Capitolo I Fate la costituzione

Qui è forse il luogo di stabilire un po' più precisamente che cosa significano queste due parole: Rivoluzione Francese; poichè, strettamente considerate, possono avere altrettanti significati quante sono le persone che ne parlano. Tutto è in rivoluzione; tutto muta da un momento all'altro e diviene sensibile da una ad un'altra epoca; in questo nostro Mondo del Tempo non v'è proprio altro che rivoluzione e mutamento; anzi, nient'altro è concepibile. La rivoluzione, risponderete voi, significa un più rapido mutamento. Al che si può ancora domandare: Come rapidamente? A qual grado di rapidità; in quali punti particolari di questo corso variabile, che varia di velocità, ma che non può mai fermarsi, fin che il Tempo medesimo non si fermi, le Rivoluzioni hanno il loro principio e la loro fine; cessando di essere mutazioni ordinarie, per poi ridivenire tali? È una cosa che dipende da definizioni più o meno arbitrarie.

Quanto a noi, rispondiamo che la Rivoluzione Francese indica qui la Ribellione aperta e violenta e la Vittoria dell'Anarchia sprigionata contro l'Autorità corrotta e disfatta; dell'Anarchia che spezza i suoi ceppi, e si slancia fuori della Profondità infinita, con una furia incoercibile, incommensurabile, avviluppando un mondo, a traverso le varie fasi di una febbre che divien frenesia; – fin che, consumandosi la frenesia da sè stessa, e sviluppandosi da sè quegli elementi del nuovo ordine che contiene (poichè ogni Forza ne contiene), l'Incontrollabile si può se non imprigionare di nuovo, sottoporre al freno, e le sue forze insane possono così venire adoperate come forze normali e sane. Poichè allo stesso modo che le Gerarchie, e le Dinastie di ogni genere, le Teocrazie, le Aristocrazie, le Autocrazie, e le Pornocrazie si sono succedute nel mondo, al pari era scritto nei decreti della Provvidenza, che questa medesima Anarchia Vittoriosa, o il Giacobinismo, o il Sanculottismo, o la Rivoluzione Francese, o gli Orrori della Rivoluzione Francese, o come mai vorranno dire i mortali, debbono compiere il loro ciclo. «L'ira distruttrice» del Sanculottismo: ecco la cosa di cui vogliamo parlare, poichè sventuratamente non abbiamo voce per cantarla.

Un grande Fenomeno, non v'ha dubbio: anzi è un fenomeno trascendentale, che oltrepassa tutte le regole e tutte le esperienze; il Fenomeno più eccelso del nostro Tempo Moderno. Poichè qui ancora risorge inaspettatamente invero, l'antico Fanatismo, che prende una veste nuova, modernissima; miracoloso, com'è ogni specie di Fanatismo. Chiamatelo il Fanatismo di «seppellire le formule, de humer les formules». Il mondo delle formule, il mondo costituito e regolato, com'è ogni mondo abitabile, – deve di necessità odiare a morte questo Fanatismo e trovarsi in ostilità mortale con esso. Il mondo deve morire esecrandolo, scagliandovi contro l'anatema; – ma d'altra parte non può in alcun modo impedire che esista o che abbia esistito. Son là gli Anatemi, ed è pur là la Cosa miracolosa.

Donde viene? Donde va? Ecco il problema! Quando l'età dei miracoli giace scolorita dalla distanza, come una tradizione incredibile, e anche l'età del convenzionalismo è già antica, e l'Esistenza dell'Uomo per molte generazioni è stata retta da mere formule divenute poi vacue con l'andar del tempo; e sembra che nessuna Realtà sia mai esistita; ma soltanto Fantasmi di Realtà; che l'universo di Dio sia l'opera del Sarto e del Tappezziere specialmente, e gli uomini siano maschere di bucrani che gesticolano e fanno smorfie – d'un subito, si squarcia la Terra in due parti, e tra un fumo d'Inferno, in uno sprazzo di feroce bagliore, balza fuori il Sanculottismo, dalle molte teste, dall'alito di fuoco, e domanda: Che cosa pensate di me? Le maschere di bucrani prese dal terrore trasaliscono e si dispongono «in gruppi ben organizzati»! Amici, la cosa è molto singolare, è fatale. Chiunque non sia altro che un bucranio, un fantasma, e guarderà in faccia alla cosa, si potrà trovare a mal partito, e non potrà durarla a lungo, a mio modo di vedere. Guai anche a quei molti, che non sono interamente bucrani, ma parzialmente reali, umani! L'età dei Miracoli è tornata! «Mirate la Fenice del mondo, in una consumazione ignea, in un'ignea creazione: ampie sono le sue ali a ventaglio, alta è la sua melodia di morte che emana dal rintronare della battaglia e dalla caduta delle città; la fiamma funerea si slancia verso il cielo, avvolgendo tutte le cose; è la Morte e la Nascita d'un Mondo!».

Da tutto ciò, nondimeno, come noi spesso abbiam detto, dovrà sgorgare un'indicibile benedizione. Cioè questa: che l'Uomo e la sua Vita non poggeranno più sul vuoto e sulla menzogna, ma su una solida base, su un certo genere di verità. Sia la benvenuta la più povera delle verità, purchè una ve ne sia, in cambio del falso, per quanto in veste pomposa! La Verità, qualunque essa sia, sempre genera nuove e migliori verità; così la dura roccia di granito si sgretola nel suolo, sotto l'influenza benedetta del cielo, e si copre di verzura, di frutti, d'ombra. Ma quanto al Falso, il quale, parimenti, in senso opposto, diviene sempre più falso, che può esso mai produrre se non la Morte, giunto che sia a maturità? Che può fare se non decomporsi a grado a grado, o violentemente, tornando al Padre Suo – che assai probabilmente è immerso in fiamme di fuoco?

Il Sanculottismo brucerà tante cose; ma non potrà bruciare ciò che è incombustibile. Non lo temete il Sanculottismo; valutatelo per quello che è: la portentosa, inevitabile fine, e il miracoloso principio di tante cose. Inoltre tu ti devi render conto di un'altra cosa, cioè che anch'esso venne da Dio; perchè, non ha esso avuta l'esistenza? Fin dal tempo antico come è scritto, i Suoi decreti si compirono nella grande Profondità delle cose; spaventosamente e meravigliosamente, ora come all'inizio: anche nel turbine Egli parla; e la collera degli uomini è fatta per rendere lode a Lui. – Ma non tentare di misurare e scandagliare questa Cosa incommensurabile, e ciò che vien detta la ragione di essa; non tentare di ridurla ad una formula di logica! Nè molto meno devi tu urlare fino a divenir rauco, maledicendola; perchè questo è stato già fatto fine all'estremo limite. Come un vero e vivo Figlio del Tempo, guarda, con un indicibile e multiforme interesse, il più spesso in silenzio, ciò che il Tempo ha apportato: e ciò serva a edificarti, a istruirti, a nutrirti; o non foss'altro, a dilettarti e appagarti, come meglio ti è dato di fare.

Un'altra domanda che ad ogni nuovo volger di tempo sorgerà in noi, richiedendo sempre una nuova risposta, è questa: Dove è particolarmente la Rivoluzione Francese? Nel Palazzo del Re? Nei costumi del Re e della Regina, nei loro abusi, nelle loro cabale, nella loro imbecillità, nella loro sfortuna, rispondono alcuni, – ai quali noi non rispondiamo. Nell'Assemblea Nazionale, risponde una moltitudine numerosa e varia, che all'uopo si asside sul seggio del Reporter, e di là prende nota di quanto nei proclami, negli atti, nei rapporti, nei brani di logica difensiva, negli scatti d'eloquenza parlamentare sembra notevole nell'interno; e di ciò che dei tumulti e delle voci di tumulto diviene udibile dall'esterno, produce volumi su volumi; che chiama Storia della Rivoluzione Francese, e pubblica con animo soddisfatto. Fare lo stesso, fino a un certo segno; con tante collezioni di giornali, Choix des Rapports, Histoires Parlementaires, e tutta la roba di questo genere che abbiamo, di cui si potrebbe caricare delle some, sarebbe facile per noi: facile, ma senza profitto. L'Assemblea Nazionale, chiamata ora Assemblea Costituente, va per la sua via, nel fare la Costituzione; ma la Rivoluzione Francese va di pari passo per la sua via.

In genere, non possiamo forse dire che la Rivoluzione Francese è nel cuore, nella mente di ogni violento parlatore, e di ogni pensatore francese? Ma sapere in che modo i Venticinque Milioni di questa specie, nel loro complesso intricato, facendo e disfacendo, potranno dar vita agli eventi; sapere quale evento sarà il punto cardinale; sapere da qual punto di vista potrà essere meglio osservato: ecco il problema. Per risolvere questo problema occorre che la migliore penetrazione cerchi la luce in ogni possibile sorgente, porti la visuale in qualsiasi luogo ov'è possibile la visione o un barlume di visione, e, dopo tutto, potrà dirsi paga se risolverà il problema, fosse anche in una maniera approssimativa.

Quanto all'Assemblea Nazionale, finchè torreggia eminente sulla Francia, alla maniera d'un Carroccio, quantunque ormai non più all'avanguardia, e suoni i segnali della marcia o della ritirata, – è e sarà una realtà fra le altre realtà. Ma, fin che siede facendo la Costituzione, non è altro che una fatuità, una chimera sopratutto. Oimè, nella non mai abbastanza eroica costruzione dei castelli di carta Montesquieu-Mably, quantunque salutata con tanti applausi dal mondo, che interesse vi ha mai? Dedita ad una tale occupazione, l'augusta Assemblea Nazionale diviene per noi nè più nè meno che un Sinedrio di Pedanti, se non una fucina di gerundî di nessuna pratica utilità; e i suoi lunghi dibattiti e le recriminazioni intorno ai Diritti dell'Uomo, al Diritto di Pace e di Guerra, al Veto suspensif, al Veto absolu, che altro sono se non altrettante maledizioni di pedante? Possa Iddio confondervi per la vostra Teoria dei verbi irregolari!».

Una Costituzione si può sempre edificarla, di Costituzioni alla Sieyès se ne possono avere quante se ne vogliono; la difficoltà spaventevole è di trovare gli uomini che vengano e vivano in esse! Se Sieyès avesse potuto strappare i tuoni e i lampi dal Cielo per sancire la sua Costituzione sarebbe stato bene; ma senza alcun tuono? Anzi, strettamente considerato, non è forse vero che senza una qualunque sanzione celestiale, data visibilmente mediante il tuono o altri mezzi invisibili, non v'è costituzione che possa, a lungo andare, valere più della carta straccia su cui è scritta? La Costituzione, cioè la raccolta delle leggi, o dei Modi d'agire prestabiliti, sotto cui gli uomini amano di vivere, è lo specchio delle loro Convinzioni – della loro Fede per ciò che riguarda questo meraviglioso Universo, e in quanto essi hanno di diritti, di doveri e di capacità: ciò è sancito dalla necessità stessa; e non da una Deità visibile, da una Deità invisibile. Le altre leggi, delle quali si ha una certa quantità sempre pronta, sono usurpazioni, cui gli uomini non ubbidiscono, contro cui si ribellano e che aboliscono appena loro conviene.

Onde la questione delle questioni sarebbe: Chi è che può fare la Costituzione, specie per dei ribelli e degli abolizionisti? Chi è colui che può sintetizzare la Fede generale quando ve n'è una; colui che può impartirne una, quando, come nel caso presente, non ve n'è alcuna? Un uomo assai raro; ora come in antico, un inviato di Dio! Senonchè, qui, in mancanza di quest'uomo trascendentale, supremo, il Tempo con la sua infinita successione di uomini semplicemente superiori, ciascuno dei quali porta il suo piccolo contributo, fa molto. La Forza parimenti (poichè, come gli antichi Filosofi insegnano, lo Scettro reale era in origine qualche cosa come un martello, per ischiacciare quelle teste che non si riusciva a convincere) troverà alla fin fine qualche cosa da fare. E così tra un perpetuo abolire e restaurare, squarciare e rimendare; tra un continuo lottare e contendere, col male presente, con la speranza e lo sforzo verso il bene futuro, deve la Costituzione, come tutte le umane cose, edificarsi e innalzarsi, o demolirsi e affondare, come può e le è dato di fare. E voi Sieyès, e voi componenti il Comitato, e voi Milleduecento individui varî, venuti da tutti i punti della Francia, qual'è il Credo della Francia, quale il vostro Credo, lo sapete voi? È precisamente questo: che non deve esservi alcun Credo; che tutte le formule debbono essere sovvertite. E qual'è la Costituzione che si adatterà a questo? Oimè, è purtroppo chiaro: non sarà una Costituzione, ma un'Anarchia; – la quale, a suo tempo, vi sarà accordata.

Ma, dopo tutto, che cosa può fare una disgraziata Assemblea Nazionale? Riflettete solo su questo: che vi sono Milleduecento individui accozzati; onde ogni unità ha il proprio apparato pensante, il proprio apparato parlante! In ogni unità di loro è una fede e un desiderio, differente per ognuno, che la Francia sia rigenerata e che egli individualmente debba compiere quest'opera. Milleduecento forze separate, aggiogate alla rinfusa ad uno scopo, discordi su ogni lato di esso; e che pur debbono spingerlo innanzi a costo della vita!

È forse la natura delle Assemblee Nazionali in genere che porta, con un lavoro e un clanglore senza fine, a non far nulla? E i Governi Rappresentativi son forse per la più parte delle Tirannie, in fondo? Diremo noi che i Tiranni, che le Persone ambiziose e inquiete, venute da tutti gli angoli della regione, si trovino là riuniti, e che con le mozioni e con le contro-mozioni, col gergo e col fracasso si cancellino l'un l'altro come i favolosi Gatti di Kilkenny, producendo per risultato netto uno zero; – mentre il paese intanto si governa e si guida da sè con quella saviezza, riconosciuta, o per lo più non riconosciuta, che per avventura sussiste, qua e là nelle teste individuali? – Frattanto, anche questo sarebbe un grande progresso: poichè in antico con le loro Fazioni Guelfe e Ghibelline, con le loro Rose Rosse e Rose Bianche, erano avvezzi a distruggere come niente l'intero paese; mentre adesso si combatte in un'arena ben più ristretta; fra le quattro mura dell'Assemblea e qua e là, in qualche posto avanzato di tribune e di bigoncie; si combatte con la lingua, non con la spada: – tutti questi progressi nell'arte di produrre zero non sono forse grandi? Anzi migliori di tutti, sono alcuni felici Continenti (come quello d'Occidente, con le sue sterminate Savannahs, dove chiunque ha quattro membra volonterose trova il cibo sotto i piedi e un cielo infinito sulla sua testa); questi possono fare a meno di un governo. – Problemi da sfinge, che il mondo stupefatto deve, in queste stesse generazioni, risolvere o morire!

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