X L'IDEALISMO GERMANICO

Come è stato già osservato da altri, non esiste una vera e propria storia dell'idealismo. Esistono copiosissime monografie sui singoli rappresentanti dell'idealismo classico e d'altro canto ogni storia della filosofia che si rispetti ha una larga trattazione dedicata all'idealismo del quale, come i lettori hanno potuto vedere, noi accettiamo, in sostanza, la definizione data da Cristiano Wolff: «Idealistae dicuntur qui nonnisi idealem corporum in animis nostris existentiam concedunt, adeoque realem mundi et corporum existentiam negant». D'altro canto, poiché noi non ci siamo dovuti preoccupare soltanto di dimostrare come, a nostro parere, l'idealismo critico rappresenti, in qualche modo, la pietra tombale delle posizioni ideologiche che sono state per secoli e secoli, non diciamo alla base speculativa dell'insegnamento cristiano, ma di tutta la speculazione mediterranea; crediamo necessario e sufficiente dare qui le sistematiche pezze di appoggio della nostra tesi. E mentre rimandiamo per la conoscenza del testo fondamentale in materia all'opera di Emanuele Kant, La religione entro i limiti della sola ragione, nella prima traduzione dal tedesco con introduzione e note a cura di Alfredo Poggi (Guanda, editore, «Problemi d'oggi» n. 36), per quanto riguarda la valutazione della filosofia religiosa di Kant, principe dell'idealismo germanico, rimandiamo all'insieme di saggi compresi nell'eccellente volume commemorativo del secondo centenario della nascita di Emanuel Kant (1724-1924), pubblicato a cura del padre Agostino Gemelli, dalla Società Editrice «Vita e pensiero» (pubblicazione dell'Università cattolica del Sacro Cuore, Serie I. Scienze filosofiche, Vol. VII).

In Italia ha intrapreso un riesame veramente forbitissimo delle posizioni centrali della critica kantiana Pantaleo Carabellese. Dal suo saggio sottile e sagace, La nuova Critica e il suo Principio (estratto dall'«Archivio di filosofia» anno X, fasc. II), abbiamo stralciato alcuni incisi che ci sembrano capitali, e che abbiamo inserito nel nostro capitolo.

Non abbiamo ragione di registrare qui le indicazioni delle edizioni complete delle opere di Kant, di Fichte, di Schelling, di Hegel: si possono facilmente trovare in ogni storia della filosofia. Non vogliamo neppure dilungarci in una registrazione delle opere che nei vari paesi, durante il secolo decimonono, hanno divulgato, Dio sa con quali perniciose conseguenze culturali e spirituali, le posizioni dell'idealismo germanico. Noi in Italia probabilmente ne abbiamo fatto l'esperienza piú intensa e profonda. La letteratura in argomento è troppo nota e troppo ampiamente in circolazione, perché abbia bisogno qui della nostra segnalazione.

Noi riteniamo che l'idealismo germanico abbia compiuto tutta la sua parabola di sviluppo e che la nostra rinascita culturale domani rappresenterà una decisa e feconda reazione ad esso.

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