10 Appendice L'autonomia sindacale (documenti)

Le radici dell'asservimento del sindacato comunista italiano alla politica di potenza sovietica.

In pochi mesi tutto era cambiato. Le cose erano andate al galoppo, ma alla rovescia delle nostre speranze!

Il partito socialista, che non si era diviso al tempo della buona fortuna, lasciando le sue tre correnti – riformista, massimalista e comunista – libere di paralizzarsi a vicenda, si era diviso nel gennaio 1921, quando tutte e tre le tendenze erano in ritirata. Se ne era staccata la corrente comunista costituendosi in partito a sè, mentre i riformisti e i massimalisti rimanevano sempre gli uni legati agli altri, paralizzandosi sempre a vicenda. Il socialista Serrati, una volta plenipotenziario di Lenin in Italia, era messo ora alla gogna da un opuscolo del Lunaciarsky. Così fu inaugurato per l'Italia quel sistema, che avrebbe inabissato più tardi quegli stessi Trotzky, Zinoviev, Bukarin e compagni, che lo avevano messo in onore.

I comunisti sembravano essere la estrema ala del sovversivismo, e nel campo anarchico non mancarono i simpatizzanti per il nuovo partito comunista. Questo combatteva i socialisti. Non avevano gli anarchici fatto lo stesso per tanti anni? Perchè il nemico del nostro nemico non dovrebbe essere l'amico nostro? Durante la mia carcerazione, l'Unione Sindacale Italiana aveva inviato a Mosca due altri rappresentanti, sempre per trattare la questione dell'unità sindacale. Questa volta la scelta era caduta su due zucche vuote, che gli scaltri «compagni» russi fecero ballare a piacere. Una di esse, Mario Mari, veniva dagli Stati Uniti, e fece da violino di spalla. L'altro, Nicola Vecchi, era un sindacalista finito poi nel pozzo fascista. Mentre io avevo mantenuto autonoma l'Unione Sindacale Italiana, quei due scervellati tornarono dalla Russia con quel patto, scritto e sottoscritto, di unione coi comunisti che l'anno prima è noto io avevo rifiutato. Per il partito comunista portava le firme di Egidio Gennari, Luigi Repossi e Umberto Terracini. I capi bolscevichi attiravano a Mosca i pellegrini sospinti dalla passione rivoluzionaria, e se ne facevano agenti servili.

Se lo avessero fatto per diffondere la conoscenza della loro rivoluzione e per accrescerne il prestigio, non ci sarebbe stato nulla di nuovo nella storia. Anche la rivoluzione francese ebbe la sua «propaganda» in tutto il mondo. Ma i bolscevichi si prefiggevano, più che altro, di crearsi ovunque una rete di agenti servizievoli ad ogni costo e con qualunque mezzo. Ottennero risultati contrari a quelli che speravano. Attirarono nelle loro reti, e ne fecero loro strumento, gli uomini meno consistenti e meno quotati in ogni paese, mentre provocarono reazioni fortissime ovunque. Portarono lo scompiglio in tutti i movimenti operai di Europa e d'America, e scemarono le simpatie verso la Russia nella parte più idealista del mondo operaio.

Come ho già accennato, io al mio ritorno dalla Russia avevo comunicato le mie impressioni a pochi fidati. Ma ora avevamo una nuova situazione. Ora avevamo in Italia un partito alla russa, con un personale specializzato nella difesa, non della rivoluzione, ma del governo russo. Dal mito russo traevano alimento non più, come nel 1919 e 1920, suggestioni rivoluzionarie, ma invadenze loiolesche di funzionari stipendiati e deformazioni dogmatiche dirette alla glorificazione di una dittatura.

Vi era estremo bisogno di chiarezza. Presi su me la responsabilità di puntare pubblicamente i piedi contro ogni inganno, e mi valsi delle conoscenze da me raccolte nel mio viaggio in Russia, per arginare nella misura delle mie forze la pestilenza, che era portata in tutti i campi da caporaletti invasati e invadenti, promossi a generalissimi in ragione della loro attitudine a lustrar scarpe. Divenni da allora in poi una delle bestie nere dei comunisti. Messo all'indice dai capi del Cremlino, imparai a comprendere l'importanza di questo fatto anche durante gli anni dell'esilio, quando venni spesso boicottato mentre cercavo lavoro, e da un giorno all'altro vidi uomini che mi avevano protestato amicizia, voltarmi le spalle, come a un cane rognoso, per ordini ricevuti chi sa come, chi sa da chi.

Il patto di «stretta collaborazione», che Nicola Vecchi (finito poi coi fascisti) aveva sottoscritto a Mosca col partito comunista, era stato respinto dall'Unione Sindacale Italiana. Ma tutta la stampa comunista era al servizio di Nicola Vecchi, nella polemica contro di noi. E poichè bisognava dimostrare che c'era una corrente pro Mosca anche nella Unione Sindacale, sorse a Verona un settimanale L'Internazionale, che aveva per scopo di fiancheggiare la polemica comunista contro l'Unione Sindacale Italiana. Era evidente che dietro a quel settimanale c'era il rublo. Più tardi, Ugo Fedeli, reduce da Mosca anche lui, e rivelatosi negli anni successivi come uno dei nostri migliori, mi disse che gli risultava positivamente che era stata versata al Comitato del partito comunista italiano la somma di trentamila lire che il Vecchi, riscuoteva a rate dalle mani di Nicola Bombacci, finito anche lui fascista.

(Dal volume di A. Borghi «Mezzo secolo di anarchia» pagine 273-275). (n.d.r.).

——————

Pubblichiamo di seguito tre documenti del tempo, con relative note di commento, sui dibattiti e sui contrasti sorti nel movimento sindacale negli anni 1920-1921. (n.d.r.).

I° DOCUMENTO (1920)

Un tentativo, sventato a Mosca, di asservimento del Sindacato Rivoluzionario al Partito Comunista.

Nota del Comitato Esecutivo provvisorio dell'Internazionale Sindacale Rossa per l'organizzazione della propaganda.

1 – Un ufficio speciale deve essere organizzato in ciascun paese dal partito Comunista, o da una organizzazione sindacale rivoluzionaria in cooperazione col Partito Comunista.

2 – L'Ufficio sarà incaricato di diffondere in tutte le organizzazioni del lavoro sia sindacali che industriali (qui industriali sta per I.W.W.) e le federazioni le circolari e le pubblicazioni della Internazionale Rossa.

3 – L'Ufficio nominerà dei compagni specialmente adatti a pubblicare nuovi giornali ed impiegare i giornali sindacali esistenti aggiungendovi dei supplementi esprimenti il punto di vista della Internazionale Sind. Rossa ed a condurre una propaganda energica contro Amsterdam.

4 – L'Ufficio dovrà condurre una campagna di critica e di annunci nei giornali sindacali e di polemica nella stampa del giorno.

5 – L'Ufficio lavorerà in cooperazione stretta col Partito Comunista essendo tuttavia un organo separato e distinto dal P. Comunista.

6 – L'Ufficio contribuirà a convocare delle conferenze nazionali e locali per discutere sulle questioni dell'organizzazione internazionale e di organizzare degli oratori per la propaganda della nostra politica ed organizzazione.

7 – L'Ufficio sarà composto di compagni preferibilmente comunisti appartenenti a delle organizzazioni sindacali o trovantisi in relazioni prossime con queste ultime. I membri dell'Ufficio saranno eletti da una organizzazione sindacale con l'approvazione del Partito Comunista e del suo Comitato Esecutivo.

8 – Nei paesi nei quali il metodo sopraindicato non potrà essere adottato il Comitato dovrà inviare e contribuirà ad inviare dei compagni per il tramite del Partito Comunista allo scopo di crearvi una organizzazione simile: tutta l'America del sud, Messico, Canadà, Africa del sud, Australia, Nuova Zelanda, ove non esiste un movimento sindacale considerevole e non vi è alcuna organizzazione comunista coll'aiuto della quale poter agire.

A. Rosmer – A. Pestagna (cancellato)

NOTA

Chi legge i primi a capo di questo documento non si meraviglierà di sapere che Pestagna, un militante serissimo della Confederazione Sindacale Spagnola, firmasse, distrattamente, poichè chi gli presentava il foglio gli diceva che «si trattava di semplici formalità relative alla propaganda», di cui Pestagna stesso aveva discorso il giorno prima.

Nell'articolo (5) infatti si ha cura persino di parlare di separazione distinta dal Partito Comunista. Ma leggete l'articolo immediatamente successivo (6) e tutto il resto. Così Pestagna, il quale si era limitato a dare uno sguardo ai primi a capo, si affrettò a cancellare la firma ed a rifiutare la sua adesione tostochè rilesse il tutto. Borghi e Souchj e altri delegati di organizzazioni sindacaliste rivoluzionarie rifiutarono la firma e si recarono a chiedere spiegazioni a Rosmer perchè egli avesse firmato. Rosmer lasciò la firma. Egli era già nel Partito Comunista e la sua firma restò la sola.

Eravamo ancora nel 1920, quando tanta altra luce si doveva fare sulla politica di Mosca, ma questa volta il colpo non riuscì.

Un anno dopo però ne doveva riuscire un altro come risulta dal documento che segue.

II° DOCUMENTO (1921)

Verbale di liquidazione, pro Partito Comunista, dell'USI, riuscito a Mosca; ma sventato in Italia!

Tra i rappresentanti del Partito Comunista italiano ed i rappresentanti dell'Unione Sindacale Italiana (USI) si è convenuto e sottoscritto quanto segue: i comunisti ed i sindacalisti italiani, basandosi nella questione sindacale sulle decisioni del primo congresso dell'Internazionale Sindacale Rossa sulla necessità di attuare nel più breve tempo possibile l'unità sindacale in Italia si impegnano reciprocamente:

1 – Di concentrare lo sforzo d'agitazione e di propaganda per porre davanti al proletariato d'Italia la questione Mosca o Amsterdam.

2 – Di collaborare strettamente per l'unità sindacale in Italia e conquistare alle idee rivoluzionarie la Conf. del Lav. italiana.

3 – Di accelerare la convocazione di un congresso nazionale costituito in cui tutte le Org. dissidenti siano proporzionalmente rappresentate. Oppure:

(a) Organizzare nella stessa città e stessa data dei Congressi Naz. delle Organiz. rispettive per porre la questione della unità davanti a ciascun Congresso.

(b) Infine la convocazione di una conferenza speciale di rappresentanti di tutte le organizzazioni sindacali per fare l'unità.

(c) La convocazione di un congresso speciale di rappresentanti di tutte le organizzazioni sindacali per fare l'unità.

I rappresentanti del partito comunista: Luigi Repossi – Egidio Gennari – Umberto Terracini.

I rappresentanti dell'Unione Sindacale Italiana: Nicola Vecchi – Duilio Mari.

NOTA

Pubblichiamo questo documento a puro titolo di... curiosità storica. Va ricordato che sin qui i firmatari non autorizzati dell'U.S.I. affermarono che non colla delegazione di un partito, ma con rappresentanti di organismi sindacali avevano pattuito un progetto unitario; la qual cosa – per quanto non autorizzati a ciò, avrebbe reso meno eccessivo il loro abuso. Ma il documento che riproduciamo dall'originale – solo a titolo di... curiosità, ripetiamo, perché l'U.S.I. ha ora già ben definita la sua posizione di fronte ai partiti ed ai programmi comunisti statali – dimostra che non di unità si trattava; ma di priorità comunista sul problema unitario che è quanto dire di una specie di... caparra sulla dittatura addosso al proletariato. Tali principi, infatti, di sottomissione del sindacato al Part. Com. e di dittatura statale del partito stesso erano stati dogmatizzati di fresco dai due Congressi Int. di Mosca (1921). Ché se poi siete teneri del problema della unità allora chiudete gli occhi per un minuto; fingete per questo attimo di essere divenuti scemi; figuratevi di avere affidato la soluzione del problema unitario a quello... specchio di unità – soggetto al pugno di ferro di Mosca – che in ogni paese si frantuma una volta al mese in più pezzi malsicuri essi stessi della propria unità a termine dei comandi dell'ultimo radio dell'Esecutivo il quale infama e nobilita a turno gli stessi uomini a seconda che lo servono e gitta con ciò lo scompiglio e la zizzania nel movimento operaio; abbandonatevi, dicevamo, a questa momentanea finzione di essere idioti e poi riaprite gli occhi e tornate quel che siete, persone di buon senso e vedrete che proverete la sensazione di aver affidato una vergine... ad un satiro!

Mosca in verità è specialista nel far sottoscrivere concordati di appalto o liquidazioni di partiti, organizzazioni, ecc.; ma finisce coll'accorgersi di aver afferrato solennissimi pugni... di mosche cocchiere!!!

III° DOCUMENTO (1921)

Il mandato ai delegati dell'USI a Mosca: posizioni ferme e parole chiare.

Fu un Consiglio Generale dell'USI tenutosi a Piacenza nel maggio 1921 che approvò lo schema di questa precisa e lucidissima sintesi di principi preparata dal nostro valoroso compagno Giovannetti. Notiamo questo ultimo particolare, perché i nostri avversari moscoviti trovano comodo far credere nelle loro polemiche che tutto il merito della dirittura dell'USI, per cui essa è divenuta... controrivoluzionaria, sia di uno dei nostri: di Borghi. Ora Borghi nel maggio 1921 era in carcere. E lo schema Giovannetti venne ben vagliato da tutti i militanti che sapevano tutti assai bene quel che volevano!

Dichiarazione di principi

L'Unione Sindacale Italiana (USI) pur non intendendo di formulare un programma particolareggiato di quella che sarà la Società del lavoro liberamente e comunisticamente associato che non può essere opera di alcuno in quanto sarà il portato di speciali condizioni d'ambiente e delle particolari condizioni intellettuali, morali e tecniche della classe lavoratrice;

delibera di sottoporre al Congresso dell'Internazionale dei Sindacati le seguenti dichiarazioni di principi:

1 – L'Internazionale dei Sindacati ha per iscopo l'elevamento economico e morale della classe lavoratrice fino alla sua completa emancipazione da realizzarsi con la definitiva scomparsa di ogni forma di padronato e di salariato.

2 – L'Internazionale dei Sindacati per il raggiungimento di tale scopo mira all'abolizione del regime economico politico e morale del capitalismo, mediante una inflessibile e diretta lotta di classe rivoluzionaria.

3 – L'Internazionale dei Sindacati tende perciò di sostituire all'odierno regime borghese una società di liberi e di uguali in cui le terre, le fabbriche, i mezzi di trasporto, le ricchezze tutte siano proprietà comune inalienabile, gestite socialmente dalla stessa classe lavoratrice che regoli la produzione, lo scambio, il consumo mediante i propri organi sindacali (consigli o sindacati di fabbrica, d'azienda, d'industria, cooperativa, ecc.).

4 – L'Internazionale dei Sindacati mira ad una forma di regime federativo locale, nazionale, internazionale con organismi rispondenti alle condizioni di sviluppo d'ogni paese, creati e retti esclusivamente dalla classe lavoratrice.

5 – L'Internazionale dei Sindacati ritiene che solo la classe lavoratrice è in grado di abolire la schiavitù economica, politica e morale del capitalismo, mercé la strenua applicazione dei suoi mezzi di potenza economica che trovano la loro espressione nell'azione rivoluzionaria diretta della classe lavoratrice medesima.

6 – L'Internazionale dei Sindacati è autonoma e indipendente da ogni partito politico. Aderisce ad ogni eventuale azione nell'interesse della classe lavoratrice, promossa dai sindacati o dai partiti politici proletari, che possa essere condotta di comune accordo, senza pregiudizio alcuno della rispettiva autonomia, politica e sindacale.

Proposte per lo Statuto dell'internazionale Sindacale Rossa

1 – L'Internazionale dei Sindacati si interessa dei problemi riguardanti la classe lavoratrice di tutto il mondo, promuovendone e dirigendone i movimenti internazionali di difesa e di conquista proletaria, come pure quelli comprendenti più nazioni; assiste con il contributo morale e materiale, i movimenti di classe di ogni singola nazione la cui dirigenza è affidata agli organismi proletari nazionali.

2 – Interviene nella questione sindacale di ogni nazione soltanto a richiesta delle organizzazioni della nazionalità interessata o quando queste vengono meno alle direttive generali dell'Internazionale dei Sindacati.

3 – Nelle nazioni nelle quali non fosse possibile ancora l'unità sindacale dei lavoratori, ed in attesa che questa si compia, gli organismi proletari nazionali aderenti alla Internazionale dei Sindacati dovranno costituire un Comitato permanente e periferico d'intesa per un'azione comune generale ogni qualvolta necessità di difesa di classe o movimenti di solidarietà, ecc. la renda opportuna nel supremo interesse del proletariato.

4 – Il Comitato Centrale dell'Internazionale dei Sindacati è nominato dal Congresso ed ha sede nella città designata volta per volta dai Congressi. Al Comitato Centrale è rappresentata pure la minoranza con un proporzionale numero di suoi membri.

5 – Al Congresso internazionale hanno diritto di partecipare tutte le organizzazioni sindacali aderenti di ogni nazione con un delegato ogni centomila iscritti. Nelle votazioni di congresso ogni delegato ha un voto per ogni centomila inscritti rappresentati. Ha diritto ad un voto anche il rappresentante di una organizzazione sindacale di una nazione i cui aderenti alla Internazionale, nel loro complessivo numero siano meno di centomila.

I PARTITI POLITICI

I partiti politici che hanno per iscopo l'emancipazione del proletariato sono quasi completamente dominati da elementi non proletari.

Vi si trovano dei professionisti i cui interessi spesso contrastano cogli interessi o con le aspirazioni operaie; non vi scarseggiano gli uomini dei ceti commerciali, industriali ed agrari.

Sono minoranze, costoro, specie nei grandi centri proletari, ma costituiscono essi, l'élite del partito ed esercitano la loro influenza morale e politica sui gregari.

In questi piccoli, medi e talvolta anche grossi borghesi si concentrano quasi totalmente i mandati politici, amministrativi, ecc. la dirigenza locale del partito e spesso anche delle organizzazioni economiche, del giornale, ecc.

Data la costituzione politica democratica, la facilità della conquista dei pubblici poteri, gli elementi borghesi dei partiti sovversivi trovano in questi il terreno adatto per salire e svolgere un'azione, nei consessi locali e centrali, puramente democratica conforme alla propria mentalità rimasta borghese, malgrado le cure ed epurazioni non infrequenti volute dalla grande massa dei proletari.

La causa del male risiede soprattutto nella partecipazione attiva e positiva nei consessi amministrativi e politici dello stato borghese. Questa partecipazione richiama nei partiti gli elementi borghesi che altrimenti non vi affluirebbero.

Un partito di azione rivoluzionaria che non partecipasse alla vita amministrativa e parlamentare del paese raccoglierebbe ben pochi elementi provenienti dai ceti borghesi, i quali vi sarebbero attratti, non da mire ambiziose, ma per una profonda convinzione e la loro attività politica non avrebbe altro scopo che quello di servire gli interessi proletari.

In un partito legalitario, invece, tutti costoro per le proprie condizioni sociali non hanno alcun interesse di classe o personale a ché si affretti una trasformazione politica ed economica della società. E quando una situazione simile si prospettasse all'orizzonte, questi elementi trovano che un movimento rivoluzionario non è così facile come appare, che manca la necessaria preparazione spirituale e materiale, che il proletariato non ha raggiunto la indispensabile maturità politica e sindacale per reggere le sorti di un nuovo regime, ecc. Tutto quanto per allontanare dal proletariato ogni idea di immediata azione rivoluzionaria, anche se esistono di fatto tutte le condizioni favorevoli.

Quando gravi perturbamenti economici e politici si verificano nel paese e non è cosa facile nè scongiurarli, nè troncarli, gli elementi piccolo borghesi vi si interpongono svolgendo un'azione che sembra di fiancheggiamento, assecondando i desideri, la volontà, l'azione stessa della massa.

In realtà essi non fanno che incanalare il movimento per condurlo ad un fine diverso da quello che è l'aspirazione proletaria e per contenerlo fino a quando non cessi per esaurimento.

È questa l'opera bieca, malefica che più facilmente compiono i borghesi dei partiti sovversivi. Bieca, malefica perchè orpellata di tanto sdegno, di acceso rivoluzionarismo.

Questi uomini, facendo buon viso a cattiva sorte, con la loro abilità politica, con la loro scaltrezza riescono a prendere le redini del focoso destriero, e saliti in groppa, condurlo dove essi vogliono.

Il partito, sovrapponendosi al sindacato, finisce perciò col trascinare le masse operaie ai piedi di un manipolo di politicanti che nel partito si annidano.

La politica di classe del proletariato non può quindi essere esercitata che dal proletariato stesso sul terreno dell'azione diretta.

L'organismo di classe dei proletari è il sindacato.

In esso il proletariato non trova soltanto l'organo di difesa e di conquista di nuove condizioni di vita; ma anche lo strumento di lotta, di azione rivoluzionaria per l'abbattimento del regime capitalista, nonchè l'organo di ricostruzione sociale.

Attraverso il sindacato gli operai si emancipano dagli elementi borghesi che esercitano tuttora la loro influenza deleteria morale e politica sul proletariato.

Nel sindacato i lavoratori si educano, acquistando la capacità a dirigere i propri movimenti, sviluppano il sentimento di avversione al padronato, lo spirito di combattività, di sacrificio.

Nel sindacato gli operai acquistano le cognizioni utili a gestire la produzione, si forma in essi quella mentalità indispensabile che li fa ritenere atti a guidare il timone della nuova società, sviluppa inoltre il senso della responsabilità ed il sentimento del dovere.

IL MANDATO

Il Consiglio Generale dell'USI nell'affidare il mandato al proprio delegato al Congresso internazionale dei sindacati rossi, lo invita a sostenere le decisioni dell'USI ed a fare le debite riserve nel caso che la dichiarazione dei principii e l'indirizzo sindacale deliberati dal Congresso internazionale contrastino sostanzialmente con l'indirizzo e con i principi dell'USI, rimettendosi per ogni ulteriore atteggiamento di questa nei riguardi dell'Internazionale dei Sindacati, al prossimo congresso dell'Unione Sindacale italiana;

gli affida inoltre il mandato di fiducia per ogni eventuale intesa od organizzazione della frazione sindacalista della Internazionale dei Sindacati Rossi, evitando tuttavia per ogni e qualsiasi motivo la scissione della frazione dall'Internazionale stessa, sulla cui eventualità dovrà in ogni caso decidere il congresso dell'USI.

(da Sempre! Almanacco N. 2, 1923-24, di «Guerra di classe», organo dell'USI).

Fotocopia originale del I Documento (1920) con la firma di Rosmer e quella di Pestagna cancellata.

Fotocopia originale del II documento (1921) firmato dai rappresentanti del P.C.I. Luigi Rapassi, Egidio Gennari, Umberto Terracini e per l'USI da Nicola Vecchi e Duilio Mari.

Share on Twitter Share on Facebook