PREFAZIONE

Presentando recentemente al pubblico la IV Edizione del suo «Grundriss der Dogmengeschichte» A. Harnack ha scritto queste parole: «Lo storico che in luogo di scrivere della vera storia, segue dei sentieri particolari, per quanto centrali, della storia, si condanna da sè ad andare sulla corda, mentre sotto di lui si stende vasto e saldo il terreno». La chiara similitudine, se è altamente significativa sulle labbra di chi da trenta anni va suscitando con così accorta abilità dagl'ipogei dell'antica letteratura cristiana, voci spente di Padri e lotte singolari d'eretici, è anche monito efficace per coloro che oggi si accingono ad adoperare le fruttuose ricerche documentarie, compiute fin qui, per affrontare il problema che queste pongono: il problema cioè racchiuso nei fatti di cui i documenti sono solo testimonianza e frammento, e di cui invece anime vive furono i protagonisti. Oggi noi siamo persuasi che ogni problema storico, pur avendo molteplici aspetti, non può ricevere la soluzione approssimativa se non attraverso una ricostruzione ampia di ambiente e una illuminazione spaziosa di coscienze operanti. Possiamo studiare i problemi letterari, cronologici, critici, per sè stessi; ma, in questo modo, isoliamo poco naturalmente episodi che nella realtà furono variamente determinati e determinarono a loro volta complessi fattori e numerose ramificazioni di eventi.

A questo concetto noi c'ispiriamo; persuasi che, inadatta forse alle minute vivisezioni dei documenti, la tendenza italica è spiccatamente volta a cogliere dei problemi l'aspetto sintetico. Noi possiamo, poggiando col piede sicuri su tutto il tesoro di ricerche positive che da poco meno di un secolo va compiendo l'operosità tenace specialmente della critica tedesca, tentare oggi di risolvere, non arbitrariamente, ma oggettivamente, qualcuno di quegli enigmi storici e psicologici di cui è piena la storia della religiosità in genere, e del cristianesimo in ispecie.

Come uno di questi complicatissimi e insieme suggestivi enigmi ci è apparso sempre lo gnosticismo; esaltazione febbrile di speculazione teologica, che sbocciata intorno alla culla del cristianesimo nascente, è andata sviluppandosi con esso; e per tutto il secondo secolo e buona parte del terzo, ha costituito la preoccupazione costante degli apologeti e ha viziato tutta l'atmosfera religiosa. Noi crediamo che lo studio di questo fenomeno di psicologia collettiva meriti d'essere curato in dettaglio, alla luce di quei copiosi documenti, che decifrati o scoperti in questi ultimi anni, ne rendono possibile una estimazione più oggettiva, e una interpretazione più plausibile. La ricerca è, crediamo, di vitale interesse per la conoscenza dello sviluppo primitivo del cristianesimo, il quale, come pensiero e come disciplina, ha raggiunto la sua maturità più nella lotta con l'eresia, che nella lotta con lo stato persecutore. Gli storici si son fermati sempre di preferenza a studiare questo urto della forza romana con il mite annunzio del Vangelo. È necessario ormai porre di fronte alla ricostruzione di questo armeggiare esteriore del cristianesimo, l'esame del suo sviluppo interiore, in seno alle comunità diffuse per l'impero, fra una persecuzione imposta da misure di polizia e un editto imperiale.

Il mondo del pensiero ha talora col mondo fisico analogie di una corrispondenza meravigliosa. Che cosa accade nelle viscere della terra quando la neve, opprimendo le campagne col suo candore, sembra volerne soffocare ogni fecondità? I germi affidati al solco si aprono alla virtù vivificatrice della gleba, suggono gli alimenti per il loro sviluppo, eliminano istintivamente le sostanze nocive, si accrescono lentamente attraverso un processo di corruzione e di assimilazione mirabile. Così le dottrine in genere; così la dottrina cristiana in ispecie. La speculazione gnostica, con la sua metafisica astrusa e la sua teodicea raffinata, sembrò per un istante dover soppiantare il Vangelo, con la sua dottrina semplice, schiva di esuberanti astrazioni. Invece il Vangelo seppe toglierle tutto quel che aveva di buono; un pensiero più rigoroso, una pratica di culto più ricca, un desiderio di redenzione individuale più intenso. Nella lotta, irrobustì la sua disciplina, e temperò il suo spirito millenarista, a cui alcune classi sociali si mostravano refrattarie. Forse dal suo avversario sorbì qualche alito impuro e sembrò tralignare, in qualche elemento secondario, dalla sua ispirazione primitiva. Ma i più luminosi programmi devono cedere al rude contatto della realtà; e il loro apparente sacrificio non è che il prezzo volonterosamente pagato per raggiungere l'agognato trionfo. Quando al cadere del terzo secolo lo gnosticismo agonizzava e Costantino era ormai vicino, la Chiesa cattolica era pronta alla sua missione: far sorgere la nuova civiltà occidentale. Il suo pensiero e la sua gerarchia (i due infallibili strumenti di ogni signoria spirituale) erano perfettamente sviluppati.

E. B.

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