I Bagni di Lucca

e abitazioni dei Bagni di Lucca «sono situate in un villaggio circondato da alte montagne, o sono assise su l'una di queste montagne, non lungi dalla sorgente principale. Un gruppo pittoresco di case guarda la vallata incantevole. Ma ve ne sono alcune solitarie, sparse su pei declivî, alle quali bisogna arrampicarsi penosamente traverso a vigne, mirti, caprifogli, allori, olivi, geranî e altri fiori e piante nobili, vero paradiso selvaggio. Io non ho mai veduto più incantevole vallata, soprattutto quando dalla terrazza del Bagno superiore s'immerge lo sguardo giù nel villaggio. Si vede il Ponte che passa sopra un piccolo fiume chiamato Lima, che, dividendo in due parti il villaggio, si precipita ad ogni estremità in piccole cascatelle su massi di roccia e vi fa gran chiasso, come se volesse dire le più leggiadre cose e la sua voce fosse incessantemente coperta dal molteplice cicaleccio degli echi.

ENRICO HEINE.

«L'incantesimo massimo di questa vallata sta senza dubbio in ciò, ch'essa non è troppo grande né troppo piccola: che l'anima dello spettatore non si sente punto violentemente strappata, ma ch'essa, invece, può riempirsi del delizioso spettacolo. Le stesse cime delle montagne, come in tutta la catena degli Appennini, lungi dall'essere sfigurate in frastagliamenti grotteschi come le caricature [14] di montagne che troviamo in Germania, altrettanto spesso quanto le caricature di uomini, si svolgono per lo contrario in forme arrotondate e verdeggianti, che sembrano esprimere una civiltà artistica e armonizzano melodiosamente col pallido azzurro del cielo.»


CARTA TOPOGRAFICA DEI BAGNI DI LUCCA. (Da una vecchia stampa).

Così, mescendo sempre il suo sarcastico humor al palpito che tanta bellezza di natura destava nel suo cuore d'artista, scriveva, de' Bagni di Lucca, Enrico Heine nei suoi Reisebilder. E acutamente, da osservatore profondo, poneva in rilievo la ragion vera della loro bellezza resultante dall'armonica proporzione di tutte le parti concorrenti a formare il quadro, né troppo grande né troppo piccolo ed esprimenti quasi una civiltà artistica.

Così, nel seguente capitolo dei suoi Reisebilder, egli affermava che in Italia la natura è piena di passione come il popolo stesso. E certo all'indole peculiare e caratteristica del popolo nostro toscano ben sembra conformarsi e rispondere il paesaggio dei Bagni di Lucca. Non qui la grandiosità della natura selvaggia come nei borghi alpini bianchi e scintillanti di neve: non qui le desolate e pur suggestive pianure della campagna romana: non qui i parchi e i giardini pieni di aranci e di rose onde s'allietano le campagne del Napoletano e della Sicilia. Qui la semplice e pura eleganza [15] naturale del paesaggio toscano, colle montagne lussureggianti di verde, coi colli dal dolce declivio, colle valli solcate da freschi ruscelli d'argento, colle praterie erbose, coi viottoli romiti, colle aiuole coltivate; qui un succedersi di bozzetti leggiadri, di amene vedute, di combinazioni di luce e di prospettiva, come scriveva a proposito di questi luoghi Giuseppe Giusti, da incantare pittori e non pittori, purché abbiano occhi da vedere e animo che accompagni la vista.

Le naturali bellezze e l'efficacia curativa delle acque termo-minerali che vi si trovano, dettero ai Bagni di Lucca molta rinomanza fino da tempi antichissimi. Ché se mancano documenti comprovanti la tradizione che fossero noti ai Romani e che vi soggiornasse perfin Giulio Cesare, certo è che nel medio evo se ne diffuse largamente la fama e che godettero successivamente un lungo periodo di celebrità mondiale.

IL BAGNO ALLA VILLA. (Da una vecchia stampa).

Il primo documento finor conosciuto, nel quale si faccia menzione di questi luoghi, è una pergamena del 983 esistente nell'Archivio arcivescovile di Lucca, relativa a un livello che ne formò il vescovo Teudogrimo, nominandone visconte un certo Fraolmo.

Ma la vera celebrità dei Bagni di Lucca comincia al tempo della Contessa Matilde: la quale per agevolarne l'accesso ai numerosi infermi che vi si recavano, specialmente dalla parte di Lombardia, fece costruire, probabilmente nel 1101, in sostituzione del vecchio ponte a Chifenti, quell'arditissimo e meraviglioso Ponte detto alla Maddalena che è comunemente conosciuto sotto il nome di Ponte del Diavolo. Esso rientra, veramente, nella circoscrizione territoriale del Borgo a Mozzano; ma poiché tocca quasi il confine dei Bagni di Lucca, dal lato inferiore, e forma a questi l'accesso dalla Garfagnana, gioverà ricordarne anche qui la leggenda, quale fu narrata da un contadino [16] a Giuseppe Giusti che così la riferisce in una sua lettera ad Andrea Francioni, da Pescia: «Raccontano che san Giugliano, quando fece il Ponte, per finire quest'arco chiamò quell'amico e gli disse che l'aiutasse: ma chi sa poi se è vero?... Perché no? Dunque? Chiese aiuto al... gli chiese aiuto (qui ci accorgemmo che il buon uomo aveva scrupolo a nominare il Diavolo) e gli promesse la prim'anima che ci fosse passata su. Quando fu finito, san Giugliano, per canzonarlo, di laggiù di fondo aizzò un cane e poi gli tirò una stiacciata su per il ponte: il cane corse dietro e qui, dove tocco col piè, agguantò la stiacciata: quello che stava a vedere chi passava il primo, subito gli dà addosso, e quando trovò ch'era un cane invece d'un cristiano lo prese, lo scaraventò con tanta rabbia in terra che sfondò qui, passò di sotto. Ma non sarà vero: lo dicono, ma chi c'era allora?....»

IL BAGNO CALDO (Da una vecchia stampa).

Il Ponte che, come dice il Tegrimi, fu già magnificamente et con lavoro bellissimo fabbricato da quella nobilissima donna Matilde, venne più tardi, perché indebolito et guasto dalla vecchiezza et dal tempo, restaurato per opera di Castruccio Castracane e venne poi, recentemente.... guastato per opera degli ingegneri che costruirono la ferrovia Lucca-Bagni di Lucca e che non si ritrassero dallo smozzicarne una fetta!

Nell'anno 1245, secondo che attestano il Dalli, nella sua manoscritta cronaca di Lucca, e il Civitali e il Bendinelli e il Sesti ed altri annalisti, si recò ai Bagni di Corsena (come allora chiamavasi tutto il paese, mentre oggi il nome di Corsena è rimasto solo ad una sua parte) l'imperatore Federico II con largo seguito e vi si trattenne più giorni. Pare che in quella occasione il Comune di Lucca, impressionato per la venuta del potente imperatore e sospettando in lui disegni di conquista a' suoi danni, ordinasse la frettolosa demolizione di un Castello che si ergeva sulla vetta del Colle, Castello che fu poi ricostruito e poi nuovamente e definitivamente abbattuto nel 1345.

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LE DOCCIE BASSE. (Da una vecchia stampa).

Cresceva frattanto e sempre più si diffondeva la fama delle virtù curative del Bagno a Corsena: e nel 1284 ne faceva menzione Guido da Corvaja nelle sue Cronache pisane, dalle quali si rileva che allora usavasi cominciare la bagnatura a' primi di marzo per la credenza che nella notte antecedente al primo venerdì di quel mese un angelo scendesse a benedir le sorgenti: e nel 1291 si costituiva la consorteria Capitanei societatis sociorum balneorum dictorum de Corsena, la quale sponte et concorditer pro remedio et salute animarum eorum sociorum cedeva a Jacopo detto Puccio, fabbro, cittadino lucchese, un appezzamento di terra in vicinanza dei Bagni per costruirvi un ricovero per gli ammalati poveri, bisognosi di curarsi con quelle acque. In quel tempo le sorgenti appartenevano alla Repubblica di Lucca che, sebbene cum multa angustia, le aveva acquistate per il prezzo di L. 4000.

Puccio, nominato custode dei Bagni, vi spese attorno molteplici diligenze e premure: li arricchì di nuovi fabbricati, ne restaurò le vasche, ne disciplinò il servizio e fece anche edificare a sue spese la chiesa di s. Martino, al Bagno Caldo, anc'oggi esistente.

Le agitazioni guerresche e politiche che sconvolsero nel medio evo tanta parte d'Italia, si ripercossero naturalmente anche sulle vicende delle Terme lucchesi e il Comune de' Bagni ora fu indipendente, ora fu assoggettato alla Repubblica di Lucca, ora dai governanti fu trascurato, ora invece favorito e protetto. Peraltro, anche fra tanto mutar di vicende, le Terme conservarono la loro fama. Succeduto al tirannico governo dei Faggiolani quello di Castruccio, furono da lui fatti costruire i ponti di Fornoli, di Serraglio e di Palmaja, e fu fatto restaurare quello alla Maddalena o del Diavolo.

IL BAGNO BERNABÒ. (Da una vecchia stampa).

La signoria di Lucca passava quindi, successivamente, nelle mani di Lodovico il Bavaro, di Marco Visconti, di Gherardo Spinola, del re Giovanni di Boemia (che [18] emanava diversi ordinamenti in favore dei Bagni) e poi degli Scaligeri signori di Verona (Mastino ed Alberto); il procuratore dei quali, capitano generale Guglielmo Canacci, riformava le discipline delle Terme in vista del gran numero di indigeni et extraneorum gentium che vi accorrevano anche a remotis terris. Finalmente il dominio passò in mano ai Pisani che concessero a Francesco Castracane, parente di Castruccio, il profitto delle gabelle del Bagno a Corsena. Presto peraltro i Lucchesi scossero il giogo di Pisa e allora un nuovo Statuto regolò le Terme e le lor dipendenze, affidandone l'amministrazione al Consiglio dell'ospedale della Misericordia, e la direzione ad un podestà. I continui dissidî fra gli ottimati ed il popolo, le continue guerre intestine, le molteplici agitazioni del tempo fecero nuovamente pericolare le sorti dei Bagni: fortunatamente valse a difenderli l'opera illuminata di Francesco Guinigi, proclamato dal Governo della Repubblica Padre e difensore della Patria. Alla sua morte, avvenuta nel 1384, nuove divisioni, nuovi odî e contese condussero ad una vera guerra civile, cui s'aggiunse, nel 1399, il flagello di una pestilenza. Fu in quella occasione chiamato a Lucca il celebre medico Ugolino da Montecatini, lettore di scienze mediche nell'Ateneo pisano, il quale, recatosi ai Bagni, ne studiò le qualità terapeutiche e scrisse un libro per dimostrarne la grande efficacia.

Troppo ci vorrebbe, né sarebbe qui conveniente, a narrare le posteriori vicende storiche di questi luoghi che spesso i successivi governi lasciarono in assoluto abbandono, non riuscendo per altro a diminuire il concorso dei bagnanti che, specie nel 500, fu molto notevole. Le acque si usavano allora anche per bibita: e di questo uso e della loro notorietà fa fede la lettera che il Duca Alfonso di Ferrara dirigeva [19] a mezzo di Bonaventura Pistofilo suo segretario, a Ludovico Ariosto, allora Governatore della Garfagnana, e così concepita:

Commissario nostro generali in Carfagnana Castelnovj Alfonsus dux Ferr.

M. Ludovico: Noi volemo che subito, voi ce mandiate per la via de vetturali diecj some d'acqua de bagni de la Villa, facendola pigliare del migliore loco et con quella diligentia che più sia possibile et usando ogni sollecitudine perchè siamo serviti bene et presto. Et a questo fine ve mandamo lo exibitore della presente nostro cavall. ro Bene valeas.

Ferrara XI Maij 1525. Bon ra .

IL BAGNO S. GIOVANNI. (Da una vecchia stampa).

Avvenuta, nella seconda metà del secolo XVI, la trasformazione della Repubblica lucchese da democratica in aristocratica, anche i Bagni ebbero a subire le conseguenze del mutato regime, che ad altro non mirava se non a spogliare e cittadini e forestieri con tasse e balzelli. Né meglio andaron le cose nei secoli seguenti, finché, nell'epoca napoleonica, la principessa di Lucca, Elisa Baciocchi, e poi la reggente Maria Luisa dettero opera a rialzare le sorti dei Bagni, curandone l'incremento con intelletto d'amore. Allora furono migliorate le strade, ingranditi gli stabilimenti, costruiti nuovi edifizî. Ma più ancora si accrebbe lo splendore e si intensificò la vita dei Bagni di Lucca sotto il duca Carlo Lodovico, che, regolata con maggior larghezza l'Amministrazione delle Terme, aumentati i divertimenti e i ritrovi, soggiornandovi a lungo colla Corte egli stesso, promuovendo lavori e costruzioni bellissime, tra cui quella del sontuoso Casino e della Chiesa anglicana, nulla trascurò di quanto potesse giovare al paese. Verso il quale anche la Famiglia granducale di Toscana fu poi [20] sollecita di amorevoli cure, scegliendolo per sua dimora estiva e favorendone il progressivo sviluppo.

BAGNI DI LUCCA — PONTE DEL DIAVOLO.

Agli avvenimenti pei quali l'Italia si destò a libertà e si compose ad unità di nazione, anche i buoni paesani dei Bagni di Lucca dettero con entusiasmo il loro concorso, partecipando coll'opera al nostro risorgimento politico. Le Terme divennero allora proprietà dello Stato che però, nel 1880, le cedette alla provincia di Lucca. Per qualche tempo furono cedute in affitto: ora sono proprietà del Comune.

PONTE A SERRAGLIO — PANORAMA (Fot. Pellegrini).

* * *

Fino a pochi anni or sono il forestiero che voleva recarsi ai Bagni doveva fare in carrozza o in diligenza la strada che vi conduce da Lucca. Con tali mezzi di trasporto non era breve il tragitto: ma, in compenso, lo allietava la vista di un paesaggio che ora, nella rapida corsa del treno, quasi sfugge allo sguardo. Si usciva dalla Porta santa Maria o di Borgo e, traversato il grosso sobborgo del Giannotti, si prendeva una larga e bella via lungo l'argine del Serchio, via un tempo faticosa e scabrosa, poi ridotta dai principi Baciocchi comoda e piana. Lasciata a destra la grandiosa fabbrica di filatura e tessitura di juta del Balestrieri, e incontrato il Ponte [22] a Moriano, architettonicamente pregevole, si proseguiva il cammino in mezzo a mirabili scene che facean l'impressione di un continuo succedersi di quadri dissolventi. Prima strette gole e strane sagome di monti selvaggi e rocciosi: poi colli verdeggianti e coltivati, vallate larghe solcate dal fiume, prati verdi e distesi. Salutavano dall'alto il passante il casale di Sesto e quello di Brancoli, biancheggiando sulla vetta il candido Monastero dell'Angelo. Salutavano, insinuati tra i monti, i paeselli di Valdottavo e di Diecimo, e poi il popoloso Borgo a Mozzano, e Chifenti e la Rôcca col suo castello antichissimo e l'Osteria dell'Olmo ove trovò rifugio Bianca Cappello. Oggi si trasvola e si sorvola colla ferrovia e, scesi alla stazione dei Bagni di Lucca, si raggiunge in breve il paese, o, più precisamente, il Ponte a Serraglio che è uno dei tre paesi che formano propriamente i Bagni di Lucca: gli altri due sono i Bagni Caldi e la Villa.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO.

Primo ad incontrarsi, non fu peraltro primo a sorgere il Ponte a Serraglio. Il ceppo dei moderni Bagni di Lucca risiede nel villaggio di Corsena posto sul colle donde più tardi provennero, come propaggini al piano, la Villa ed il Ponte. Su l'uno e su l'altro di questi due borghi aveva giurisdizione il Comune di Corsena e per gran tempo essi formarono un tutto unico e solo. Soltanto nel 1661 la chiesa del Ponte a Serraglio, che era stata sempre una cappellanìa succursale della parrocchia [23] principale, ottenne di divenir chiesa parrocchiale e di sciogliersi dalla dipendenza di quella. Questo fatto valse a meglio distinguere i paesi formanti, nel loro complesso, la Vicaria di Val di Lima: e qui giova notare che appunto in quell'epoca il nome di Bagno a Corsena fu dato a quello che oggi chiamasi Bagno Caldo, mentre quello veramente e, dirò così, geograficamente di Corsena si chiamò allora Bagno alla Villa.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO.

Il Ponte a Serraglio, donde prese nome la località, fu costruito nel 1317 da Castruccio Castracane, per chiudere o serrare la Val di Lima. Et perchè (narra il Mannucci) si poteva passare, venendo dalla banda verso Bologna, per le montagne di Sestola et capitare alli Bagni de Corsena et de quivi a Lucca, fra due monti traversò un Ponte, sotto il quale scorreva la Lima, con due porte, nominandolo il Serraglio, tenendovi di continuo le guardie, le quali in tempo di bisogno lo serravano del tutto. Si trattava adunque di uno di quei fortilizî che nel medio evo si chiamavano appunto Serragli e che solean collocarsi fra le strette di due monti, quasi a serrarli. Quello di cui parliamo serrava il monte di Lugliano ed il Colle, tra lor vicinissimi e separati soltanto dal corso del fiume. Più tardi, cessata l'importanza militare di tali fortificazioni che l'invenzione della polvere pirica aveva reso ormai inutili, il [24] Ponte a Serraglio rimase come una specie di porta d'ingresso e d'egresso ai Bagni di Lucca e divenne il punto di sosta di quanti vi passavano. Per conseguenza si cominciò a costruirvi case ove abitavano quelli che sovvenivano i viandanti e case per alloggiare chi vi si tratteneva: e a poco a poco s'impiantarono fondachi e botteghe, si eressero alberghi e altri alloggi, fu costrutto il Casino e, crescendo l'affluenza dei villeggianti o bagnanti, il paese del Ponte divenne il loro preferito ritrovo, specialmente serale.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO: VILLA FIORI.

Le abitazioni di questa frazione sono collocate parte da un lato e parte dall'altro del fiume e il ponte è quasi nel mezzo. Delle quattro strade che la circoscrivono, la via di Serraglio, che è quella che giunge da Lucca, passa a traverso il principal gruppo di case. Da questa parte è la Chiesa, ben poco notevole ed oggi orribilmente dipinta nella facciata a finte colonnine, ma che ha al fianco un grazioso campaniletto. E pure da questa parte la casa, ove solitaria visse e morì la scrittrice Ouida, e poco oltre è la Villa Fiori, una delle più belle del paese per la sua costruzione e pei grandiosi giardini. La via che, nella stessa direzione di questa prima, prosegue, passato il ponte, è la via Letizia che muove verso la Villa. Dall'altro lato del ponte si apre la piazza principale, dalla quale partono le altre due strade: una [26] pur verso la Villa, l'altra nel senso opposto verso la località detta a Lima. Presa quest'ultima, s'incontra dopo breve tratto il Casino reale, elegante edificio a un sol piano elevato, colla facciata a colonnine di ordine jonico, con spaziosa terrazza, con sale da giuoco, da lettura, da caffè, e con un vasto salone da ballo che nelle sere di feste, sotto la luce delle molteplici lampade elettriche, è di bellissimo effetto. Questo Casino fu fatto costruire nel 1840 all'architetto Giuseppe Pardini di Lucca da una società di francesi: per molto tempo vi fervé il giuoco accanito, poco meno che a Montecarlo, giuoco che fu poi proibito dal granduca Leopoldo II.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO: CHIESA. (Fot. Pellegrini).

Oltrepassato di poco il Casino si trova uno stabilimento balneare di proprietà privata, il Bagno Giovannini, sotto al quale, nel muro, è una fonte alla quale i paesani sogliono accorrere o per berne l'acqua leggermente purgativa o per curare con quella le piaghe ai cavalli. Lo stabilimento Giovannini era quello preferito dalla defunta Principessa di Capoa, Vittoria Augusta di Borbone.

Ancora pochi passi ed eccoci al torrente Camajone che, come cantò il Beverini nel suo poema latino Aesar,

per rupes, amne sonoro,

Camalion subito turbidus imbre venit

e che è uno degli affluenti della Lima. Prima di passarne il ponte, voltando a destra si va all'Ospedale Demidoff ed alla annessa Cappella.

Ho già detto che un ricovero — l'Albergherìa dei poveri e degli infermi — era stato fondato anticamente da Puccio. Quel ricovero era su ai Bagni Caldi: ma quando lo stabilimento balneare venne ingrandito e il piano superiore fu destinato a luogo di ritrovo dei villeggianti, fu necessità sloggiarne i poveri infermi che vennero provvisoriamente accolti nell'ospizio dei Francescani alla Villa. Il Governo borbonico studiò la costruzione di un nuovo locale ma, come suole accadere, urtò in insormontabili difficoltà finanziarie. Sovvenne, nel 1825, la generosità del conte Nicolò Demidoff il quale regalò 25000 lire per la fondazione del nuovo Ospedale che, nel 1827, era fatto. Ma la famosa e terribile alluvione del 1836, così vivacemente descritta dal Giusti nella citata lettera all'amico suo Andrea Francioni, rovinò in gran parte l'edifizio e il ponticello che lo congiungeva all'attigua Cappella. Allora, seguendo i nobili esempî paterni, il principe Anatolio Demidoff ne curò il restauro spendendovi oltre diecimila lire, e mise a disposizione del medico-direttore una ingente somma per l'arredamento dell'ospedale e per sovvenzioni agli infermi. Il Governo granducale, per riconoscenza, dette all'ospedale il nome della famiglia benefica. Esso ospedale, che contiene più di 50 letti, dipende da quello di Lucca e sta aperto ogni anno dal 15 giugno al 15 settembre. Dal punto di vista artistico è degna di nota la Cappellina, costruita dall'architetto Marcacci, di puro stile romano: un piccolo Pantheon d'Agrippa, tutto però biancheggiante.

Proseguendo ancora la via, traversato il ponte sul Camajone e passata la bella villa Stefani, si giunge alla località detta a Lima, donde si può salire alla villa Trebilliani, alla Torre, dalla quale si gode una vista incantevole. Di là si scopre un anfiteatro di monti dal dorso che sembra velloso, tale essendo l'effetto che producono, a distanza, le fittissime selve: sulle cime e sui fianchi spiccano vaghi paeselli aggruppati ciascuno intorno alla sua chiesetta e al suo campanile: giù si allarga la valle traversata dalla Lima che l'occhio può seguire fin che

[27]

seco viene

a maritarsi innamorato il Serchio

presso il villaggio di Chifenti, nome, a quanto pare, derivato da ad confluentes.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO: PIAZZA. (Fot. Pellegrini).

Ora torniamo sulla piazza del Ponte a Serraglio e prendiamo l'ombroso viale a sinistra, in salita, che conduce ai Bagni Caldi. Dopo breve tragitto incontriamo l'elegante stabilimento chiamato Bernabò, in memoria di un pistoiese di tal nome che nel 1578 trovò in quelle acque la guarigione di una terribile malattia cutanea per la quale aveva inutilmente fatto ricorso ad altri bagni termali. Il De-Filippis Delfico, autore di una specie di poema polimetro intitolato Ricordi e Fantasie sui Bagni di Lucca, stampato a Firenze nel 1854, al proposito di questo bagno cantava:

V'è scritto Bernabò: non lo cancelli
Mano mortale. Aggiunto sol vorria
Un epitaffio che così favelli:
Dall'Onda Pia
Fluente Qui Sanato
Questo Delubro Sacro A La Salute
D'Animo Umile E Grato
Con Doccie Varie Vasche In Marmo E Belle
Agiate Celle
Per Gli Egri Nella Cute
Nel Settantotto Cinquecento Mille
Il Pistoiese Bernabò
Che Rose
Avea Pria L'Ossa Da Marciose Stille
Pose.

[28]

BAGNI DI LUCCA — CASINO REALE.

Questo Stabilimento ha dinanzi una vasta terrazza dalla quale si presenta allo sguardo una veduta magnifica: di là si domina la borgata del Ponte a Serraglio colle spalle appoggiate ai monti e col piè nella Lima che, splendidior vitro, corre e si frange in cascatelle biancheggianti sui ciottoli sporgenti del greto: si vede la foce del Camajone che si congiunge alla Lima e, tutt'intorno, si disegna un mirabile quadro, incorniciato dai monti, col paesello di Granajola da una parte, con quello di Lugliano dall'altra, mentre in fondo s'erge la punta del Bargiglio, obliqua, minacciosa, selvaggia.

Il viale bellissimo, ombreggiato da castagni e da platani, continua, dopo passato il Bagno Bernabò, su per il Colle dal quale scaturiscono tutte le acque termo-minerali dei Bagni di Lucca, incontrando altri tre stabilimenti. Il primo, dopo Bernabò, è quello chiamato Doccie basse e anticamente conosciuto sotto il nome di Bagno Rosso forse a causa, dice il Moscheni, della materia rossa di cui le sue acque fanno abbondante deposito. Esso si compone di undici polle: alcune raccolte sotto il comune nome di Trastulline e le altre dette rispettivamente la Rossa, la Disperata, la Coronale, e l'Innamorata, alla quale ultima fu dato questo nome per quella virtù onde il poeta cantava:

... la pronuba Gìuno ai freddi sposi

donò per voi fecondità beata,

[29] e alla quale oggi è stato mutato il nome d'Innamorata in quello di Maritata, forse in omaggio alla moralità! Subito dopo si trova il Bagno s. Giovanni, ricordato fin dal 1483 da Matteo Bendinelli e dedicato al Battista (di cui vi si vede l'immagine) per l'antico uso che i paesani avevano di bagnarvisi nella vigilia della festa del Santo. Esso ha una sola sorgente che alimenta le molteplici vasche: è curioso notare che in antico aveva sette bagnetti destinati a sette diverse categorie di persone, così: per i cavalieri, per le dame, per i cittadini, per le cittadine, per gli ebrei, per le ebree, per i servitori! Dalla terrazza di questo bagno si scopre quella veduta che Enrico Heine descrisse nella pagina che abbiamo sopra citata.

BAGNI DI LUCCA — SALONE DEL CASINO REALE.

Tornando un poco addietro e riprendendo la via, si giunge finalmente allo stabilimento principale cioè al Bagno Caldo il quale, come dissi, un tempo chiamavasi Bagno a Corsena, e che è il più antico e il più celebre. Del Bagno alla Villa parleremo tra breve, quando saremo giunti a far menzione del capoluogo. Ora, poichè siamo allo stabilimento centrale, giova accennare, sebbene sommariamente e come per me si possa, alla struttura geologica del paese e alla natura delle sue acque.

* * *

L'ossatura principale dei monti dei Bagni di Lucca è costituita dagli strati di arenaria-macigno del periodo terziario inferiore che, diretti da S. E. a N. W. e spingendosi fino ai contrafforti dell'alpe di Montefegatesi, di Tereglio, di Barga e [30] di Coreglia — onde il colle di Corsena si considera come una propaggine dell'Appennino toscano — appoggiano sopra le grandi masse del calcare grigio-cupo del periodo cretaceo che formano da un lato — risalendo il corso del torrente Lima — i monti del Pratofiorito, di Controne, di Lucchio, dall'altro, sulla sponda destra del Serchio, la montagna di Diecimo.

BAGNI DI LUCCA — TORRENTE LA LIMA COL PONTE CAMAJONE. (Fot. Brogi).

Strati di scisto argilloso e di calcare nummulitico sono interposti tra l'arenaria-macigno e possono vedersi emergenti non lungi da Montefegatesi in luogo detto le Fontanacce. Presso il Bagno Bernabò e sopra il Bagno alla Villa si incontrano masse di travertino che furono riferite al quaternario antico.

I resti organici fossili sono assai scarsi in questi terreni, qualora si eccettuino le comuni impronte di fucoidi che si riscontrano nello scisto eocenico di Montefegatesi. Tuttavia il Murchison che studiò la struttura geologica dei Bagni di Lucca, continuando le ricerche del Savi, dice di aver trovato nei calcari neocomiani del Pratofiorito una impronta di cefalopodo che ritenne del genere Crioceras: ma il Carina non ne confermò la scoperta, non essendo riuscito a trovare altro fossile appartenente all'êra mesozoica se non un ammonite che il Meneghini ritenne per l'Ammonites liasicus. Infine il Lotti osservò nel travertino del Bagno Bernabò impronte di univalvi che riferì al genere Bithynia.

La flora, ricchissima e varia, comprende un numero ben grande di specie che trovano le condizioni adatte alla loro vita nel clima mite di quei luoghi, all'ombra [31] delle selve di castagno, l'albero caratteristico della regione, e lungo i ruscelli che tanto numerosi scendono giù da quei monti: una flora costituita prevalentemente da felci, da muschi che, insieme con molte specie di funghi, cuoprono la terra umida dei boschi, e da molte piante dagli splendidi fiori; dagli iperici gialli, dall'assenzio, dalle mente, dai timi e da abbondanti composte del genere Carlina (Carlina acaulis, con la varietà caulescens) conosciute nel paese sotto il nome di fiori di s. Pellegrino, nonché da cedronelle, giaggioli e molte altre. Vi abbondano le fragole, le more, i lamponi. Sono specialmente interessanti, per il botanico, i dintorni di Montefegatesi e del Pratofiorito ove crescono piante che non si trovano in altri luoghi della regione.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO: OSPEDALE E CAPPELLA DEMIDOFF. (Fot. Pellegrini).

Le fitte selve di castagni sono state, in questi ultimi tempi, un po' diradate: e si deve lamentare l'iniziato diboscamento dei monti nell'intento di adoprare la scorza del castagno per la fabbricazione del tannino, senza riflettere ai danni immensi che ne derivano e senza trarre insegnamento dalla catastrofe avvenuta nel 1784 a s. Gemignano di Controne ove un intero poggio franò, distruggendo il paese, per l'azione erosiva delle acque d'infiltrazione.

Altrettanto ricca di forme è la fauna. — Non popolano più le vette di quei monti gli orsi, i cinghiali, i lupi che pur vi abitavano in epoche storiche, né i cervi che lasciarono ad una località vicina a Benabbio il nome di Cerbajola. Ma anc'oggi vi si trovano, sebbene rare, la lontra, la faina, la martora, la puzzola, la donnola; mentre frequenti sono la volpe, la lepre, lo scojattolo, il ghiro e molte specie di topi [32] e di pipistrelli. — Tra gli uccelli, o fissi o di passaggio, si notano il falco, il gufo, il barbagianni, molti passeracei e rampicanti, pernici e quaglie e alcuni trampolieri. I diversi ordini dei rettili vi sono rappresentati, ad eccezione di quello dei cheloni. Tra i pesci abbondano i barbi, gli squali, le perche, le anguille, le lamprede e le trote; tra gli invertebrati, gli insetti e i molluschi, tra cui la Bitinella lucensis che si trova esclusivamente negli scoli delle acque termali presso l'Ospedale.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO: OSPEDALE DEMIDOFF. (Fot. Pellegrini).

Venendo ora a fare un rapido cenno delle acque termo-minerali dei Bagni di Lucca rileveremo innanzi tutto come la grandissima profondità da cui esse provengono e la natura dei terreni che attraversano, sieno rispettivamente le cause della loro termalità e della loro mineralizzazione.

Narra la leggenda come la scoperta di queste fonti sia dovuta all'avere alcuni pastori osservato che le loro bestie guarivano dalla scabbia quando s'immergevano in una specie di laghetto formato da tali acque. La temperatura delle diciannove sorgenti è varia e va dai 35 ai 54 centigradi, offrendo in tal modo una gradazione utilissima alle diverse applicazioni per le diverse malattie. La loro composizione chimica differisce dall'una all'altra sorgente più per la quantità che per la diversità dei sali che vi sono disciolti: dalle analisi fatte nei tempi passati dal Moscheni, dal Donati, dal Davy e più recentemente dal prof. Bechi e da altri, resulta che i minerali disciolti in queste acque sono il cloruro di sodio, il cloruro di magnesio, [33] il carbonato di calcio, il solfato di sodio, di calcio, di potassio, con tracce di solfato di stronzio e di silice; vi si trovano pure i gas cloro, anidride carbonica, anidride solforica. Per conseguenza le acque dei Bagni di Lucca sono prevalentemente salino-terroso-alcaline.

BAGNI DI LUCCA — PONTE A SERRAGLIO: CAPPELLA DEMIDOFF. (Fot. Spooner).

Adoprate fino dai tempi in cui non la scienza, ma la osservazione empirica ne aveva rilevate le proprietà terapeutiche, le acque dei Bagni di Lucca hanno indiscutibile efficacia in molte malattie, sia per ragione della loro temperatura che influisce nelle affezioni derivanti da alterato ricambio, sia per ragione della loro composizione chimica che agisce sul sangue e sullo stomaco, nonché sulla pelle e sul sistema uterino. Perciò esse sono specialmente indicate nelle malattie d'indole artritica, reumatica e gottosa, nelle rigidità muscolari anche se derivate da lussazioni o fratture, nelle varie forme di malattie della pelle collegate alla diatesi erpetica, in quelle delle vie urinarie, esercitando una potentissima azione sullo scioglimento dei calcoli, nella scrofola e in generale in tutte le affezioni dell'apparecchio glandolare linfatico, nelle malattie delle donne e nella loro sterilità, onde Vincenzo Monti (venga un poeta a recare un'alata parola in mezzo a questa arida enumerazione di morbi) immaginando che appunto la fecondità si assidesse

sul celebrato margine

di questa fonte amica

che occulto foco ed alcali

a sanità nutrica,

[34] invitava a scendervi Sua Eccellenza la signora Principessa D.na Costanza Braschi-Onesti nata Falconieri dicendole:

All'onda salutifera

le care membra affida:

ecco, son io la Najade

che la governa e guida.

BAGNI DI LUCCA — LA LIMA.

Oltre a quella delle acque, possono farsi, ai Bagni di Lucca, le cure della grotta a vapore e dei fanghi.

La Grotta, segnalata già nella seconda metà del secolo XVIII dal Benvenuti, che la descrive come «una Grotta non artefatta che molto salubre si sperimenta nella cura di quelle malattie ove sia necessario promuovere il sudore e principalmente nel morbo gallico», è invece, in parte artefatta. Dal calidario che vi fa da ingresso si passa nei tepidarî, camerette che servono per spogliarsi, riposarsi, vestirsi e quindi si entra nella spelonca, larga due metri e lunga quattordici. La temperatura, dai 37 giunge ai 40 centigradi e l'atmosfera di vapore è prodotta dalla sorgente [36] del Doccione (che è la più calda) la quale si trova appunto nell'interno di quella Grotta.

BAGNI DI LUCCA — VALLE DELLA LIMA VISTA DALLA VILLA TREBILLIANI. (Fot. Pellegrini).

Finalmente i Fanghi sono prodotti dal deposito delle acque. Ignorati o misconosciuti per moltissimo tempo, tanto che lo Zambeccari li segnalava quasi a dispregio delle acque, furono recentemente riconosciuti ricchi di sali ferrosi e ferrici fino al 92 per cento. A questa loro particolare composizione si deve, secondo il prof. Queirolo, l'azione straordinariamente benefica che esercitano sulle affezioni delle articolazioni, su quelle dei nervi, dei muscoli, delle glandole ecc.

BAGNI DI LUCCA — CONFLUENZA LIMA E SERCHIO. (Fot. Pellegrini).

Onde, concludendo, potremo colle parole dello stesso insigne clinico soggiungere che «la chimica, rivelando la composizione di queste acque e di questi fanghi, la osservazione clinica determinandone il meccanismo di azione sulle funzioni organiche, hanno dato la sanzione scientifica alla osservazione empirica che ne aveva constatate le proprietà curative».

* * *

Ma è tempo che riprendiamo il cammino e che, lasciato lo stabilimento dei Bagni Caldi, diamo un'occhiata al paese. Dinanzi allo stabilimento medesimo si apre una [37] piazzetta, fatta costruire dai principi Baciocchi nel 1808: da un lato si partono lunghe scale che conducono al gruppo principale di case, in mezzo alle quali troneggia il grandioso palazzo che fu già residenza dei Granduchi di Toscana e che è ora il Grande Albergo delle Terme: così tutto si trasmuta nel mondo ed habent sua fata anche i palagi dei principi. Poco discosto è la chiesa di s. Martino, quella che sappiamo eretta da Puccio: non vi ha di notevole che un piccolo «tondo» di terra invetriata di Scuola robbiana, incastonato sulla facciata e ritraente la figura del Santo titolare, l'immagine del quale, in atto di partire ravvolto nel suo misero pallio, fu pur riprodotta dallo Stradano in una tela del coro.

BAGNI DI LUCCA — STABILIMENTO IDROTERAPICO. (Fot. Brogi).

Tornando sulla piazzetta dello stabilimento e prendendo il viottolo a sinistra si entra, dopo passata la villa Ruspoli, in una selva magnifica di castagni, in mezzo ai quali si sale per un'agevole via, ben tenuta, fino a raggiungere il luogo detto Paretajo o Due fontane, per le due fontanine di gelida acqua che vi si trovano. E qui siamo al bivio: o salire ancora per lo stradello che mena alla vetta del Colle o scendere dal lato opposto per andare alla Villa. Noi prima saliremo al Colle, per poi ritornare al Paretajo e far la discesa. Demolito, come dicemmo, l'antico castello, non restano ora al Colle altro che poche casupole ed una chiesetta consacrata alla ss. Annunziata, costruita nel secolo XV da un Matteo Della Lena, appartenente alla stessa [38] famiglia di quell'originale abate Eusebio in casa del quale abitò Massimo D'Azeglio che nel libro I miei ricordi ne descrisse così vivacemente il tipo bizzarro e le bizzarre abitudini, ricordando anche il proprio coraggio nell'ammazzare le innocue serpi che si aggiravano intorno alla casa e che entravano talvolta fin nelle camere.

La chiesetta dell'Annunziata possiede un calice pregevole per finezza di fregi, un'antica trina da altare e un bel messale del 1620.

GROTTA A VAPORE.

Oltrepassato il gruppo di case, che costituisce il piccolo villaggio del Colle, si giunge ad un boschetto di lecci e d'altri grossi alberi che circonda una Croce di ferro ed una Rotonda ove si conservava fino a poco fa un Albo ricco delle firme di illustri visitatori, quali Alessandro Dumas padre, Arnaldo Fusinato, Mehemet Ali Pascià ed altri. La veduta da quell'altura è stupenda perchè abbraccia i due versanti del Colle, l'uno verso il Ponte a Serraglio, che s'addossa al monte di Lugliano di faccia e costeggia la Lima, l'altro verso la Villa, il cui piano si distende sotto lo sguardo come un immenso parco fiorito.

Torniamo ora al Paretajo per recarci, scendendo, alla Villa. Ma prima diamole un'occhiata dall'alto. La parte superiore, sul monte, è quella che si chiama Corsena, nome derivato, come avverte il D'Ancona, da quello di antica famiglia ricordata in carte del secolo X e forse ramo della famiglia dei Porcaresi.

Ai piedi del monte che tocca la Lima si distende il Pian della Villa, di aspetto cittadinesco nella sua signorile eleganza. La Lima traversa il paese e, toccatane la fine, si volge e si perde tra le montagne, in giro tortuoso, seguita dalla via biancheggiante che conduce verso s. Marcello e poi all'Abetone. Intorno, i monti incorniciano il quadro, vero quadro nel senso pittorico della parola, come dovette sentire Enrico Heine allorquando ne' suoi Reisebilder esclamava: «Come vi pare questa contrada? Che creazione! Guardate gli alberi, le montagne, il cielo, l'acqua laggiù... Non par tutto come dipinto?». Anche il celebre Falloppio fu così colpito dalla bellezza di questo panorama da lasciare scritto come il Bagno della Villa sembrasse piuttosto un paradiso che una villa... (non villa sed potius paradisus videatur). E l'immagine del paradiso fu recentemente ripresa da Olindo Guerrini che ne' suoi Brandelli (Serie I, p. 134) volle ricordare il verde paradiso dei Bagni di Lucca dove persino l'acredine germanica di Enrico Heine si temperò fino all'atticismo.

[39] Ma raggiungiamo senz'altro il paese. In Corsena troviamo una casa, ora adibita a Pensione (Pensione Margherita), meritevole di essere specialmente ricordata. È l'antica casa Bonvisi, colla famosa fontana, di cui fece cenno il Montaigne: «Il y a en ce lieu une maison beaucoup plus magnifique que les autres, des sieurs Bonvisi et certes fort belle: ils la nomment le Palais. Elle a une fontene belle et vive dans la salle et plusieurs autres commodités».

BAGNI DI LUCCA — BAGNI CALDI.

In questa casa abitò nel 1721 Giovanni III pretendente al trono d'Inghilterra; e la moglie di lui, che allora assunse il titolo di Regina, vi riacquistò la salute. Casa Buonvisi fu inoltre residenza dello Shelley, che vi ospitò Giorgio Byron. Altre ville notevoli sono quella Macbean (ora Archivolti) e quella del Marchese Maurigi, già appartenente al Duca di Lucca.

Da Corsena alla Villa si può scendere per vie diverse, taluna delle quali ampia e spaziosa sotto la verde vôlta dei platani, tal altra piccola ed erta come vero sentiero. Secondo che si prende l'una o l'altra di queste vie, s'incontrano edificî e ville diverse, quali il Convento coll'annessa scuola e colla vicina Cappella, lo Stabilimento dei Bagni, le ville suddette e altre ancora come quelle Mansi, Bernardini, Mezzacapo, Gualerzi, la chiesa principale e, dal lato opposto, la Chiesa anglicana.

BAGNI DI LUCCA — BAGNI CALDI. (Fot. Pellegrini).

Lo Stabilimento dei Bagni, angusto e severo, conserva ancora la struttura sua [42] medievale. Costruito assai anticamente, fu restaurato nel 1469 da Domenico Bertini di Gallicano, ascritto nel 1414 alla cittadinanza lucchese, segretario pontificio, conte palatino, ambasciatore del Papa a Venezia.

PANORAMA DI CORSENA (Fot. Pellegrini).

Egli, nel vestibolo, fece apporre per ricordo una pietra con una epigrafe in cui sono enumerate, con evidente esagerazione, la quale peraltro dimostra quanta fama godessero quelle acque minerali, tutte le virtù curative ch'esse posseggono.

VILLA — PANORAMA.

Appunto verso quell'epoca le terme del Bagno alla Villa presero il sopravvento, non poi mantenuto, su quelle del Bagno Caldo o Bagno di Corsena: e i più si curarono in quelle, e il Vicario si trasferì in quei pressi e le principali famiglie, comprese, in progresso di tempo, quella Baciocchi e quella Borbonica, presero colà residenza e in tal modo la Villa divenne il capoluogo e la residenza ufficiale della pubblica autorità.

PANORAMA DI VILLA.

Da un altro dei viali che scendono giù per le falde del colle si giunge alla Chiesa anglicana, di architettura gotico-normanna, eretta nel 1839 su disegno dell'architetto lucchese Pardini, elegante edificio dalla facciata di stile veneziano, colle finestre gotiche e ornato di terre-cotte nel portico. Dal lato opposto si giunge alla chiesa principale, dedicata a s. Pietro.

CORSENA E BAGNO ALLA VILLA.

Questa rimonta al secolo XII circa; ma non molte traccie rimangono della primitiva [44] sua costruzione. L'interno ha tre navate e il soffitto è sostenuto da dieci colonne a bozzette di pietra. Vi si ammira un bel tabernacolo di marmo, del secolo XV, con sportello di bronzo ornato da un bassorilievo rappresentante un martire inginocchiato, nel momento di subire la decapitazione. Dello stesso secolo XV è il fonte battesimale. Nel centro è il sepolcreto della famiglia Lena: dietro l'altare è una moderna copia, su tavola, del Principe degli Apostoli e, a destra, una pittura del fiorentino Gasparo Mannucci (1629) rappresentante la Madonna del Rosario. Di questa Madonna la chiesa possiede una immagine d'argento, alta cm. 56 col piedistallo, del secolo XVIII: possiede pure un'antica croce processionale d'argento (sec. XV) e qualche notevole paramento di velluto e di seta. La chiesa di s. Pietro a Corsena, la cui facciata attuale fu costruita per ampliamento sopra un portico archiacuto del XIV sec., addossato alla facciata originale, venne, più che ripristinata, rinnovata in parte, e non felicemente, dall'artista Luigi Norfini tra il 1902 e il 1906. Né più felici furono le decorazioni pittoriche del Marcucci e il nuovo altare disegnato dall'arch. Domenico Martini. Contiguo alla chiesa è l'oratorio della Madonna del Soccorso. Ivi si ammirano un altare, di belle proporzioni, ad azzurro e oro, e alcuni panconi di legno, intagliati nel 1662. Accanto alla chiesa si erge il campanile, costruito nel 1693 in sostituzione all'antico. Tra il campanile e la chiesa è una pittoresca veranda con esili colonne marmoree e capitelli del sec. XIV. Presso è la cappellina di s. Marco, di origine anche più vetusta, ma ora interamente rinnovata.

[45]

BAGNO ALLA VILLA E CORSENA.

Sceso un breve stradellino si giunge alla Villa che è, come ho detto, il capoluogo dei Bagni di Lucca. Ivi è il Palazzo comunale, dalla severa facciata in pietra arenaria, con un prezioso archivio di antichi statuti rurali: ivi è il Teatro, costruito nel 1790, assai elegante e grazioso: ivi il Circolo dei Forestieri, la casa Giorgi col busto dell'insigne medico comm. Giorgio Giorgi, e molte ville e case signorili, e alberghi decorosi con vasti parchi e giardini, e fondachi e magazzini e botteghe di ogni genere. Il paese della Villa è chiuso dalla parte superiore dal Ponte a Mocco che conduce alla via di S. Marcello: dalla parte inferiore si apre il gran viale che sembra una galleria verde di platani e che congiunge la Villa al Ponte a Serraglio. Anche lungo questo viale si incontrano palazzine e ville bellissime, tra le quali è degna di particolare menzione la Villa Stisted coll'attigua Libreria Circolante. S'incontra pure, a metà strada, il caseggiato in cui sono gli Ufficî postale e telegrafico e le Scuole comunali. Ma per tornare dalla Villa al Ponte a Serraglio si può anche prendere l'altra strada che fiancheggia dal lato opposto la Lima, cioè la Via Letizia, e visitare, passando, il Cimitero inglese in cui sono alcuni monumenti pregevoli. È ivi sepolta la scrittrice Ouida. Nel far questa strada si traversano il Ponte sulla Benabbiana e quello sulla Buliesima ora detto Ponte Conte di Torino.

BAGNI DI LUCCA — VILLA.

Compiuto così il nostro rapido giro a traverso i tre paesi (Ponte a Serraglio — Bagni Caldi — Villa) che formano propriamente i Bagni di Lucca, gioverà aggiungere, a compimento del nostro discorso, che il luogo, per essere molto ombroso, è [46] assai più fresco di quanto non comporterebbe la sua poca elevazione sul livello del mare: che gli abitanti sono eccellenti persone, di sicura onestà e di modi cortesi: che il loro aspetto fisico, specie quello delle donne, è di una inusitata gentilezza e finezza: che i loro costumi, pur essendo semplici, mostrano la consuetudine del trattare coi signori villeggianti, dal che hanno acquistato disinvoltura e scioltezza: che la lingua, a parte qualche difetto di pronunzia, caratteristico nella regione lucchese, è schietta, colorita, vivace. Come ognun sa, i contadini e i montanari di questi luoghi hanno una spiccata tendenza all'emigrazione e passano molti anni della giovinezza in America, donde tornano quasi sempre con un discreto peculio che permette loro di acquistare qualche palmo di terra e di finirvi in pace la vita. Alcuni vanno oltre Oceano per lavorare: ma i più per vendere le famose statuette di gesso note sotto il nome di Figurine belle, per virtù delle quali i Figurinai son celebri ormai in tutto il mondo. Da qualche tempo fioriscono anche sul luogo molteplici industrie: vi sono cartiere, fabbriche di polvere pirica, di tannino, di cucirini, di paste alimentari, cotonificî, filande di seta etc. etc. I principali prodotti agricoli sono il grano, il granoturco, i cereali, le olive: abbondano i lamponi, le fragole, i funghi, le castagne, le quali ultime forniscono ai poveri il principale alimento colla loro farina che adoprano [48] per fare i nécci chiamati anche pane di legno. La corrente della Lima fornisce una notevole energia per muover molini e per generare la luce elettrica da cui è illuminato il paese. A voler ricordare tutti gli illustri personaggi che frequentarono o visitarono i Bagni di Lucca dai tempi antichi fino ai nostri, ci sarebbe da stendere una lista più lunga di quella in cui Don Giovanni notava i nomi delle donne da lui conquistate. Ci furono tempi in cui la celebrità del luogo era tale che si considerava quasi un dovere il venirvi: né v'era straniero che scendendo in Italia non avesse in nota, tra i luoghi da visitare, anche i Bagni di Lucca. Limitandoci pertanto a pochissimi nomi di visitatori antichi e moderni, ricorderemo tra le figure storiche, oltre alla Contessa Matilde, all'Imperatore Federico II e a Castruccio Castracane, Giuliano De Medici, Galeazzo Manfredi, s. Luigi Gonzaga, i cardinali Angelo De Medici e Michele Ghislieri che furon poi Pio IV e Pio V, la Duchessa di Mantova sorella di Ferdinando I imperatore d'Austria, la principessa Vittoria moglie di Ferdinando II, la principessa Caterina di Savoia, Giovanni III pretendente al trono d'Inghilterra e la sua Consorte, Giuseppina Beauharnais più tardi moglie di Napoleone, Letizia e Paolina Bonaparte, Vittorio Emanuele I, Maria Teresa vedova di Carlo Alberto, Luigi Bonaparte già re d'Olanda e padre di Napoleone III, il viceré d'Egitto Mehemet, il principe di Metternich, il maresciallo Radetzki, l'ammiraglio [49] Tegetthoff vincitore di Lissa, la Principessa di Capoa, i principi regnanti nel Ducato di Lucca e nel Granducato di Toscana e tanti e tanti altri.

BAGNI DI LUCCA — STABILIMENTO DEL BAGNO ALLA VILLA. (Fot. Pellegrini).

BAGNI DI LUCCA — CHIESA ANGLICANA.

CORSENA — CHIESA DI S. PIETRO. (Fot. Pellegrini).

CORSENA — CHIESA DI S. PIETRO: INTERNO. (Fot. Pellegrini).

Ma più ancora gioverà ricordare i letterati e gli artisti, primo fra i quali l'arguto poeta e novellatore toscano Franco Sacchetti che celebrò i Bagni di Lucca in varî sonetti, dedicati all'amico suo Michele Guinigi. Il più noto è quello che riassume e compendia i vantaggi del luogo: vantaggi che noi, nella volgar prosa moderna, la quale quando parla di stazioni balnearie prende subito un tanfo di clinica e di ospedale, chiamiamo cura idrologica, cura climatica, cura dietetica, ma che nelle pure forme poetiche trecentistiche suonan così:

[50]

Michel mio caro, s'io ragguardo bene
Il loco e la virtù di questo fonte,
I' credo che giammai sotto Fetonte
Non fusse bagno di sì dolci vene.
L'aëre fine questo loco tiene:
Fiumi corsivi a piè di ciascun monte;
Vostri costumi e vostre donne conte
Con belli e dolci canti di Sirene.
Vin, carni, pesci ed ogni frutto sano,
E ciascun'altra cosa che conforta,
Che pare il paradiso deliciano.
Qui si purga ogni morbo o e' s'ammorta:
Et oltre a questo, quel ch'è più sovrano,
Aver vostra virtù con Amor scorta.

BAGNI DI LUCCA — S. PIETRO A CORSENA: LA VERGINE E IL FIGLIO. STATUETTA IN ARGENTO. (SEC. XVIII).

Un altro sonetto di Franco Sacchetti allude ad un incidente spiacevole occorsogli nel fare una di quelle gite sul somaro o sul mulo che pare usassero anche a' suoi tempi come usano anc'ora. Questo sonetto, forse in omaggio al mulo, ha la coda: ed è pure rivolto al Guinigi, che rispose con altri versi al Sacchetti:

Sempre ho veduto che ogni diletto

Nel fine suo convien che senta pena,

Ma nol credea al Bagno di Corsena

Tanto era fisso al vostro lieto aspetto.

Com'io salii su un mulo maledetto

Subito s'erse ed annodò la schiena,

In forma che su' sassi e non su rena

Mi fece in terra angoscioso letto.

La gran percossa per sì aspro cammino

A Pescia mi condusse a scemar sangue

Dov'ebbi colpi più che San Bastiano.

Poi a Pistoja un barbier più fino

Rifece il gioco onde il mio corpo langue

Per tanti mali ed ancora non sano.

Chi dice: poni Assenzio e chi Marobbio;

Così in mio luogo fosse il vostro Gobbio!

La schiera dei letterati e poeti che frequentarono i Bagni di Lucca si illustra altresì dei nomi di Vittoria Colonna, di Michel Montaigne, di Enrico Heine, di Jules Janin, di Alfonso Lamartine, di Francesco Redi (che nella ricordata fontana di casa Buonvisi fece molti suoi esperimenti scientifici), di Giorgio Byron, dello Shelley, di Roberto e di Elisabetta Browning, del Tennyson, di Vincenzo Monti, di Agostino Cagnoli, del Giusti, del D'Azeglio, del Regaldi, dello Strocchi, del Dumas padre, di Ouida, del Carducci, della Vacaresco etc. etc. Lo Shelley, in una lettera del 10 luglio 1818, diretta dai Bagni di Lucca a M.r e M.rs Gistorne a Livorno, parla di una sua gita al Pratofiorito, aggiungendo di non riuscire a descriverne la bellezza: e dei Bagni di Lucca riportò tale impressione e [51] serbò tal ricordo che in altra lettera dell'8 ottobre 1818 da Este affermò non essere ad essi paragonabili per bellezza i Colli Euganei, ove allor si trovava.

BAGNI DI LUCCA — S. PIETRO A CORSENA: CROCE PROCESSIONALE IN ARGENTO. (SEC. XV).

Il Regaldi dette ai Bagni di Lucca una accademia di improvvisazione nella sera dell'8 agosto 1840. Giosuè Carducci, scrivendo dai Bagni di Lucca, esclamava: qui tutto è fiamma e azzurro! — Ed Elena Vacaresco, la gentil poetessa rumena alle cui vicende palpitarono tutti i cuori gentili, associando alla celebrazione di questi luoghi il pensiero della sua patria lontana, ne magnificava le bellezze con alcuni versi che ho tentato di tradurre così:

Pei vaporosi vesperi,

Sotto il ciel trasparente od a traverso

Le chiare albe che nascono

Quasi cantando un inno a l'Universo,

La coorte fantastica

Dei sogni d'or che dal tuo cuore emana

Ai nostri cuori elévasi,

O benedetta terra di Toscana.

E par che le incantevoli

Tue valli amiche intendano il desio

E il bisogno de l'anime

Anelanti a la pace ed a l'oblio;

E che i tuoi monti vogliano

Destare a noi ne l'intimo del cuore

Quel sogno fier, che suscita

Nei fianchi loro il sol fecondatore.

Quando il giorno, che rapido

Fugge, lambisce come roseo velo

Di corallo diafano

L'ultimo lembo de l'azzurro cielo,

Se a lungo il guardo figgere

Volessi in una stella e un caro voto

Formar, mentre per l'aere

Scende filando e perdesi nel vuoto,

Me gioverebbe il chiederle

D'esser la brezza lieve e folleggiante

E, in magica vertigine,

Attraversar lo spazio in un istante:

[52]

D'esser il vento ch'esula

Di corolla in corolla; e in corsa strana

Errar tra la mia patria

E questa dolce terra di Toscana!

Ma lo scrittore che più si diffuse a trattare dei Bagni di Lucca fu il Montaigne: tanto che io debbo rimandare chi volesse averne contezza a leggere quanto egli ne scrisse nel suo Journal de voyage. Noterò solo che questo suo libro, scritto nella prima parte in francese, comincia proprio al giungere dello scrittore ai Bagni di Lucca l'uso della lingua italiana. E il Montaigne ne dà così la ragione: «Assaggiamo di parlare un poco questa altra lingua, massime essendo in queste contrade dove mi pare sentire il più perfetto favellare della Toscana, particolarmente tra li paesani che non l'hanno mescolato ed alterato con li vicini».

BAGNI DI LUCCA — S. PIETRO A CORSENA: ORATORIO DELLA MADONNA DEL SOCCORSO. BANCHI E POSTERGALI IN LEGNO INTAGLIATO. (SEC. XVII).

Venuto ai Bagni per curarsi di mal de' reni e di calcoli, il Montaigne, nel suo Diario, rende conto giorno per giorno, con ispietato verismo, delle cure che faceva e degli effetti che ne risentiva: ma anche coglieva occasione per descriver luoghi e costumi. È ben noto il suo incontro coll'improvvisatrice Divizia, la quale faceva, [53] com'egli narra, versi di una prontezza la più mirabile che si possa, mescolandovi le favole antiche, nomi delli Dei, paesi, scienze, uomini clari, come se fosse allevata agli studî. Egli ci lasciò inoltre la descrizione dei balli contadineschi cui assisté o che fece fare, regalando galantemente le ballerine più esperte o quelle ragazze che più gli piacevano (una volta regalò un paio di scarpette ad una bella giovane fuori del ballo!) ed elogiando la loro grazia squisita, sì da esclamare: «È bella cosa e rara a noi altri francesi di veder queste contadine tanto garbate, vestite da signore, ballar tanto bene». Parla anche dei prodotti e delle industrie del luogo e della vita a buon mercato che, allora, vi si conduceva: «Si vive qui a bonissimo mercato. La libra di carne di vitella bonissima e tenerissima circa 3 soldi francesi (oggi però costa di più!). Ci fa assai trutte (trote) ma piccole. Ci sono buoni artigiani a far parasoli e se ne porta di qui per tutto. Il paese è montuoso e si trova poche strade pari. Tuttavia ce ne sono d'assai piacevoli: e fino alli viali della montagna sono la più parte lastricati. Feci dopo pranzo un ballo di contadine e ci ballai ancor io per non parer troppo ristretto . In certi lochi d'Italia, come in tutta la Toscana et Urbino, fanno le donne gli inchini, alla francese, delli ginocchi».

VILLA — PANORAMA. (Fot. Pellegrini).

[54] Finalmente, a tacer d'altro, il Montaigne accenna, da acuto osservatore qual era, ai dissidî, alle inimicizie, alle divisioni che furono e sono tuttavia di tanto danno al paese e ch'egli paragona a quelle de' Guelfi e de' Ghibellini, soggiungendo: «Questo loco è pienissimo d'invidi fra li abitatori e d'inimicizie occulte, mortali, conciò che (sebbene) siano tutti parenti».

BAGNI DI LUCCA — PANORAMA DI VILLA E TORRENTE LA LIMA. (Fot. Brogi).

In tempi a noi più vicini molti furono anche i musicisti illustri che soggiornarono ai Bagni di Lucca, e tra questi il Rossini, il Meyerbeer, il Verdi, il Campana, il Tosti, il Rotoli, il Vannuccini, Giovanni Sgambati, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni. Vi passarono anche i più reputati concertisti, che vi trovavano un pubblico numeroso e plaudente. Oggi le cose sono mutate. All'epoca dello splendore è succeduto il periodo dei decadimento, in parte dovuto alla moderna musoneria, in parte alla concorrenza di tanti altri luoghi di villeggiatura, in parte anche (bisogna riconoscerlo) all'essersi fatto troppo poco per mettere i Bagni di Lucca al corrente della vita moderna, per arricchirli di quelle comodità e di quelle attrattive che ormai tutti richiedono. Ma, se non manchi loro un nuovo impulso, i Bagni di Lucca potranno tornare all'antico splendore e riconquistare quella floridezza che per la bellezza dei luoghi e per la virtù delle acque non dovrebbe loro mancare.

[55]

PONTE A MOCCO.

[56]

* * *

Ma chi voglia veramente formarsi un'idea esatta della regione e veramente gustarne le molte e varie bellezze deve visitare i dintorni dei Bagni di Lucca, specialmente salendo ai paesetti molteplici che stanno come appollaiati sui monti circonvicini.

BAGNI DI LUCCA — CIMITERO INGLESE. (Fot. Pellegrini).

Una delle ascensioni che i villeggianti fanno più di frequente è quella a Lugliano: ascensione non lunga né difficile, ma che pure offre il godimento di uno stupendo [58] spettacolo. La strada mulattiera si parte dalla Via Letizia e si arrampica su per una bellissima selva di castagni. In cima è il paese, fosco, nero ed ottuso, traversato da una lunga e stretta viuzza. Sull'origine del suo nome si hanno due diverse opinioni: ché alcuni, fondandosi anche sul fatto che lo stemma del paese reca la testa di Giano, dicono derivare da Lucus Jani, immaginando che il bosco fosse sacro a quel nume: altri da Julianus colono romano che vi avrebbe fissato la sua residenza. Oggi il paese presenta un aspetto eminentemente medievale; nessuna traccia pertanto della sua precedente, e del resto ipotetica, romanità.

BAGNI DI LUCCA — PONTE SUL TORRENTE LA LIMA E VEDUTA DI VILLA. (Fot. Brogi).

BAGNI DI LUCCA — PONTE SULLA BULIESIMA, DETTO PONTE CONTE DI TORINO.

Le memorie veramente storiche di Lugliano risalgono all'anno 825 in cui resulta feudo del vescovo di Lucca. Passò poi ai Soffredinghi e ai Corvampi, finché, nel 1244, fu donato da Federico II al Comune di Lucca.

BAGNI DI LUCCA (DINTORNI) — LUGLIANO.

A mezzogiorno del paese sorge un'assai vetusta Cappella che fu già la parrocchia dell'antico Castello della Cerbaja, distrutto dai Fiorentini nel 1334. Dall'altro lato si trova una piccola piazza, colla caratteristica fontana, dovuta in parte alle elargizioni di una dama e di un lord inglesi che, innamoratisi del luogo, vi [59] trascorrevano anche l'inverno nevoso, beneficando le buone popolazioni. Del che serba memoria la seguente epigrafe apposta sulla fontana:

QUESTA FONTE A COMODO PUBBLICO
FECERO
GLI UOMINI DELLA SEZIONE DI
LUGLIANO
A PROPRIE SPESE E COI DONI
DI LORD SANDONE DI LADY BULE
A. 1775.
ATTINGA IL PASSEGGIER LA LIMPID'ACQUA,
ABBEVERI IL PASTOR GREGGI ED ARMENTI,
E I SAVI DONATOR SEMPRE RAMMENTI.

Lugliano possiede inoltre un Osservatorio meteorologico che fu istituito dal celebre Padre Cecchi: né il visitatore ometta di recarsi nel giardino Politi, dove s'erge un frassino gigantesco, tra i rami del quale sta una specie di stanza con sedili, capace di oltre venti persone.

A chi giunge sulla vetta del monte si mostrano due panorami, uno più bello dell'altro. Il primo è quello complessivo dei Bagni di Lucca, i due paesi del quale, il Ponte e la Villa, son collocati l'uno da un lato, l'altro dal lato opposto del Colle, per modo che questo Colle potrebbe dirsi, allungando amenamente l'endecasillabo dantesco,

.... il monte

per cui quelli del Ponte veder la Villa non ponno!

Ora Lugliano, che al Colle è di faccia, è tanto più alto di questo, che se ne veggono insieme entrambi i versanti e lo sguardo abbraccia contemporaneamente l'uno e l'altro villaggio, che lega insieme, come un immenso e tortuoso nastro d'argento, la Lima.

L'altro panorama poi si vede più acconciamente dall'estremità del paese, ove si trova la chiesa, ed è quello della valle del Serchio, che si allontana e si perde fino nelle vallate della Garfagnana inferiore, tempestate di paeselli graziosi.

* * *

Coloro che amano le più lunghe escursioni, giunti a Lugliano, proseguono la via per recarsi al Romitorio Delle Pizzorne, posto su quelle montagne da cui nasce il torrente Pizzorna che finisce poi nella Lima. Si prende uno stradello assai stretto che, sempre salendo, conduce ad un luogo detto Falciprato. Da quel luogo lo stradello comincia a pianeggiare e quindi è men faticoso. S'incontra, avanzando, la chiesa di S. Bartolommeo che mostra nell'architettura la sua antichità. Quivi la strada, ora si distende tra floridi campi, ora gira sull'orlo della montagna, producendo un brivido a chi guardi nel fondo. Sparsi qua e là appaiono tugurî di montanari e capanne di pastori: ad ogni passo, freschi ruscelli cristallini, che scendono romoreggiando tra i vasti silenzî: qua, caverne scavate nella roccia viva e macigni spaventosi; là, verdi prati e poggi ridenti. Finalmente si perviene al Romitorio. La chiesetta ha un dolce e poetico titolo, quello della Madonna della neve. E certo, trovandosi lassù nel cuor [60] dell'estate, vien fatto di pensare all'aspetto che deve presentare quel luogo nella stagione più cruda, quando tutto lo copre la neve. Vi stava, in altri tempi, un vero e proprio eremita, un buon cappuccino che ospitava i rari passanti e correva in soccorso di chi si trovasse in pericolo, ciò che non di rado accadeva, quando le nevi cancellano ogni orma di guida, ogni indicazione di strada e, gelandosi, divengono assai pericolose, specie nei punti in cui bisogna girare sul ciglio della montagna sospeso su profondi burroni. Anc'oggi vi è lassù un eremita: ma un eremita... moderno, con moglie e figliuoli, che presta volentieri ai visitatori qualche seggiola e una tavola per far colazione! Raggiunta finalmente la vetta delle Pizzorne, buona parte della Toscana si svela allo sguardo: nel mezzo appare Lucca, rotonda, cerchiata dalle sue celebri mura: nel lontano si disegna tra le brume Firenze: in fondo, brilla una striscia lucida e scintillante... il mare! il mare!

BAGNI DI LUCCA (DINTORNI) — LUGLIANO: PIAZZA. (Fot. Pellegrini).

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Sul monte rimpetto a Lugliano è un altro paese meritevole di esser visitato, Benabbio; al quale, oltre che per la via mulattiera, si può, da qualche tempo, accedere per la bella strada carrozzabile che dovrà in avvenire andar fino a Pescia, congiungendo così la Val di Lima alla Val di Nievole.

[61]

BENABBIO — PIAZZA E FIANCO DELLA CHIESA. (Fot. Pellegrini).

Benabbio è un borgo importante, ove il soffio del progresso è giunto colla istituzione di una scuola agraria, di una biblioteca circolante, di una scuola di musica. La chiesa principale, dedicata all'Assunta, è assai interessante. Come appare dall'esame delle varie sue parti e come si rileva da alcune iscrizioni, fu costruita in tre epoche diverse: la parte centrale, nel 1338; le altre, respettivamente, nel 1529 e nel 1534. Nel seicento, fu, secondo il solito, guastata e ritinta, e venner chiuse le luci di varie finestre. Il coro vi è stato aggiunto da pochi anni. La chiesa, a tre navate, possiede un pregevole trittico (sec. XV), rappresentante la Vergine, il Figlio e quattro Santi, e una tela raffigurante la Madonna dei dolori, tela che ha una ricca cornice dorata e scolpita, del secolo XVII, di scuola toscana. Meritano pure di essere osservati: il Fonte battesimale col suo caratteristico bassorilievo in cui è figurato il Battesimo di Gesù e colla bella cancellata quattrocentesca in ferro battuto, a quadrilobi, riadattata per questo luogo forse posteriormente: inoltre una croce processionale in argento e due statue scolpite in legno della fine del XIV secolo, rappresentanti l'Angelo annunziatore e la Vergine; quest'ultima danneggiata perchè ridotta in progresso di tempo a «manichino». Per l'antichità dell'architettura sono anche notevoli: la piccola chiesetta che s'incontra prima di arrivare al paese, e l'altra della [62] Compagnia della Vergine che ha un discreto dipinto rappresentante la Madonna col Bambino.

BENABBIO — CHIESA DELL'ASSUNTA. STATUA IN LEGNO DELL'ARCANGELO GABRIELE (SEC. XIV) — STATUA IN LEGNO DELLA VERGINE (SEC. XIV).

Dal paese si può ascendere fino al così detto Castello, i cui ruderi cingono ora la chiesa di S. Michele, ove è il ricordo delle numerose vittime che anche in quei luoghi fece nel 1855 il cholèra. Il Castello era stato costruito dai Lupari, signori di Benabbio, dei quali fu Luparo Lupari, poeta, amico di Castruccio Castracane, che lo aiutò a riconquistare il potere toltogli nel 1306 dai Guelfi; ma poi lo destituì, geloso della supremazia che esercitava sul popolo. Veramente mirabile è lo spettacolo che da quell'altura si gode, potendo l'occhio abbracciare una vasta serie di montagne e di valli e posarsi su ben venticinque paesi, bizzarramente sparsi all'intorno. Sullo [63] stesso monte di Benabbio, più in basso, è il Belvedere, donde è stata recentemente derivata, pei Bagni di Lucca, una conduttura di purissima acqua potabile. Né molto lontano, ma sopra diversa montagna, è il paese di Brandeglio, sulla piazza del quale è un oratorio con lavori in bronzo molto apprezzati. La chiesa ha un bel quadro rappresentante l'Assunta, attribuito allo Zacchia, una croce col Cristo, tutto in massello d'argento squisitamente lavorato. Per andare a Brandeglio dai Bagni di Lucca si passa dinnanzi a Villa Diana, così chiamata dal torrente che la fiancheggia precipitando in una spumeggiante cascata. Ivi abitò, nel 1866-67, il conte Teleky, esiliato dall'Austria, che la rese centro politico e luogo d'incontro de' suoi partigiani, che di là corrispondeva con Garibaldi, con Victor Hugo, con Kossuth, e che poi, com'è noto, combatté a fianco dell'eroe di Caprera contro gli Austriaci per l'indipendenza d'Italia.

BENABBIO — CHIESA DELL'ASSUNTA: FONTE BATTESIMALE (PARTICOLARE DEL CANCELLO IN FERRO).

Altro punto di partenza, o di ritorno, per Brandeglio può essere il luogo detto [64] Le Fabbriche, così chiamato dai varî opificî che vi si trovano. Passato il quale s'incontrano le montagne su cui sono Casabasciana e Crasciana, donde si va al Battifolle.

* * *

Casabasciana, che fu anticamente un castello, possiede una chiesa bellissima, tutta in pietra serena, con logge formate da colonnine: l'interno è a tre navate con archi a sesto acuto e il coro è sorretto da belle colonne di pietra. La chiesa di Casabasciana fu fatta costruire, secondo la tradizione, dalla Contessa Matilde. Meno antica, poiché risale al secolo XV, è la chiesa dell'altro paese che, passato il torrente Granchio, s'incontra, cioè di Crasciana: ma vi si ammira un pregevole bassorilievo Robbiano raffigurante l'Annunciazione. Vicina vi è una cappella con moderne pitture del Tofanelli.

BAGNI DI LUCCA — VILLA DIANA.

Da Crasciana, traversata la macchia del Sargentino, si arriva al Battifolle, antico fortilizio che tutti i Comuni della vallata erano obbligati a custodire a vicenda. Ivi era l'antico confine tra il Fiorentino e il Lucchese. La vista, come può immaginarsi, è stupenda. Da torno si elevano gli Appennini, formando una successione di monti che

si rincorrono fra loro

fin che sfumano in dolci ondeggiamenti

entro vapori di viola e d'oro.

Da ogni parte si scoprono alte giogaie, valli fresche e ubertose solcate da nitidi fiumi, rocce nude e profondi burroni, macchie selvose e praterie verdeggianti, paesi innumerevoli, sparsi qua e là, tutti aggruppati intorno alla loro pieve, dalla quale partono i suoni delle campane che si rispondono da una chiesa all'altra, con varietà [65] di toni e di ritmi, mescendosi in una dolce e malinconica armonia che si diffonde solennemente all'intorno.

CASABASCIANA — LAVATOIO. (Fot. Pellegrini).

I paesi di cui ho fatto menzione fin ora, tutti appartenenti al Comune dei Bagni di Lucca, son situati sulla riva sinistra della Lima. Giova ora andare dall'altra riva e visitare rapidamente i paesetti sparsi sui monti che da quest'altro lato circondano i Bagni di Lucca e che pur fanno parte del lor territorio. Prima però di salire sui monti, convien ricordare il piccolo borgo di Fornoli, antico feudo dei Soffredinghi, ove era un castello che i Lucchesi distrussero nel 1187. Fornoli è presso al confluente della Lima col Serchio ed in prossimità dell'elegante ed elastico Ponte di ferro. Oggi è là la stazione ferroviaria dei Bagni di Lucca.

BAGNI DI LUCCA — PONTE DI FERRO.

GRANAJOLA. (Fot. Pellegrini).

Dal luogo del Ponte a Serraglio detto a Lima, e che ho già ricordato, si sale su a Granajola, grosso borgo disteso sulla vetta del monte e derivante dal grano il suo nome, comune del resto ad altri villaggi. Nella sua chiesa, che data dal secolo XII e che è dedicata a s. Michele, oltre ad un quadro raffigurante il Santo protettore e ad una piccola tavola con l'immagine della Vergine e del Bambino, si ammira un antico Crocifisso di legno a metallo sbalzato, opera della fine del secolo XIII. In Granajola vide la luce uno dei più antichi musicisti lucchesi, Nicolò Dorati, nato [68] nel 1513 morto nel 1593, autore di madrigali, di salmi e di altre composizioni profane e chiesastiche che contribuirono ad affermare in quel tempo il primato della scuola italiana su quelle straniere.

GRANAJOLA IN VAL DI LIMA — OPERA DI S. MICHELE: CROCE PROCESSIONALE IN METALLO (SEC. XIII). (Fot. Alinari).

Da Granajola non è lungo il cammino ai varî paesi che formano i così detti Monti di Villa. Prima s'incontra la Pieve, pittoresco villaggio, da cui si accede al vero e proprio Monte di Villa (l'antica Villa Terenziana), composto però di tre diversi gruppi respettivamente chiamati Bugnano, Luniano e Colichi. Di artistico vi ha da notare soltanto la chiesa di Luniano, ricca di marmi nei molteplici altari, di pitture d'ignoti e di bei paramenti sacerdotali, tra i quali primeggiano una pianeta e un piviale. Graziosa è anche la solitaria chiesina di Focecolonia.

BAGNI DI LUCCA — MONTI DI VILLA. (Fot. Pellegrini).

Bugnano fu patria al noto educatore e patriotta Matteo Trenta, ad onore del quale fu collocata una lapide nella casa in cui nacque. Dai Monti di Villa giova passare a Riolo e di là tornare, pel Molino di Fronzola, ai Bagni di Lucca.

Altro e più importante gruppo è quello formato dai molteplici paesi che assumono nel complesso il nome di Controneria. Chi vi si rechi dai Bagni, traversa, oltrepassata la Villa, il luogo detto Palmaja, ove Castruccio Castracane aveva fatto costruire un ponte che il tempo distrusse: incontra il torrente Refubbri, le chiesette della Madonna di Refubbri e di S. Lucia, il paesello di Guzzano e giunge quindi alla Pieve di Controne ove erano anticamente un monastero ed una fortezza di [69] cui vedesi ancora il vallo. La chiesa ha un bel quadro dell'Assunzione, un altro che imita il Volto Santo di Lucca e un terzo della Madonna del Rosario. Accanto alla chiesa è una torre, di costruzione moderna, dalla cui cima si scopre un esteso e bellissimo panorama che abbraccia quasi tutti i paesi già ricordati e attornianti i Bagni di Lucca e, inoltre, parte della valle del Serchio verso la Garfagnana. Dalla Pieve di Controne dipendono altri paesetti minori, quali Guzzano, Vetteglia, Gomereto: mentre altri, tra cui Mobbiano e Longojo, dipendono dal paese di S. Gemignano che ha una chiesa antica e pregevole; ed altri finalmente, quali La Cappella, Vizzata, Cembroni, Livizzano, Cocolaio, dipendono dal terzo e per noi più interessante tra i paesi grossi della Controneria, cioè da San Cassiano di Controne.

BAGNI DI LUCCA — MONTI DI VILLA: CHIESINA DI FOCECOLONIA. (Fot. Pellegrini).

Questo villaggio possiede una chiesa bellissima, che è stata dichiarata monumento nazionale e che è di antichissima costruzione, giacché fu edificata nel secolo X circa, nel luogo ove narrasi già esistesse un tempio di Diana. Più tardi venne ampliata. La facciata, del secolo XIII, fu fatta con marmi estratti dai monti vicini ed è ornata di sculture, con colonnine e con archi, tra i quali il più notevole è quello sulla porta centrale. Vi si possono osservare una processione di animali e, al di sotto, tre figure rappresentanti Gesù fra i due ladroni. Di questi, l'uno, quello pentito, è in attitudine di essere sollevato verso il paradiso; l'altro in atto di cadere all'inferno.

L'interno della chiesa è semplice, severo, solenne: vi aggiunge carattere di [70] austerità il pavimento con formelle a intagli geometrici in pietra dura nera, pur trovata nelle vicinanze. Dieci colonne massiccie con capitelli arcaici sostengono il soffitto e sulla terza di esse, a destra, è dipinta l'immagine di santa Lucia: varî emblemi sono scolpiti sulle pareti del tempio. Sul fonte battesimale spicca una grande aquila romanica di pietra che tiene fra le zampe un coniglio.

BAGNI DI LUCCA (DINTORNI) — MONTI DI VILLA: RIOLO. (Fot. Pellegrini).

Recenti e ben intesi restauri consolidarono il campanile, costruttivamente anteriore alla facciata: fu ripristinata la tettoja a capriate e riaperta la porta di tramontana. La parte absidale è del sec. XVIII. È da augurarsi che nuovi lavori rimuovano [71] questa bruttura, così che la chiesa torni in modo compiuto al suo primitivo carattere.

S. GEMIGNANO DI CONTRONE — PIAZZA. (Fot. Pellegrini).

Tra gli oggetti preziosi che si conservano nella sacrestia è da ricordare un Crocifisso d'argento, alto 44 centimetri, con le figure del Redentore nel mezzo, della Vergine, di s. Pietro e di s. Paolo intorno e, nella parte posteriore, gli emblemi dell'agnello, dei quattro Evangelisti e la figura di s. Paolino primo vescovo di Lucca. Notevoli paramenti del sec. XVII, due candelieri in ferro battuto, ceramiche, coperte perugine e più statue scolpite in legno. Tra queste un s. Martino a cavallo del XV secolo: opera più unica che rara, e degna di essere accolta in un museo. Di grande interesse sono pure le statue della Vergine e dell'Angelo annunziatore, dovute forse a un maestro pisano.

S. CASSIANO DI CONTRONE — LOCALITÀ DETTA VIZZATA. (Fot. Pellegrini).

Da S. Cassiano si può proseguire per la celebre vetta del Pratofiorito, alta 1298 metri sul livello del mare, ma più che altro famosa per la sua singolarità e per la bellezza della veduta che di là si scopre. Chi la osserva dal basso non comprende certamente il suo nome: ché non potrebbe invero immaginarsi montagna più rocciosa, più arida, nuda e priva di vegetazione. Ma a chi giunge sul culmine si distende improvvisamente [72] dinanzi, oasi incantevole, un vasto altipiano che, specialmente nei mesi di maggio e di giugno, è tutto smaltato di fiori, occhieggianti colla vivezza delle loro tinte in mezzo al verde smagliante dell'erbe: fiori ed erbe che i botanici raccolsero e studiarono e di cui il dottor Giannini compilò un catalogo, pubblicato in appendice al libro del Carina sui Bagni di Lucca, al quale potrà ricorrere chi s'interessa di simili studî. Noi starem paghi ad ammirarli vivi sul luogo, sotto la luce del sole che li investe e li accende e ne rende più ardenti i colori; ed anche a valercene come di molle tappeto per riposarci dalla fatica della non breve ascensione. E là sdrajati, ci sarà dolce ricordare come piacesse a Franco Sacchetti immaginare che questi luoghi fossero dimora alle vaghe montanine pastorelle da lui cantate così soavemente, in quei versi nei quali è pure esplicitamente nominato il Pratofiorito:

Noi stiamo in Alpe presso ad un boschetto;

Povera capannetta è il nostro sito,

Col padre e con la madre in picciol letto.

Torniam la sera dal Pratofiorito

Dove Natura ci ha sempre nodrito.

Guardando il dì le nostre pecorelle.

[73]

S. CASSIANO DI CONTRONE — CHIESA E TORRE CAMPANARIA.

[74]

S. CASSIANO DI CONTRONE — L'ANNUNZIATA E L'ANGIOLO. STATUE IN LEGNO. (SEC. XV).

S. CASSIANO DI CONTRONE — S. MARTINO. STATUA EQUESTRE IN LEGNO. (SEC. XV).

[75]

MONTEFEGATESI — PIAZZA XX SETTEMBRE. (Fot. Pellegrini).

[76] È costume di coloro che si recano al Pratofiorito partir nella notte, per trovarsi in cima al monte al sorger del sole che, apparendo di mezzo alle montagne pistoiesi, inonda a un tratto di luce quella immensa distesa di paese, infiammando le creste dei monti, avvivando le vaste pianure, illuminando i borghi e i villaggi, lasciando scoprire allo sguardo sia le vette del Rondinajo, delle Piastre, delle Tre Potenze, del Pizzo d'Uccello, della Penna e d'altre montagne, sia le isole Corsica, Elba, Capraja, Gorgona e qualche altra dell'arcipelago toscano.

BAGNI DI LUCCA — MONTEFEGATESI.

Al Pratofiorito si può andare anche per altra via, o può da questa tornare chi vi sia andato da S. Cassiano: intendo pel caratteristico paese di Montefegatesi che trasse il suo nome, secondo alcuni, dal torrente Fegana, secondo altri, e con maggiore probabilità, dal colore fegatoso delle sue argille e de' suoi diaspri. Le case del paese sono aggrappate penzoloni sul monte in pittoresca disposizione: né meno caratteristico è l'interno del paese, colle sue strette viuzze, coi vecchi muraglioni, cogli avanzi di antichi archi, colla porta di Federico Barbarossa, colla secentesca chiesa, notevole per la forma esterna dell'abside arrotondata, per la facciata, pel campanile, pel portico e, all'interno, per due terrecotte raffiguranti la Madonna del Soccorso e la Madonna della Concezione. Nella sacrestia una iscrizione di Domenico Bartoli, sacerdote [77] e poeta, accenna alla erezione della chiesa e ai relativi diritti: vi si leggono anche altre lapidi.

BAGNI DI LUCCA — PONTE NERO. (Fot. Pellegrini).

Di Montefegatesi è fatta per la prima volta menzione in un documento del 991 da cui si rileva come il vescovo di Lucca ne costituisse un feudo a favore di Ranieri e Fraolmo, figli del visconte di Corvaja. Come ho già detto, nel 1245 Montefegatesi veniva ceduto a Lucca dall'imperatore Federico II. In quei pressi avvenne, nel 1613, una battaglia tra i Lucchesi e gli Estensi: e in quella occasione metà del paese fu incendiata e distrutta.

A compiere il giro dei paesi che formano l'esteso Comune dei Bagni di Lucca, [78] non resta altro ormai che prendere quella larga via carrozzabile la quale, partendo dal Ponte a Mocco, alla Villa, volge verso S. Marcello, e dare un'occhiata ai varî borghi che stanno sui monti fiancheggianti, or da un lato or da l'altro, la Lima, di cui, naturalmente, si segue il corso a ritroso.

STRETTE DI COCCIGLIA.

I primi che s'incontrano, quasi rimpetto l'uno all'altro, e appunto per ciò in altri tempi rivali, sono gli antichi castelli di Palleggio e di Cocciglia ai quali si accede dai pressi del Ponte sulla Scesta, piccolo ma rovinoso torrente che forma la famosa Cascata del Tino, meritevole di essere visitata per lo stupendo spettacolo che offre in mezzo all'orrido della natura selvaggia. La storia delle antiche rivalità fra i due ricordati castelli fa particolare menzione di una sanguinosa battaglia nella quale il [79] guerriero Chiarello di Cocciglia vinse quei di Palleggio. A Cocciglia sopravanzano ancora i ruderi delle antiche mura cingenti il Castello e quelli della fortezza e della casa ove nacque il Chiarello. Vi è anche una vetusta chiesa che, oltre ad una pittura ritraente s. Bartolommeo, possiede un pregevole antico Crocifisso d'argento, recante nel centro la figura del Salvatore, con vicini s. Giovanni e s. Michele e, ai lati, Giuseppe e Maria. Nel rovescio sono varî simboli, l'agnello, l'aquila, il leone, il bove: al disotto la Vergine.

STRETTE DI COCCIGLIA.

Tornando sulla strada maestra e proseguendo in avanti, si traversa il bel Ponte Nero, presso al quale è una graziosa cappella. Indi, per una folta selva di annosi castagni, si raggiunge il villaggio di Casoli, ove si notano la caratteristica Casa Matteo e l'antichissima chiesa di S. Andrea. Ivi sono due quadri del Puccini: la Madonna dell'Umiltà coi santi Andrea e Donato e la Madonna del Rosario coi santi Domenico ed Elisabetta. I ruderi di una fortezza, di cui si vede ancora il vallo massiccio, dimostrano la vetustà del villaggio che, in origine, era ancora più alto. Presso è la Chiesina del Castello, contenente una Madonna in terracotta, della bottega dei Della Robbia.

A chi, ripresa la via carrozzabile, prosegua ancora in avanti, si presenta, dopo breve tratto, lo spettacolo bellissimo e singolarissimo delle Strette di Lima, chiamate [80] anche Strette di Cocciglia. Esse sono formate da enormi massi situati nel profondo letto del fiume e moventisi incontro dalle opposte sponde fino quasi ad incrociarsi come ingranaggi di ruote dentate. Da ciò deriva la strettezza dello spazio lasciato al corso del fiume, che sembra lottare contro quelle angustie, e balza e spumeggia, frangendosi ai massi di pietra striata, con mirabili effetti di colori e di suoni.

VALLE DELLA LIMA PRESSO PONTE MAGGIO.

Passati il Giardinetto e il bel Ponte Maggio, vicino al quale s'incontra il masso pauroso conosciuto sotto il nome di Balzo della Vergine, troviamo sulla riva destra del fiume, altri due borghi appartenenti al Comune dei Bagni di Lucca. L'uno è Limano, borgo oltre millenario, come attestano gli avanzi di antiche costruzioni e soprattutto i ruderi di un cimitero. Pare che i primi abitatori vi immigrassero dalla Corsica. La Contessa Matilde, si dice, vi aveva fatto edificare una chiesa che era reputata di grande bellezza artistica: ma fu abbattuta nel '500 e sui resti di essa fu costruita, nel 1550, la chiesa attuale. Molte traccie del medio evo rimangono tuttora in Limano, come valli e ruderi di fortezze e vôlte sotterranee e ruine di altre costruzioni del tempo. Oggi il paese ha industrie fiorenti, tra cui specialmente quella del carbone. Anche nei pressi di Limano le acque del fiume si restringono fra grandi massi, formando le Strette di Limano.

VICO PANCELLORUM — CHIESA DI S. PAOLO.

L'altro paese dalla stessa parte del fiume, è Vico Pancellorum. Lo stemma del villaggio posto sopra una porta, chiarisce il significato del nome latino, giacchè [85] mostra una coppa da comunione e il panis coelorum, donde, per corruzione, il vocabolo Pancellorum. Questo raccontano gli abitanti; ma il preteso «stemma» altro non è che un segno cristiano che sta simbolicamente a significare per quale rito ai fedeli venga aperta la porta del cielo. Si deve piuttosto pensare al casato di una famiglia: Pancelli o Pacelli. Per singolare coincidenza, il dialetto del luogo, diverso da quelli degli altri villaggi circonvicini, ha strane attinenze con quello romano. Ed anche è singolare che, come ai tempi de' Romani, si fanno qui pubbliche lamentazioni per morti, ciò che si usa anche a Brandeglio: nel quale ultimo luogo vige ancora il costume dei banchetti funebri, offerti alla desolata famiglia dai parenti e dagli amici del morto. Sono pure tuttavia in uso i maggi e le befanate.

VICO PANCELLORUM — CAMPANILE ED ABSIDE DELLA CHIESA DI S. PAOLO.

BAGNI DI LUCCA — VALLE DELLA LIMA: PONTE MAGGIO. (Fot. Pellegrini).

BALZO DELLA VERGINE PRESSO PONTE MAGGIO. (Fot. Pellegrini).

LIMANO — PIAZZA. (Fot. Pellegrini).

Il paese si distende sul monte in forma quasi piramidale: poco distante è la chiesa di S. Paolo, la cui antica torre fu di recente restaurata. La chiesa appartiene al XIII sec. I rammodernamenti del '700 hanno chiuso in pilastri di muratura gli originali capitelli romanici e le grosse e basse colonne delle navate. Nacquero in Vico Pancellorum le due eroiche fanciulle Anastasia e Lucia, i nomi delle quali ci conducono a parlare dell'ultimo paese del Comune dei Bagni di Lucca che noi dobbiamo illustrare, cioè di Lucchio, alla cui storia quei nomi sono intimamente connessi.

Lucchio è posto sull'altra riva del fiume, poco dopo la Tana a Termini, così [86] chiamata perché indicante il confine tra la provincia di Firenze e quella di Lucca. La Tana a Termini è una immensa grotta, della quale inutilmente fu ricercata la fine e che contiene numerose stalattiti dalle forme strane e bizzarre, ed ospita, tra gli altri, uno speciale insetto senz'occhi.

Veduto dal piede della montagna, Lucchio presenta un singolarissimo aspetto per la sua posizione a picco, onde sembra penzolare sul precipizio sottostante, per le sue case che sembrano addossate l'una sull'altra, per le aride roccie di cui si circonda. Quando vi si giunge e si traversano le sue vie strette ed oscure e si veggono gli antichi archi e i resti della famosa fortezza, si prova l'illusione di rivivere in pieno medio evo.

BAGNI DI LUCCA — STRETTE DI LIMANO.

E allora il pensiero ritorna ai molteplici assedî che Lucchio sostenne al tempo della Repubblica di Lucca e specialmente a quello del 1437, quando Gaspero da Stazzema, castellano di Lucchio, stava per cedere la rôcca a prezzo d'oro ai Fiorentini assedianti e già aveva riscosso il denaro e si apparecchiava a compiere il suo tradimento. Fu allora che le due giovinette di Vico Pancellorum, Anastasia e Lucia, simulando amore per Gaspero, lo trassero seco in luogo remoto con adescanti lusinghe e, là giunte, gli furono addosso e lo legarono ad un dirupo, chiamando quindi a raccolta e consegnandolo al popolo perché ne facesse vendetta. Così fu sventata la trama e Lucchio fu salvo. Il Senato rimeritò di pubbliche lodi e di pubblica dote le eroiche fanciulle.

PANORAMA DI LIMANO. (Fot. Pellegrini).

La fortezza di Lucchio data dal secolo XII ed è una gigantesca costruzione, dai valli massicci, dalle corti coperte di cui si veggon le tracce, dal vasto fabbricato per [88] la guarnigione. La chiesa, intitolata a s. Pietro, è pur di costruzione assai antica ma fu rinnovata più volte: vi è di notevole un altare in pietra nera. Anche assai antiche sono, per la maggior parte, le case: anzi sulla porta di una di esse si legge la data 1420. Recente invece, poichè del 1848, è la bella villa che Lady Harvey contessa di S. Giorgio ebbe la fantasia di farsi costruire in quel luogo alpestre e roccioso e ove passa ora buona parte dell'anno il figlio di lei conte Alberto.

BAGNI DI LUCCA — STRETTE DI LIMANO.

Lucchio, ai tempi della Repubblica di Lucca, godé di una certa autonomia; ma, trovandosi al confine tra il territorio fiorentino e il lucchese, fu soggetto a scorrerie, a guerre, ad assedî, e più volte conquistato e ripreso. Quanto al suo nome, v'ha chi lo fa derivare da un Lucio romano che vi avrebbe fondato il castello, chi da Lucus, bosco, o più propriamente dal Lucus Feroniae ché a questa dea sarebbe stato dedicato quel luogo. La vista che da Lucchio si gode è stupenda: e alla vista si accompagna il ricordo degli avvenimenti che nelle sottostanti vallate si svolsero, dalla vittoria di Metello su Catilina all'uccisione di Tedici traditor di Pistoia e alla lotta che [90] tragicamente finì al non lontano castello di Gavinana, ove Francesco Ferrucci spirò l'anima grande e con lui si spense la libertà di Firenze.

LUCCHIO — RUDERI DELLA FORTEZZA.

LUCCHIO — PANORAMA.

Molte e molte altre escursioni possono farsi dai Bagni di Lucca pur rimanendo nei loro dintorni: ma di queste non faccio menzione, perché escono dalla circoscrizione territoriale che mi sono assunto di brevemente illustrare.

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