinematografia, di nuoto, di scherma, di automobilismo e di cucina. So eseguire con abilità la frittata. Alessandro Dumas diceva che l'esecuzione di una buona frittata è il saggio della buona cuoca. Per fare una buona frittata si prendono sei uova... ma vi chiedo scusa, signori... voi forse preferite avere da me qualche notizia sui miei programmi artistici. Voglio dedicarmi al film di avventura, perchè io mi sono persuasa che la vita non è che un film avventuroso, a metraggio più o meno lungo... In quanto alla mia vita sentimentale, debbo dichiarare che sono fidanzata con mio cugino Nello Sorasio, che ho rifiutato ogni altro partito e che li rifiuterò sempre. Prego quindi coloro che avessero l'idea di chiedere la mia mano, di rinunciarvi: sarei costretta a rifiutare (e dicendo queste parole, Tanagra aveva guardato il giapponese misterioso)... Credo di non aver più null'altro da dirvi. Spero che il mio giuoco scenico sia trovato discreto da Charley Brenon e che l'amministratore delegato dell'«Universal» mi dia una buona paga; che mi fornisca immediatamente di abiti, perchè non ho con me che questo vestito sportivo e poco femminile; che mi procuri un alloggio senza radio, con una macchina da scrivere e con tutte le suppellettili di cucina, perchè io vorrei, i miei pasti, prepararli da me, all'italiana. Mi risulta che in America non si ha più tempo di far cucina. Scommetto che nessuna di queste stelle da me venerate sa fare il pollo alla Marengo... Per cucinare il pollo alla Marengo... Oh cielo! Mi ripeto... Mister Brenon, mister Woller, la mia intervista coi giornalisti è finita... Volete che ci segreghiamo per combinare il nostro contrattino?... Chiedo scusa a tutti questi signori. Viva l'America!

— Viva l'Italia! – rispose la folla di stelle e di celebrità in coro. Il bimbo prodigio la baciò.

Il discorso di Tanagra aveva sollevato un genuino entusiasmo presso quelle persone rese un po' scettiche e fredde dalla consuetudine di tutte le soddisfazioni e di tutte le glorie.

Tanagra portava in quello strano mondo artificiale una gioconda vita di freschezza e di ardore: la gaia concione della ragazza li aveva tutti guadagnati.

Tanagra appariva a tutti come una meravigliosa manifestazione di quella nuova Italia ardimentosa e gioconda, presa dallo spontaneo ardore di vita, che una rivoluzione inaudita aveva saputo creare per l'ammirazione del mondo.

Ardita, sana, gioiosa, ella si presentava quale una conquistatrice di gloria e di folle!

Sam Woller non poteva trattenere la sua gioia:

— Fotogenica! – esclamò – ella è una perfezione fotogenica! Miss Tanagra, io vi farò condizioni strepitose!...

Il giapponese Yoko-Hito si avvicinò a Sam Woller mentre le stelle di Hollywood soffocavano la donna caduta dal cielo di strette di mano, di carezze e di complimenti, più o meno sinceri.

Yoko-Hito toccò colla mano indiamantata la spalla dell'amministratore delegato dell'«Universal».

— Scusate, mister Woller – chiese – quanto intendete offrire a miss Tanagra?

— Anche un milione di dollari all'anno – rispose Sam Woller.

— Offro altrettanto a voi se non la scritturate – disse il giapponese.

— Volete scritturarla voi?

— No... io non mi occupo di cinematografia... Ho in avversione questa forma d'inganno universale...

— Questione di opinione... ma perchè mi proponete di non scritturare Tanagra?

— Perchè non voglio che diventi una diva – fece Yoko-Hito. – Non vi piace di guadagnare questa somma ragguardevole senza far nulla?

— No... eppoi, se non la scritturo io, Tanagra oramai può trovare dieci altri che la scritturano – disse Sam Woller.

— Questo è vero – osservò con tono cupo il giapponese. – Credete che riuscirà in film?

— Non c'è dubbio! È un viso di perfetto fotogenismo – rispose Sam Woller.

— Eppure credo che Tanagra non compirà una lunga carriera – mormorò quasi in modo impercettibile il giapponese.

— Scusatemi... quali rapporti vi legano a lei? Siete suo parente? Non posso crederlo... voi un giapponese... lei un'italiana...

— Mister Brenon – disse con voce incupita Yoko-Hito – volete un consiglio?

— Accetto sempre un buon consiglio, anche se non è unito a metà danaro – fece Sam Woller, ridendo. – Sentiamo.

— Non impegnatevi troppo a lungo con miss Tanagra... non fate molto a fidanza sul film «La donna caduta dal cielo».

— Perchè?

— Perchè potrebbe darsi che non andasse alla fine...

— Oh bella! Perchè?

— Siete curioso, mister Woller.

— E voi... strano, mister Yoko-Hito. Ho detto strano, ma avrei potuto anche dire un'altra parola.

— Pazzo, non è vero? – chiese con un ghigno il giapponese.

— Siete voi che l'avete detto, non io.

— Ebbene... mister Woller; siete voi molto proclive alla meraviglia?

— Non so... per esempio, mi ha meravigliato l'audacia di quella ragazza...

— Conservate la vostra meraviglia per qualche cosa d'altro che può forse succedere ad Hollywood – disse il giapponese. – Scusate, e buona sera.

Yoko-Hito sorrise scoprendo i due denti di diamante che brillarono intensamente al sole, gettò una lunga occhiata a Tanagra che chiacchierava, vivace e allegra, con la Pickford e scese dal terrazzo, lasciando Sam Woller convinto d'aver avuto a che fare con un pazzo.

— Lasciatemi per cinque minuti questa indiavolata Tanagra – esclamò Sam Woller al gruppo delle stelle – il tempo necessario per «fermarla», in modo che nessuno mi rubi il piacere di scritturarla... Volete seguirmi, miss Tanagra?

— Certo – fece la ragazza. – Vi chiedo scusa, signori... spero di potervi presto invitare da me... vi preparerò una colazioncina all'italiana di cui mi sarete grate.. Vi seguo, mister Woller, venite anche voi, mio signor direttore di scena – soggiunse Tanagra rivolta a Charley Brenon. Vi prego però di chiudere presto, perchè sono molto stanca e vorrei riposare un paio di dodici ore di seguito!

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