L'UNITÀ SINDACALE IN ITALIA

Proprio di questi giorni il Pontefice Pio XII ha ricevuto in speciale udienza i rappresentanti delle associazioni cattoliche dei lavoratori italiani. E rivolgendo ad essi, convenuti da tutte le zone dell'Italia liberata per un solenne convegno a Roma, la sua parola, Pio XII ha pronunciato sentenze, che in fatto di dottrine sociali e di organizzazione lavoratrice costituiscono una vera e propria virata di bordo.

Un giornale cattolico romano ha avuta perfettamente ragione di dire che in virtù di tali parole pronunciate dal Papa, la giornata dell'11 marzo 1945 «resterà consacrata nella storia del movimento operaio italiano non meno profondamente di quella nella quale Leone Harmel menò in pellegrinaggio gli operai francesi ai piedi del Papa della Rerum novarum».

In realtà nell'allocuzione del pontefice sono stati due i punti a proposito dei quali la parola del Papa ha rappresentato una presa di posizione nuova e coraggiosa capace di sortire conseguenze di altissimo rilievo.

I due punti sono: l'unità sindacale e la socializzazione delle aziende.

Come si sa, l'unità sindacale è stata già introdotta in Italia nella pratica delle organizzazioni lavoratrici. Pio XII l'ha solennemente sanzionata. Ecco le sue parole: «Contrariamente al sistema anteriore, si è avuta di recente in Italia la costituzione della unità sindacale. Noi non possiamo se non attendere ed augurare che le rinunzie consentite con la loro adesione anche dai partiti dei cattolici, non arrechino danno alla loro causa, ma portino il frutto sperato per tutti i lavoratori. Ciò suppone come condizione fondamentale che il sindacato si mantenga nei limiti del suo scopo essenziale, che è quello di rappresentare e difendere gli interessi dei lavoratori nei contratti di lavoro».

A proposito della socializzazione delle aziende produttive, le enunciazioni del Sommo Pontefice non sono state meno importanti, anche se accompagnate ancora da qualche cautelata e circoscritta riserva. Ha detto Pio XII: «Le associazioni cristiane assentono alla socializzazione soltanto nei casi in cui questa appare realmente richiesta dal bene comune, vale a dire come l'unico mezzo veramente efficace per rimediare ad un abuso o per evitare uno sperpero delle forze produttive del Paese; e per assicurare l'organico riordinamento di queste medesime forze e dirigerle a vantaggio degli interessi economici della Nazione».

Tanto l'una che l'altra dichiarazione pontificale sono state valutate nella loro giusta efficienza. Gli avvenimenti dell'ultimo quinquennio costituiscono un così vasto e profondo rivolgimento di tutti i tradizionali quadri internazionali, che non poteva non risentirsene la ripercussione in Vaticano.

Pio XII ha convalidato il presupposto che nel grande circolo delle forze progressive del mondo sul suolo italiano, i lavoratori cattolici non hanno più ragione di guardare con diffidenza quelle organizzazioni operaie che tendono fortemente alla tutela degli interessi dei lavoratori, e in pari tempo all'attuazione di quelle nuove forme economiche, le quali sono richieste, diciamo meglio, imposte, così dalla tecnica progredita, come dall'affinato senso umanitario.

È difficile ed è anche intempestivo sentenziare, se i nuovi orientamenti delle dottrine ufficiali cattoliche in fatto di economia e di organizzazione sociale, sono il risultato della cambiata configurazione politica europea, o sono l'ormai indeclinabile presupposto di una nuova politica pontificia di fronte alla ingigantita potenza della Russia sovietica. Ma è certo che di fronte alla eventualità ormai prossima di una immissione di milioni e milioni di cattolici nella sfera di influenza sovietica nel bacino danubiano e nel nord-est europeo, la Santa Sede non poteva fare a meno di gettare risolutamente a mare qualsiasi preconcetto e qualsiasi pregiudiziale di natura economica e sociale per mirare unicamente agli interessi della grande famiglia religiosa su cui Roma esercita da millenni la sua tutela.

Guai a contrapporre di nuovo Roma a Bisanzio. I destini del cristianesimo non sono stati mai come oggi legati a rapidità di decisioni, e a chiaroveggente apprezzamento delle nuove sorti del mondo.

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