1 Presentazione editoriale

Questo libro di Armando Borghi, quando uscì nel 1925, semiclandestino in Francia e ignorato in Italia, aveva un titolo e un sottotitolo. Il titolo era L'Italia tra due Crispi, il sottotitolo Cause e conseguenze di una rivoluzione mancata.

Quel titolo, con un Mussolini nelle dimensioni di un Crispi, aveva una giustificazione nella psicologia del momento: tutti pensavano – ed è significativo che a pensarlo o a sperarlo fosse anche un anarchico, malgrado la sua congenita diffidenza verso il potere e gli uomini di potere – che la reazione fascista fosse sì più feroce di tutte le precedenti, una tormenta di cui quasi non se ne ricordava una eguale a memoria d'uomo, ma che essa, come fenomeno della metereologia politica, non si ponesse fuori della serie che aveva periodicamente colpito il nostro paese.

Del resto, l'analogia reggeva anche per un'altra ragione: Mussolini aveva avuto una evoluzione molto simile a quella del Crispi. Entrambi erano arrivati all'integrazione nel regime monarchico dall'opposizione, repubblicana o socialista. Per entrambi l'abbandono dell'antica fede era avvenuto in occasione di eventi e di polemiche memorabili – la vigilia delle guerre del 1866 e del 1915 – e con dichiarazioni clamorose.

Crispismo e mussolinismo avevano inoltre in comune tre essenziali ingredienti reazionari: l'imperialismo sciovinista e militarista, la repressione anti-operaia, l'istinto liberticida.

Nel dopoguerra erano pullulate qua e là in Europa e nel mondo stagionali dittature di tipo balcanico o ibero-americano e il caso italiano poteva apparire negli stessi limiti.

Poi ci si avvide che il fascismo era un'altra cosa, che aveva copiato qualcosa anche da Crispi, ma aveva perfezionato la tecnica del potere in modo e misura assolutamente inediti e a tal punto che nessuno scandalo interno e nessun smacco in politica estera avrebbe potuto liquidarlo in sede parlamentare.

E infine il fascismo era il portato internazionale della prima guerra mondiale e l'emblema della seconda: era per essere il nazi-falangio-ustascia... fascismo, con tutto quel che segue. Altro che Crispi!

Per questo giustamente l'autore ha tolto il titolo e ha lasciato l'essenziale del sottotitolo: Una rivoluzione mancata. L'esposizione delle vicende della politica italiana negli anni del primo dopoguerra sottintende una tesi ampiamente svolta nel volume – già nel 1925 – che potrebbe essere compendiata in un aforisma politico dei tempi moderni: rivoluzione mancata, controrivoluzione assicurata.

L'aveva detto e predetto Malatesta, che fu compagno di lotta e di carcere di Armando Borghi: «Il proletariato avrebbe pagato con lacrime di sangue l'attimo di paura che aveva fatto passare alla borghesia italiana nel '19 e nel '20, se non avesse spinto a fondo la sua azione fino alla vittoria».

Incertezza, pavidità, discordia, divisioni furono le cause della disfatta: antiche e tradizionali tare del movimento socialista in Italia cui, come se non bastasse, si aggiunse, nel momento cruciale (1921), l'azione dei comunisti, neo-dottori in rivoluzione, con la loro tesi di laurea in ventun punti! Nuove discordie, turbamenti, incertezze.

Il dibattito sulle responsabilità di quella sconfitta (che nel 1925 si misurava in mesi perduti per l'avanzata delle masse popolari, mentre oggi, a conti fatti, bisogna misurarla in decenni) è ancora aperto. Armando Borghi è uno dei pochi protagonisti viventi, testimoni di quel periodo di crisi politica, fin nelle sue premesse necessarie che risalgono all'opposizione alla guerra, alla settimana rossa, alle agitazioni antitripoliniste. I suoi ricordi e le sue osservazioni costituiscono una fonte primaria per lo storico, una base di discussione per il politico, una buona informazione per i giovani che vogliono sapere e per gli anziani che vogliono ricordare.

Fra tante voci e versioni dell'antifascismo ufficiale, è opportuno che anche un anarchico prenda la parola in questo dibattito, con un discorso scritto e stampato nell'immediato esilio, con il calore e la sincerità di una necessaria polemica.

Azione Comune

Milano – Maggio 1964.

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